E’ vero, ma non ci credo.
Basta ribaltare la frase cara ai superstiziosi e che ha un’origine
addirittura crociana per cercare un qualche appiglio di residua dignità
in un Paese che ha perso la testa. E’ vero, ma non ci voglio credere che
Schettino sia stato chiamato dalla facoltà di medicina della Sapienza a
tenere una lectio non so quanto magistralis sulla “gestione del
controllo del panico”. Già il titolo testimonia della confusione
sintattico- concettuale dell’iniziativa con quell’orrida gestione del
controllo che è una ripetizione in sé. Ma poi chiamare a parlare del
controllo del panico uno che se l’è fatta sotto, che ha abbandonato i
passeggeri, che è fuggito dalla nave naufragata, è più che paradossale: è
un’idiozia.
Ma badate bene, un’idiozia contemporanea, nella quale non conta la
qualità e la sensatezza della cosa, ma solo il fatto che se ne parli e
che si accenda un qualche riflettore sugli organizzatori di simili
iniziative, in questo caso la cattedra di i psicopatologia forense, che
potrà così aumentare i numeri della partecipazione ai suoi master
estivi . Soprattutto dando riconoscimento accademico alle bugie e alle
tesi tra il delirante e l’ottuso con andante furbesco del celebre
comandante. Tanto per dire uno degli alati pensieri di Schettino è stato
questo: «Come mai , durante l’attentato alle Torri Gemelle, c’erano
persone che si lanciavano dalle finestre e durante il naufragio della
Concordia nessuno fece un gesto del genere?»Immagino che non sia
stato per il magistrale controllo della gestione del panico di Schettino
ma perché un naufragio è una cosa diversissima da ciò che successe l’11
settembre e sulla Costa Concordia non c’erano persone che rischiavano
di bruciare vive, ma solo passeggeri ingannati sulla gravità della
situazione.
Stendiamo un velo pietoso anche se la visione
dell’agghiacciante evento ci potrebbe indirizzare alla constatazione
che idiozia e intelligenza contemporanea coincidano con sorprendente
esattezza. Basta essere un personaggio, meglio se un personaggio
negativo perché questo diventi immediatamente un vantaggio
d’immagine dunque un elemento di positività in senso generale. E se per
Schettino l’ascesa all’olimpo della visibilità globale è derivata dalla
sua nefanda leggerezza e incapacità, per altri basta solo il fatto di
essere mostrati e di mostrarsi per dare avvio a un circolo vizioso in
cui la credibilità cresce in maniera correlata tempo e allo spazio in
cui si appare. Ed è così che una incredibile corte dei miracoli assedia
il nostro immaginario: gente di un livello e di una
rozzezza straordinaria si accredita non in ragione di ciò che dice, ma
in funzione del tempo che gli si lascia o che si prende per dirlo.
Politici, nostisti, clientes che fanno parte del circo Talk sono spesso
meno titolati di Schettino a tenere lezioni di qualunque tipo, ma sono
lì a suonare l’organetto di slogan, luoghi comuni, cose ripetute a
pappagallo, impedendo di pensare col loro non pensiero, tenendoci
prigionieri dentro la ruggine dei decenni.
Loro sì che potrebbero essere chiamati a parlare del naufragio
magistralis verso il quale ci stanno portando e che tuttavia è nello
spirito del tempo con l’esserci che fa aggio sull’essere, con la
presenza che cancella l’assenza di pensiero. E anche di questo, anzi
specialmente per questo che mi dico è vero, ma non ci credo.
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