Italicum, in Commissione entrano dieci "super renziani" al posto dei dieci dissidenti. Tutti i volti
Fuori dieci dissidenti,
dentro dieci fedelissimi. Come deciso ieri, l'Ufficio di presidenza del
gruppo del Pd ha dato seguito alla sostituzione dei dieci componenti
della minoranza Pd in commissione Affari Costituzionali. Una decisione
che ha spinto le opposizioni a un moto di protesta:
dai Cinque Stelle a Scelta Civica, da Forza Italia a Sel, passando per
la Lega Nord, è ampio l'arco delle formazioni politiche che hanno optato
per l'Aventino, dando uno schiaffo simbolico al premier. E non solo,
perché ora lo sprint finale dell'Italicum - quello che nei piani del
premier doveva somigliare a un trionfo "sui pedali e a testa alta"
- rischia di trasformarsi in un pantano. Per Matteo Renzi non c'è
"nessuno scandalo, si chiama democrazia", e questo è il momento di
decidere: "Dopo anni di immobilismo l'italia si è rimessa a correre. E
noi ci siamo, pronti ad ascoltare tutti, ma senza farci fermare da
nessuno".
Ai dieci sostituiti d'imperio, subentrano altri dieci
deputati: Paola Bragantini; Stefania Covello, della segreteria Pd; Edo
Patriarca; Stella Bianchi; Maria Chiara Gadda; Giampaolo Galli, ex
Confindustria; David Ermini, responsabile giustizia del Pd; Alessia
Morani, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera; Ileana Piazzoni, ex
Sel passata nel Pd, e Franco Vazio, membro della Commissione Giustizia e
della Giunta per le Autorizzazioni.
I dieci deputati
sostituiscono dieci colleghi della minoranza Pd che avevano comunicato
la loro intenzione di non votare né i singoli articoli né il mandato al
relatore. Tra i dieci rimpiazzati ci sono Pier Luigi Bersani, Gianni
Cuperlo, Rosy Bindi, Andrea Giorgis, Enzo Lattuca, Alfredo D'Attorre,
Barbara Pollastrini, Marilena Fabbri, Roberta Agostini e Marco Meloni.
Lorenzo Guerini, vice segretario del Pd, prova a minimizzare le
proteste insorte dalle sostituzioni. "L'Aventino non lo capisco, la
commissione viene convocata secondo tempi e procedure sempre applicate,
non c'è nessuna forzatura. Mi pare ci sia solo la volontà di fare un po'
di cagnara", dice Guerini commentando la scelta delle opposizioni di
non partecipare ai lavori della commissione sull'Italicum. "La verità è
che c'è qualcuno che non sa come spiegare come si fa a non votare una
legge già votata in Senato e che ora è identica in commissione alla
Camera", aggiunge Guerini.
"Sinceramente credo che le opposizioni
abbiamo poca dimestichezza con le regole della democrazia, il confronto
in commissione c'è stato per 13 mesi tra i due rami del Parlamento e
proseguirà con chi resta in Commissione". Così il ministro per le
Riforme Maria Elena Boschi, a margine dei lavori della commissione
Affari costituzionali, risponde a chi le chiede un commento alla
decisione delle opposizioni di abbandonare i lavori sull'Italicum. "Non
capisco onestamente - ha aggiunto - l'atteggiamento delle opposizioni
che abbandonano i lavori, perché avviene così: la maggioranza esprime la
sua linea politica".
La "cacciata" di 10 dissidenti: un fallimento per Matteo Renzi
di Lucia Annunziata
Non avrei mai immaginato di arrivare a vedere nella mia vita
- e la mia anzianità rende significativa questa affermazione -
"cacciata" da parte di un partito di Sinistra di dieci suoi dissidenti
da una Commissione del Parlamento, per sostituirli con altrettanti
"ubbidienti" . Pur di far passare una propria proposta di legge.
Non
che i vari partiti di cui l'attuale Pd e' figlio non abbiano fatto
porcherie varie nei confronti del dissenso. Ricordiamo le pagine oscure
dentro il Pci, e manovre meno eclatanti ma non meno efficaci dentro la
vecchia Dc. Lo stesso Pd di oggi non si sottrae a meccanismi di
punizione, emarginazione, e squadrismo vero e proprio da parte di tutti
nella lotta politica interna. L'anima della politica e' violenta, come
violento e' il desiderio che la muove - quale desiderio più smodato ci
può essere infatti di quello di immaginare di poter dare dare forma al
destino di milioni di persone?
Ma qui, nel caso che abbiamo
davanti, si tratta non di un partito - che e' pur sempre una
associazione volontaria e privata - ma delle Istituzioni.
La
sostituzione forzosa di un gruppo di eletti dal popolo al fine di
ottenere il passaggio di una legge su cui questi eletti sono in
dissenso, e' un gesto che intacca qualcosa di piu' delle regole
democratiche e delle prerogative di chi viene eletto. E' una decisione
che trucca le carte del voto stesso, e che, dunque, rompe in noi
cittadini la certezza che almeno le Istituzioni abbiano regole terze,
che valgono sotto ogni cielo, e governo.
Sono certissima che da
qualche parte nell'identico momento in cui queste righe verranno lette ,
qualcuno delle decine di costituzionalisti in servizio permanente ed
effettivo ( nello spiegare perchè noi cittadini abbiamo sempre torto e
il premier di turno sempre ragione ) ci dimostrerà che il cambio di
dieci dissidenti in una Commissione e' previsto dai regolamenti, e che
dunque di ben poca cosa si tratta.
Sono altrettanto certa che I
dirigenti del Pd spiegheranno che esiste l'obbedienza alle decisioni del
partito - anche se andrebbe ricordato che quegli stessi che invocano
oggi la disciplina di partito sono proprio quelli che due anni fa nella
loro ascesa al potere hanno brandito (giustamente) la richiesta della
fine di un partito monocratico e sclerotizzato dalle sue regole interne.
Ma, qualunque cosa si dirà, l'alterazione del risultato di un
voto dovuta al cambio ( non importa a che punto del processo) di chi
vota, alla fine è , semplicemente, una truffa. Tanto più assurda se si
ricorda che la cacciata è ad hoc: saranno reintegrati dopo questo ddl.
Una
truffa che si colora per altro di tragica ironia, se la si guarda
calata nel contesto dei drammatici giorni in cui viviamo ; una prova
muscolare superflua, mentre si discute di ben altri muscoli da flettere
e ben altre crisi da fronteggiare.
Per tutto questo, la
decisione di sostituire i dieci parlamentari si riflette soprattutto
su chi ha bisogno di ricorrere a questo mezzo per ottenere quel che
vuole.
Se la politica e' l'arte di dare forma al mondo attraverso
la costruzione di consenso, allora la coercizione , le espulsioni, il
voto ottenuto con la forza sono l'esatto contrario.
La
sostituzione di dieci deputati dissidenti e' in effetti, una rinuncia
alla politica. In verità, un fallimento per Matteo Renzi.
Non appare così ora, ma diventerà chiaro, eventualmente.
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