L’aspirazione a un’altra economia, diversa da quella attuale, e che sia finalizzata a soddisfare i bisogni effettivi e reali degli esseri umani, costituisce un’aspirazione legittima e l’unica speranza di sopravvivenza dell’umanità.
L’economia attuale, infatti, basata sulla ricerca di profitto esasperata, ha prodotto da ultimo l’attuale crisi sistemica, dovuta all’incapacità del mercato di assorbire le merci prodotte, ai processi di finanziarizzazione volti ad acquisire comunque guadagni immediati, al crescente squilibrio fra ricchi e poveri e fra privato e pubblico. Come acutamente rilevato, sulla scia di Karel Kosik, da Pedro Páez, economista ecuadoriano che si è occupato del tema della nuova architettura finanziaria latinoamericana, l’homo oeconomicus, questa figura immaginaria di consumatore insaziabile alla base dell’economia neoclassica, costituisce un’aberrazione vera e propria e non esiste in natura.
Come osserva Pedro Páez , tutto il pensiero umano, da Confucio a Platone, da Aristotele a Sant’Agostino e San Tommaso, ha posto l’accento sul bene comune piuttosto che sulla presunta prevalenza degli appetiti consumistici del singolo. Quello del bene comune, peraltro, è concetto fondamentale che sta, e non potrebbe essere diversamente, nel cuore stesso di ogni esperienza di umana convivenza.
Il fatto che oggi tale concetto sia messo in discussione dall’illusione dei mercati che si autoregolano e dal moloch autoreferenziale e insaziabile del capitale finanziario mette quindi in pericolo la convivenza umana stessa, delineando il quadro apocalittico di una società con una crescente massa di diseredati e miserabili che, in assenza delle necessarie alternative rivoluzionarie, saranno portati a rivolgere sempre più contro se stessi una violenza inutile quanto rabbiosa.
In questo senso, la valanga di suicidi degli ultimi tempi, si tratti di disoccupati o di imprenditori che non riescono a mandare avanti la baracca anche per gli illegittimi inadempimenti dei debitori, primi fra tutti gli stessi enti pubblici, costituiscono un chiaro campanello d’allarme e l’antipasto di una vera e propria catastrofe sociale.
Il letale circolo recessivo imboccato con la cura Berlusconi e quella Monti produce peraltro, secondo i critici più avveduti ed onesti, l’impossibilità stessa di consumare per soddisfare i bisogni più essenziali, mentre la qualità dei prodotti destinati a ali bisogni, a cominciare da quelli alimentari, degenera rapidamente sotto la spinta del profitto che impone l’uso di tecnologie nocive, come l’eccesso di prodotti chimici che finiscono nei piatti, come ci rivela un’inquietante inchiesta dell’Espresso in edicola da ieri.
Risulta anche impressionante l’accanimento con il quale la classe politica si scatena a distruggere le esperienze di economia alternativa. Esemplare da questo punto di vista la vicenda della Città dell’altra economia, che il sindaco Alemanno si appresta a liquidare, dopo che per alcuni anni ha costituito un punto di riferimento importante delle produzioni agricole ecologicamente sane e di altri comparti, come il riciclaggio, il turismo alternativo e il commercio equo e solidale, che dovrebbero invece assumere importanza strategica.
Alla fine purtroppo, dopo che lo stesso Alemanno aveva espresso interesse per questa esperienza, hanno prevalso le perverse logiche della lottizzazione e della privatizzazione senza principi. Questa classe politica, a livello sia nazionale che locale, si dimostra sempre più incapace di fare fronte alle vere sfide e ripropone i suoi squallidi appetiti, calpestando le esigenze e i diritti acquisiti di decine di lavoratori e di piccole imprese e di migliaia e migliaia di consumatori.
Uno schema che evidentemente si può riprodurre anche a livello nazionale, laddove il governo Monti, con l’appoggio di Qui, Quo Qua tutti intenti a spartirsi la prossima torta elettorale per costituire le basi della propria autoperpetuazione, vuole demolire ogni garanzia dei diritti dei lavoratori, ma si guarda bene perfino dal tutelare quelli dei piccoli imprenditori che vantano crediti nei confronti dello Stato.
Su questa scandalosa incompetenza e incapacità di progettare il futuro prosperano le ideologie autoritarie di Marchionne(“si muore di diritti”) e non stupisce che il capo della polizia Manganelli prenda più soldi di Obama. Sola prospettiva plausibile,infatti, è la repressione. Una tremenda foto, fatta ieri in una delle manifestazioni svoltesi in Spagna in concomitanza con lo sciopero generale, illustra bene questa situazione, mostrandoci una famigliola, composta da padre, madre e figlia, manganellata da uno spietato poliziotto: la bambina piange terrorizzata.
L’economia attuale, infatti, basata sulla ricerca di profitto esasperata, ha prodotto da ultimo l’attuale crisi sistemica, dovuta all’incapacità del mercato di assorbire le merci prodotte, ai processi di finanziarizzazione volti ad acquisire comunque guadagni immediati, al crescente squilibrio fra ricchi e poveri e fra privato e pubblico. Come acutamente rilevato, sulla scia di Karel Kosik, da Pedro Páez, economista ecuadoriano che si è occupato del tema della nuova architettura finanziaria latinoamericana, l’homo oeconomicus, questa figura immaginaria di consumatore insaziabile alla base dell’economia neoclassica, costituisce un’aberrazione vera e propria e non esiste in natura.
Come osserva Pedro Páez , tutto il pensiero umano, da Confucio a Platone, da Aristotele a Sant’Agostino e San Tommaso, ha posto l’accento sul bene comune piuttosto che sulla presunta prevalenza degli appetiti consumistici del singolo. Quello del bene comune, peraltro, è concetto fondamentale che sta, e non potrebbe essere diversamente, nel cuore stesso di ogni esperienza di umana convivenza.
Il fatto che oggi tale concetto sia messo in discussione dall’illusione dei mercati che si autoregolano e dal moloch autoreferenziale e insaziabile del capitale finanziario mette quindi in pericolo la convivenza umana stessa, delineando il quadro apocalittico di una società con una crescente massa di diseredati e miserabili che, in assenza delle necessarie alternative rivoluzionarie, saranno portati a rivolgere sempre più contro se stessi una violenza inutile quanto rabbiosa.
In questo senso, la valanga di suicidi degli ultimi tempi, si tratti di disoccupati o di imprenditori che non riescono a mandare avanti la baracca anche per gli illegittimi inadempimenti dei debitori, primi fra tutti gli stessi enti pubblici, costituiscono un chiaro campanello d’allarme e l’antipasto di una vera e propria catastrofe sociale.
Il letale circolo recessivo imboccato con la cura Berlusconi e quella Monti produce peraltro, secondo i critici più avveduti ed onesti, l’impossibilità stessa di consumare per soddisfare i bisogni più essenziali, mentre la qualità dei prodotti destinati a ali bisogni, a cominciare da quelli alimentari, degenera rapidamente sotto la spinta del profitto che impone l’uso di tecnologie nocive, come l’eccesso di prodotti chimici che finiscono nei piatti, come ci rivela un’inquietante inchiesta dell’Espresso in edicola da ieri.
Risulta anche impressionante l’accanimento con il quale la classe politica si scatena a distruggere le esperienze di economia alternativa. Esemplare da questo punto di vista la vicenda della Città dell’altra economia, che il sindaco Alemanno si appresta a liquidare, dopo che per alcuni anni ha costituito un punto di riferimento importante delle produzioni agricole ecologicamente sane e di altri comparti, come il riciclaggio, il turismo alternativo e il commercio equo e solidale, che dovrebbero invece assumere importanza strategica.
Alla fine purtroppo, dopo che lo stesso Alemanno aveva espresso interesse per questa esperienza, hanno prevalso le perverse logiche della lottizzazione e della privatizzazione senza principi. Questa classe politica, a livello sia nazionale che locale, si dimostra sempre più incapace di fare fronte alle vere sfide e ripropone i suoi squallidi appetiti, calpestando le esigenze e i diritti acquisiti di decine di lavoratori e di piccole imprese e di migliaia e migliaia di consumatori.
Uno schema che evidentemente si può riprodurre anche a livello nazionale, laddove il governo Monti, con l’appoggio di Qui, Quo Qua tutti intenti a spartirsi la prossima torta elettorale per costituire le basi della propria autoperpetuazione, vuole demolire ogni garanzia dei diritti dei lavoratori, ma si guarda bene perfino dal tutelare quelli dei piccoli imprenditori che vantano crediti nei confronti dello Stato.
Su questa scandalosa incompetenza e incapacità di progettare il futuro prosperano le ideologie autoritarie di Marchionne(“si muore di diritti”) e non stupisce che il capo della polizia Manganelli prenda più soldi di Obama. Sola prospettiva plausibile,infatti, è la repressione. Una tremenda foto, fatta ieri in una delle manifestazioni svoltesi in Spagna in concomitanza con lo sciopero generale, illustra bene questa situazione, mostrandoci una famigliola, composta da padre, madre e figlia, manganellata da uno spietato poliziotto: la bambina piange terrorizzata.
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