“Il countdown vero parte dal 1 settembre”. Also Sprach (così disse),
non Zarathustra, ma Renzi. Cioè tutti gli annunci con le slide, secondo
i quali le (contro)riforme sarebbero state fatte in un baleno, erano
uno scherzo, una roba da primo aprile. Da 100, si è passati a mille
giorni e il tempo continua ad allungarsi. I dì, son diventati
settimane, le settimane mesi, i mesi anni e, se va avanti così, gli anni
diventeranno lustri, i lustri decenni e
i decenni secoli. E’ un film già visto “Da qui all’eternità”. Vuoi
vedere che i Gufi avevano Ragione? (Ah ieri se n’è aggiunto un altro. E’
Napolitano intossicato da tutta quella “fuffa” che saliva da Palazzo
Chigi al Colle e che oscurava il cielo del Quirinale). Del giochino
delle smentite del premier si è accorto persino il suo giornale,
“Repubblica” , che ha elencato dettagliatamente gli annunci e le
correzioni d’estate. Leggetele, sono un botto.
Insomma il nostro
premier è un inesauribile “ripartente” e un inguaribile “ripetente”.
Ogni 7/10 giorni fa pubblicare dai giornali e mandare in onda dai tg ,
elenchi infiniti di presunte riforme, conditi con l’immancabile “da oggi
si riparte” (lo ha fatto anche ieri in conferenza stampa e si prepara a
rifarlo domani con un elenco infinito di incontri coi giornalisti per
"chiacchierare" praticamente su tutto. Ieri anche sul gelato).. Elenchi
che hanno una precisa caratteristica; ogni volta si aggiunge qualcosa,
perché la propaganda di Renzi deve sempre comunicare cose nuove. Solo
che a forza di aggiungere ha fatto una fila lunga fino al cielo. E’
toccato a Napolitano sfoltirla. Scuola e Beni Culturali vanno “a babo
morto”. Il Financial Times lo ha disegnato, insieme a Merkel, Hollande e
Draghi, in una barca che affonda, con un gelato in mano e l’aria
spensierata di uno che non si rende minimamente conto di quello che sta
succedendo. Il ritratto dell’irresponsabilità. E allora forse noi
italiani, dovremmo iniziare a dare meno retta a questi venditori di
pentole e appoggiare una sola ripartenza : quella per la via di casa
(non ce ne vogliano i fiorentini) .
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