Ministri
europei e funzionari anonimi di Bruxelles criticano Varoufakis. Ma
l'economista, con un curriculum esemplare, difende solo le scelte del
governo e del popolo greco. Se si vuole trovare un compromesso
onorevole, è tempo di cancellare l'ipocrisia e lavorare sui problemi
reali
E così il problema sarebbe Yanis Varoufakis. Il quale si
sarebbe dimostrato nell’eurogruppo di Riga un «incompetente», un
«dilettante», un «giocatore d’azzardo». Strano però per un
professore di economia tra i più brillanti attualmente a livello
internazionale, che ha insegnato nelle migliori università
anglosassoni, compresa Cambridge, stimato e sostenuto dal nobel
Joseph Stiglitz e da James Galbraith.
Certo, se le critiche provengono dall’agronomo (dal curriculum falsificato) Jeroen Dijsselbloem e dal laureato in legge Wolfgang Schäuble, qualcosa di vero ci deve essere.
Convince in particolare l’accusa di «dogmatismo» lanciata
contro il greco dall’accomodante ministro delle Finanze tedesco, lo
stesso che da cinque anni ha imposto con pugno di ferro all’eurozona
una brillante politica economica, che assicura alti tassi di
crescita economica e – soprattutto – sociale. Lo sanno tutti, gli
spagnoli, i portoghesi, i greci e anche gli italiani, che nuotano
nell’abbondanza.
No, non è Schäuble il dogmatico del neoliberismo. E’
Varoufakis quello inflessibile, poiché si rifiuta ostinatamente
di regalare alle banche le prime case, di abbassare le pensioni ai
350 euro, di licenziare migliaia di statali e di svendere proprietà
pubbliche.
Una fermezza che assicura al suo governo altissimi tassi di
consenso tra la popolazione greca, come dimostra l’ultimo
sondaggio reso pubblico appena ieri. Nello stesso tempo però in cui
plaude alla fermezza contro l’austerità, la stragrande maggioranza
degli intervistati chiede a Varoufakis e a Tsipras di non rompere
con l’eurozona. Una posizione saggia, pienamente in linea con il
programma di Syriza. Un compromesso onorevole, ma per ottenerlo
bisogna essere in due.
Ora però le cose si complicano. Il giorno prima dell’eurogruppo che ha tentato di linciare Varoufakis, Tsipras si era incontrato con la Merkel in tutt’altro clima. La cancelliera aveva anche assicurato che la Grecia non avrebbe dovuto rimanere senza liquidità.
Cosa è successo? E’ noto che l’eurogruppo è il regno di Schäuble mentre la Merkel gioca su uno scacchiere più grande.
C’è un gioco delle parti, del tipo poliziotto buono e poliziotto
cattivo? Oppure anche a Berlino ci sono falchi e colombe? I primi
continuerebbero a giocare la carta della destabilizzazione del
governo Tsipras, assumendo anche il rischio di un incidente, sempre
più probabile man mano che passano le settimane e i mesi. I secondi
starebbero cercando di trovare una quadratura del cerchio –
tutta politica – per uscire dall’impasse.
Comunque sia, non è certo colpa di Varoufakis.
Il ministro delle Finanze greco lavora all’interno di un gruppo
operativo specificamente dedicato ai problemi con i creditori,
a capo del quale c’è il vice presidente del Consiglio Yannis
Dragasakis, esponente tra i più moderati e più esperti di Syriza.
Quindi ogni virgola dell’azione politica del ministro delle Finanze
riflette esattamente gli orientamenti del governo greco. Una sua
sostituzione è fuori discussione.
Anche se Schäuble (l’ha pure ammesso) si trovava molto più a suo
agio con i suoi predecessori: Giorgos Papakonstantinou,
condannato per falso, Yannis Stournaras, l’architetto dei conti
truccati per entrare nell’euro, Ghikas Hardouvelis, il banchiere
che portava i soldi in Svizzera.
Come andrà a finire? Non sono nella testa di Schäuble. Ma ho cercato lumi sul Corriere della Sera
di ieri e ho fatto una grande scoperta. In un’intera pagina fonti
(anonime) dei creditori accusano Tsipras di essere «falsamente di
sinistra» e «al servizio degli oligarchi». L’ho raccontato anche
in Grecia e ci siamo divertiti molto. Finché le polemiche contro
di lui saranno di questo tenore potrà stare tranquillo: sarà al
governo per un decennio e oltre.
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