Italicum, gli ‘esecutori’ di Renzi che pretendono di insegnare la democrazia
Ad evitare che qualcuno pensi che io mi riferisca alle
graziosissime collaboratrici del governo renziano preciso subito che
è proprio a tutto il fedelissimo entorurage renziano che specificamente
mi riferisco, perché il blocco dei parlamentari renziani che sostengono a
spada tratta le riforme che il capo del governo vorrebbe imporre al
paese a qualunque costo si comporta proprio come le tre scimmiette di
chiara fama: non vedo, non parlo, non sento.
Non vedo. Non riescono proprio a vedere quello che
qualunque parlamentare veramente democratico (non semplicemente nel nome
del partito) vedrebbe immediatamente, e cioè che è vero che in
democrazia le maggioranze parlamentari hanno diritto di governare anche
scontentando le opposizioni, ma è anche vero che avrebbero il sacrosanto dovere di farlo nell’interesse del popolo,
non nell’interesse del partito o addirittura semplicemente del suo capo
e dei suoi fedelissimi. Invece sia il grande capo che i suoi
fedelissimi arrivano nei Tg di maggiore ascolto a spiegare la democrazia del pallottoliere:
siamo di più, perciò comandiamo noi! Che è vero in qualche caso, ma non
in questo. Perché in democrazia non è il capo del governo (potere
esecutivo) che può imporre al Parlamento (potere legislativo) il
passaggio di una legge. Lui può solo proporla e dare al Parlamento (e al
popolo!) tutte le spiegazioni necessarie affinché i parlamentari, proprio perché senza vincolo di mandato
(art.67 Costituzione), possano decidere in completa autonomia se
appoggiare la richiesta del primo ministro o se respingerla per
schierarsi più opportunamente dalla parte dei propri elettori
(soprattutto quando si decide su una legge elettorale). Ma tanto questi
parlamentari sono tutti stati scelti dai segretari di partito, mica
dagli elettori, quindi cosa volete che glie ne importi a loro di quei
sempliciotti elettori a cui basta rifilare in mano una scheda colorata
contente dei nomi, spesso sconosciuti, per far loro credere che è stato
pienamente consumato il sacro rito della democrazia.
Non parlo. quelli che parlano infatti sono sempre i
soliti, la bellissima ministra che incanta tutti col sorriso
ipnotizzatore, ma che non riesce mai a dire niente di veramente
convincente per spiegare a chi non è rimasto ipnotizzato l’utilità delle
sue riforme, e pochi altri che raccontano la disfida col linguaggio
proprio delle tifoserie calcistiche. Furberia che magari è utile a
mantenere calmi quelli che non s’intendono di politica, ma che è già
stata sfruttata per vent’anni da Berlusconi. Adesso c’è bisogno di aria
fresca e di riforme serie che, soprattutto per la legge elettorale,
restituiscano al popolo l’intero potere di scelta sulle candidature.
Tutti gli altri non parlano perche’ invece che essere i “rappresentanti
del popolo” sono soltanto dei soldatini arruolati dai capi-partito di
turno a rappresentare interessi sempre meno trasparenti, in quanto non
supportati da alcuna ideologia e nemmeno da programmi politici
chiaramente rappresentati alla nazione (come è diventato perfettamente
evidente col famigerato “patto del Nazareno”). Col risultato che persino una già pessima legge elettorale (denominata appunto “porcellum”) vorrebbe ora essere sostituita da una, proditoriamente chiamata “Italicum”, che ha sostanzialmente le medesima qualità e caratteristiche democratiche della democrazia sovietica, dove i parlamentari eletti dal popolo erano liberi di votare le leggi … “consigliate” dal P.C.U.S.
Non sento. Non c’è peggior sordo di quello che non
vuole sentire, recita un noto proverbio. Infatti Renzi e i suoi
fedelissimi non vogliono proprio sentire e trattare con nessuno. Ormai, a
parte il piccolo esercito di soldatini ubbidienti arruolati nell’ “invincibile armata”
del condottiero fiorentino, tutti gli altri membri del Parlamento hanno
già manifestato ampia contrarietà’ alla riforma dell’Italicum e altre,
ma è come parlare alla luna, loro non sentono. Se Renzi fosse veramente pragmatico (come volle farci credere quando ha fatto lo storico sgambetto istituzionale
al compagno di partito Letta) adesso avrebbe già trovato un punto
d’incontro con i dissidenti del suo stesso partito e con gli altri
leader politici, invece insiste sul suo inesistente diritto democratico
di decidere a colpi di maggioranza e di decretini su riforme che sono
invece assoluta prerogativa del Parlamento. Confermando
in questo modo che ciò che gli ha consentito di conquistare la poltrona
più alta di Palazzo Chigi era puro cinismo e arrivismo, non
pragmatismo.
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