lunedì 27 aprile 2015

In memoria di Antonio Gramsci di Paolo Ferrero



Il 27 aprile 1937 moriva Antonio Gramsci in seguito al lungo periodo di carcere a cui l’aveva costretto il fascismo. Gramsci si rifiutò sempre di chiedere la grazia a Mussolini: questa è la dirittura morale dei comunisti. Gramsci usò il tempo del carcere per riflettere e per scrivere i quaderni: leggiamoli, perché quell’intelligenza così profonda e così temuta da fascisti e padroni non resti inutilizzata. 
Dopo che la maggioranza della classe dirigente del PCI si è fatta crollare addosso il muro di Berlino e dopo questi difficili anni della Seconda Repubblica, abbiamo dinnanzi un compito storico a cui Gramsci dedicò molta attenzione: la fondazione della legittimità storica del comunismo in Italia.
L’ideologia nuovista che caratterizza l’attuale fase cerca di delegittimare in ogni modo la nostra proposta politica mettendola letteralmente “fuori dalla storia”. Viceversa noi sappiamo che l’attuale fase di passivizzazione sociale, in cui proliferano le destre neoliberiste di Renzi e Salvini, è una parentesi destinata a chiudersi con la ripresa del protagonismo di massa e con la ricostruzione della dignità del popolo italiano. Proprio come avvenne con fascismo e grazie alla lotta partigiana, che è la roccia solida da cui avanzare la proposta di una riforma intellettuale e morale dell’Italia, la proposta del Socialismo del XXI secolo. Non ci pieghiamo, non ci vendiamo e usiamo tutta la nostra intelligenza per costruire l’alternativa a questo sistema ingiusto! Come fecero i partigiani. Come fece Gramsci.

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