Politica Estera . Gaza,
Libia, Siria, Iraq, Balcani. I silenzi e le reticenze italiane si
aggiungeranno alla pratica dell’Ue. La nuova "Mrs. Pesc" non dice nulla.
Perché questa Europa non può avere una politica internazionale comune. O
meglio, ce l'ha. E la fa la Nato
Come prevedibile, la ministra degli esteri italiana
Federica Mogherini è l’Alto rappresentante per la «Politica Estera
e di Sicurezza Comune», ancora la sigla Mrs Pesc, perché non può,
come da Trattati, essere chiamata ministro degli esteri dell’Unione
europea. Così sulla barchetta di carta dell’Ue che affonda, come
ironicamente propone la copertina dell’Economist, con un
Draghi intento a buttare fuori acqua, Hollande impettito sulla
prua, Merkel che naviga come se nulla fosse e il “nostro” Renzi con un
gelato in mano, adesso sale il pesante fardello di una sirena muta
e ammiccante promesse, vero simbolo dell’inesistente politica estera
europea. Non c’è che dire, la persona giusta al posto giusto.
L’eventuale sua nomina sarebbe stata «deludente», scriveva il Financial Times,
che sperava in un «pezzo da novanta» di alto profilo
internazionale — come chiedeva anche Berlino — di fronte ai
ricorrenti nazionalismi europei per le tensioni economiche tra
i vari governi Ue, e soprattutto rispetto al vortice internazionale
delle guerra aperte in Medio Oriente, nel Mediterraneo, e alla
frontiera con la Russia in Ucraina. Invece arriva Mogherini.
Siamo esterrefatti, perché i silenzi e le reticenze italiane si aggiungeranno alla pratica dell’Ue
Abbiamo infatti lungamente atteso, in questi sei mesi, una
diversità del governo Renzi e della Farnesina sulle crisi aperte nel
mondo, dopo le tante «guerre umanitarie» alle quali l’Italia ha
partecipato che hanno aggravato sanguinosamente quelle crisi.
Non è arrivato nulla.
Nessuna condanna del governo israeliano per le stragi di civili a Gaza,
ma tanta comprensione per il «diritto alla difesa» — con
i massacri? -, dimenticando che Israele occupa militarmente
i territori palestinesi e le Risoluzioni delle Nazioni unite che
da 47 anni gli impongono di ritirarsi, e invece Israele allarga le
colonie, boicotta l’impossibile ormai Stato di Palestina e non vuole
nessuna pace. Ora chi aiuterà i disperati di Gaza tra macerie
e cimiteri? Inoltre la Farnesina ha taciuto sulla richiesta di
sospendere in Italia le esercitazioni militari con
i cacciabombardieri israeliani, insieme alla revisione del
Trattato militare che ci lega ad Israele; e tace sulla richiesta
dell’Anp, unitaria Fatah-Hamas, di aderire al Tribunale penale
dell’Onu.
Zero assoluto poi sulla sanguinosa guerra in Siria,
oltre alla disponibilità a far approdare sulle nostre coste
l’arsenale chimico di Assad poi distrutto – e questo grazie
all’intermediazione del «nemico» Putin che ha impedito che l’Occidente
e Obama si impelagassero ulteriormente nella guerra che hanno
alimentato. Invece l’Italia avrebbe dovuto chiarire se fa ancora
parte della coalizione scellerata degli «Amici della Siria» (dalla
Gran Bretagna all’Arabia saudita) che ha finanziato e rifornito di
armi gli insorti, fino a favorire direttamente e indirettamente la
crescita militare del fronte jihadista e qaedista.
Per il disastro in Iraq, dove lo Stato islamico
avanza come deriva dei santuari conquistati in Libia e in Siria, il
governo italiano telecomandato e storico mercante d’armi, si
è limitato a mostrare per l’ennesima volta il suo strabismo: aiuti
umanitari e nuovi armamenti, stavolta ai kurdi (anche al
«terrorista» Pkk il cui leader Ocalan giace nelle galere
dell’atlantica Turchia anche per merito dell’Italia?), perché
combattano al posto dell’Occidente per «salvare le minoranze»,
stornando carichi di ferraglia che avrebbe dovuto essere distrutta
da tempo e riciclando arsenali che potrebbero essere prova di
forniture illegali italiane, contro le sanzioni Onu, agli insorti
libici anti-raìs.
La Libia è diventata intanto peggio della
Somalia, grazie alla guerra della Nato guidata ad ogni costo dal
prode europeo Nicolas Sarkozy che, si scopre ora, voleva disfarsi
del testimone Gheddafi che aveva finanziato la sua campagna
presidenziale. Dopo il delitto occidentale ce ne laviamo le mani
e peggio sia per i profughi che ora, con il Frontex Plus (sembra il
nome di una medicina ma è un muro di contenimento che fa temere
un’altra Kater Y Rades 1997) verranno tenuti alla larga e relegati
a rimanere in Libia o tornarsene a casa loro, nella tragedia della
miseria e delle guerre della grande Africa dell’interno. Abbandonando
la giusta proposta della Marina di una missione solo di soccorso
sotto egida Onu. E questo per far contenta l’ala più di destra del
governo di centro di Matteo Renzi.
Ma l’evidenza peggiore è quella dell’Ucraina, con
la Mogherini che telecomandata ripete le dichiarazioni
dell’Alleanza atlantica e non ha detto finora una parola sulla guerra
feroce che è stata scatenata pericolosamente ai confini della
Russia.
Che fine hanno fatto le promesse di indagare sul ruolo della destra
neofascista e paramilitare su piazza Majdan, sull’uccisione del
reporter italiano Andrea Rocchelli e sulla strage di Odessa che ha
innescato la guerra civile?
Tutto è pronto anche qui per riproporre il «modello Kosovo». A proposito, ecco un altro silenzio: la ministra Mogherini non ha proferito parola sui risultati di questi giorni della commissione d’inchiesta della missione Ue Eulex, che ha indagato due anni dopo le denunce dal rapporto di Dick Marty del Consiglio d’Europa e le richieste di Carla Del Ponte, sugli orrori e sui crimini di guerra commessi in Kosovo dalle milizie Uck alleate della Nato, proprio durante l’occupazione delle truppe atlantiche dopo i raid «umanitari» che hanno inventato il nuovo Stato indipendente del Kosovo. Una indagine europea agghiacciante che conferma i massacri e la pulizia etnica contro serbi e rom. Il silenzio è rumorosissimo, perché emerge la connivenza nelle stragi dei leader della Nato. Resteranno impunite o no? Che dice la Mogherini?
Tutto è pronto anche qui per riproporre il «modello Kosovo». A proposito, ecco un altro silenzio: la ministra Mogherini non ha proferito parola sui risultati di questi giorni della commissione d’inchiesta della missione Ue Eulex, che ha indagato due anni dopo le denunce dal rapporto di Dick Marty del Consiglio d’Europa e le richieste di Carla Del Ponte, sugli orrori e sui crimini di guerra commessi in Kosovo dalle milizie Uck alleate della Nato, proprio durante l’occupazione delle truppe atlantiche dopo i raid «umanitari» che hanno inventato il nuovo Stato indipendente del Kosovo. Una indagine europea agghiacciante che conferma i massacri e la pulizia etnica contro serbi e rom. Il silenzio è rumorosissimo, perché emerge la connivenza nelle stragi dei leader della Nato. Resteranno impunite o no? Che dice la Mogherini?
Non tutto, certo, è responsabilità dell’Italia. Oggi sarà eletto
anche il presidente della Commissione, dopo il patetico
e inesistente Van Rompuy, tocca al premier polacco Tusk, leader del
paese che gli Stati uniti vogliono riarmare in funzione anti-russa
e che è destinato a pesare molto più della ministra degli esteri
italiana.
Il fatto è che Mr Pesc è un acronimo che serve a dire che l’Europa
ancora non può dichiarare di avere una politica estera indipendente.
Del resto l’Ue non ha una politica economica comune, spaccata com’è
sul terreno della dilacerante crisi economica, né tantomeno una
politica di difesa europea.
Ma soprattutto perché c’è l’Alleanza atlantica che la fa “meglio”
e al posto dell’Unione europea, che resta un simulacro
rappresentato solo da una moneta. Quella Nato che si avvia
a diventare Trattato transatlantico anche economico e che intanto
gestisce l’ideologia del militarismo umanitario, attizza guerre
e poi soccorre, cura e accresce i budget militari dei paesi alleati
a danno delle spese sociali (vedi gli F-35), militarizza con basi,
scudi antimissile e nuovi sistemi d’arma il territorio del vecchio
continente e dei nuovi stati alleati dell’est, passati dal Patto di
Varsavia direttamente alle missioni nei conflitti globali a guida
Usa.
In poche parole, la Nato surroga la politica estera dell’Unione
europea. E ora Mogherini, Mrs Pesc, dopo il nulla rappresentato
dalla britannica Catherine Aston, ci mette la faccia del vuoto
italiano.
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