La giornata era iniziata male, ed è finita peggio. Al mattino
sulla scrivania di Matteo Renzi erano piombati indicatori economici
disastrosi. Nonostante i primi 80 euro siano già arrivati nelle tasche
degli italiani, le vendite al dettaglio sono rimaste inchiodate ai livelli precedenti all’elargizione del bonus renziano. Il calo della fiducia delle imprese (dopo quella dei consumatori) e il più basso tasso di crescita dei salari dal 1982 completavano un quadro a tinte fosche.
Dati
che, per il momento, smontano l’efficacia del bonus elargito a 11
milioni di italiani che nella narrazione di Palazzo Chigi sono stati
descritti come panacea di molti mali. E che, simbolicamente, arrivano
sulla scrivania del premier mentre è intento a stirare insieme a Pier
Carlo Padoan e Maurizio Lupi la risicata coperta da stendere sullo
Sblocca Italia, il primo provvedimento economico di un certo peso varato
dal suo esecutivo.
A sera, le nubi addensate sopra piazza Colonna deflagrano in un temporale. “Sulla riforma della scuola vi stupirò”, aveva annunciato il premier al settimanale ciellino Tempi non più di qualche giorno fa.
E la sorpresa c’è stata. Prima la notizia che nessun decreto, ma solo
le linee guida sarebbero approdate in Consiglio dei ministri. Poi la
giravolta: “La riforma della scuola slitta ad un Prossimo consiglio dei
ministri – scrive all’ora di cena l’agenzia di stampa Tmnews - È quanto
si apprende da fonti di Palazzo Chigi che assicurano: ‘È solo un rinvio
per evitare di mettere troppa carne al fuoco, la riforma non salta’”.
Impossibile
non notare la consequenzialità del rinvio con l’incontro tra Renzi e
Giorgio Napolitano, conclusosi appena un’ora prima. Un colloquio lungo,
protrattosi per un’ora e mezza, al termine del quale dal Quirinale si
faceva sapere che il presidente era stato informato “sia sulla fase
finale della preparazione dei provvedimenti sulla giustizia, sia sullo
sblocco di procedure attuative delle misure per l'economia”. Nemmeno un
accenno alla scuola e a quella “sorpresa” da tempo annunciata dall’ex
rottamatore. Anzi, il rischio di “mettere troppa carne al fuoco”
sottolineato dall’entourage del premier, è una preoccupazione che si
attaglia assai più al vestito che si è cucito addosso l’inquilino del
Colle che non a quello indossato abitualmente dal presidente del
Consiglio.
Quest’ultimo poi, chiusa
(o quasi) al ribasso la partita sullo Sblocca Italia - privato di tutte
quelle norme che avrebbero richiesto l’impiego di ulteriori esborsi di
denaro – si trova a dover gestire una complicata trattativa sulla giustizia.
Il Nuovo centrodestra è in fibrillazione: al partito di Angelino Alfano
non è andato giù lo stralcio di alcuni punti del “pacchetto penale”, e
ha alzato l’asticella per rilasciare il disco verde. “O passano
interamente sia la riforma del penale, sia la riforma del civile, o non
ci stiamo”. Un segnale di guerra a poche ore del varo, che ha costretto
il premier a doversi intestare la mediazione finale. La bomba sarà
disinnescata facendo rientrare tutto in disegni di legge semplici, i cui
tempi di approvazione e la cui emendabilità durante l’iter parlamentare
concedono ampi margini di tempo per trovare un punto di caduta.
Quello
che era stato descritto come un “big bang”, il gran colpo per riaprire
la stagione politica dopo la pausa estiva, per Renzi rischia così di
trasformarsi in un mezzo flop. Il premier sta lavorando
contemporaneamente al dossier europeo: una vittoria sulla candidatura di
Federica Mogherini sabato, unita alla conferenza stampa di avvio
formale dei 1000 giorni prevista in calendario per lunedì, sono le
contromisure previste per disinnescare quelle attese che sono in
procinto di essere seccamente deluse.
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