venerdì 16 marzo 2012

La Cgil pronta a firmare. La minoranza esclusa dalla riunione

Clamorosa decisione della maggioranza Cgil: convocata una riunione dei segretari nazionali di categoria e della camere del lavoro regionali per decidere cosa fare nella trattativa.
Contrariamente alla prassi di sempre, la minoranza de "la Cgil che vogliamo" non è stata neppure invitata.
E' un passaggio gravissimo che trasforma le istituzioni democratiche all'interno del più grande e storico sindacato italiano in proprietà privata della segreteria confederale. E che preannuncia un accordo talmente schifoso che non si può neppure discuterne con tutto il gruppo dirigente, ma solo con la parte che direbbe "sì" ai desiderata del segretario generale, la craxiana Susanna Camusso. L'unica categoria a esprimere contrarietà alla decisione, a quanto si è appreso, è ancora una volta la Fiom.
La notizia data da Gianni Rinaldini, nel primo pomeriggio.

La dichiarazione di Giorgio Cremaschi, presidente del Comitato centrale della Fiom e membro del direttivo Nazionale della Cgil. 
 
L'Apartheid per tutti e la resa della Cgil
di Giorgio Cremaschi
La segreteria Cgil ha convocato una riunione informale dei dirigenti per valutare con riservatezza quelle proposte del governo i cui testi sono già sui giornali. La minoranza congressuale per la prima volta non è stata invitata. C'è una forma che corrisponde ai contenti di un accordo che si profila catastrofico per i lavoratori. Oramai è chiaro infatti che l esercizio fondamentale in corso è quello della propaganda bipartisan per piegare il sindacato confederale a firmare una sconfitta superiore persino a quella subita per le pensioni. I capisaldi del possibile accordo sono infatti agli occhi di tutti, altro che riservatezza!
Essi sono:
- la conferma di tutte le forme contrattuali della legislazione di questi anni comprese le più assurde e devastanti. Tutto questo in cambio di una lotta alle truffe che si dovrebbe fare comunque e che non dovrebbe essere merce di scambio per nulla; e di un po' di tasse in più sul lavoro a termine che fanno arrabbiare le imprese senza dare alcun giovamento ai lavoratori.
- La riforma degli ammortizzatori sociali è in realtà una controriforma come sulle pensioni. Oggi chi perde il lavoro in una fabbrica ha diritto nella realtà, tra Cig e mobilità, da tre a cinque anni di copertura salariale. Col nuovo regime la copertura sarà di 12 mesi e di 18 per chi ha più di 55 anni. E la platea interessata sarà sostanzialmente la stessa. I disoccupati cronici ed i precari che lavorano meno di un anno su due non avranno niente, altro che reddito i cittadinanza. E non a caso tutta la trattativa è fondata sulla attenuazione di questi tagli per i più anziani colpiti dalla controriforma delle pensioni. e non a caso si cerca di rinviare il più a lungo possibile l' inizio di questa riforma che penalizzerà tutti e in particolare i giovani
- L' articolo 18 non c'è più. Esso resta integrale solo per i licenziamenti esplicitamente discriminatori, quelli di un padrone cosi stupido da cacciare un dipendente perche ateo o comunista o vegetariano... nella mia lunga esperienza sindacale non ne ho incontrati mai. Per tutte le altre forme di licenziamento il potere deterrente dell'articolo 18 è minato alla radice e non è difficile immaginare il clima alla Marchionne che dilagherà nei luoghi di lavoro.
Ammesso che sia sindacalmente e moralmente accettabile uno scambio sui diritti, qui non ce ne è neanche mezzo, tutti perdono qualcosa. Si diceva che si voleva rompere l'apartheid nel mondo del lavoro tra garantiti e no, ma lo si fa estendendo a tutti discriminazione e precarietà. Sappiamo che la propaganda di regime esalterà questo come un grande accordo, ma ci siamo abituati E' la stessa propaganda che spiegava che era interesse dei lavoratori perdere la scala mobile sui salari, che oggi sono tra i più bassi d Europa e vengono travolti dalla inflazione.
E' quello che faremo.
Roma, 15 marzo 2012

A seguire, la dichiarazione di Gianni Rinaldini, coordinatore nazionale dell'area programmatica "La Cgil che vogliamo" e membro del Direttivo Nazionale.

LA CGIL NON HA ALCUN MANDATO PER MODIFICARE L'ART.18
Dichiarazione di Gianni Rinaldini, coordinatore de La CGIL che Vogliamo
Siamo all'incredibile: una trattativa sindacale riservata, rispetto alla quale i lavoratori, le lavoratrici, i precari, cioè i diretti interessati sono relegati a spettatori di un teatrino e informati solo dalle veline dei mezzi di informazione.
Assistiamo così ad una degenerazione della vita democratica delle organizzazioni sindacali, mentre un negoziato sul mercato del lavoro in una recessione di questa natura, con l'esplosione senza precedenti di disoccupazione e precarietà richiederebbe, al contrario, coinvolgimento e mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori.
L'obiettivo del Governo Monti è chiaro: dare seguito alla richiesta della Banca Centrale Europea di «superare le rigidità del mercato del lavoro», cioè non modificare le molteplici forme di lavoro precario,affermare la libertà di licenziamento riducendo ruolo, entità e durata della Cassa Integrazione Straordinaria, cancellare l'indennità di mobilità e operare ristrutturazioni o manutenzioni sull'art.18; come dire che in questo Paese si afferma la totale libertà di licenziamento.
La CGIL non ha alcun mandato per trattare queste condizioni e tanto meno per modificare l'art.18.
In caso contrario, la CGIL accetterebbe oggi quello che respinse esattamente 10 anni fa con la grande manifestazione del 23 marzo 2002.

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