PERUGIA - “Il Consiglio regionale dell'Umbria
ribadisce l'inderogabilità dei principi ispiratori dell’articolo 18
dello Statuto dei Lavoratori, in quanto fondamento per l’esercizio di
tutti i diritti collettivi delle lavoratrici e dei lavoratori, compresa
la contrattazione nazionale”. È questo uno dei passi del dispositivo
della mozione urgente, firmata dai capigruppo Damiano Stufara (Prc-Fds) e
Oliviero Dottorini e dal consigliere Paolo Brutti (Idv), ed incentrata
sul contrasto alla proposta di riforma del mercato del lavoro
predisposta dal Governo nazionale.
Il documento chiede inoltre che l'Assemblea regionale esprima “la
propria preoccupazione per le conseguenze che si verranno a produrre nei
luoghi di lavoro con l'applicazione della riforma, il cui effetto
rischia di aggravare processi di frammentazione contrattuale e
sperequazione salariale lesivi dei diritti dei lavoratori e delle
lavoratrici”. Viene infine ribadito “il diritto dei lavoratori e delle
lavoratrici a tutelarsi attraverso specifiche organizzazioni
democratiche, a cui va riconosciuta la piena legittimità nella
rappresentanza degli interessi dei propri associati, come sancito dalla
Costituzione, che all'articolo 1 fonda la Repubblica Italiana sul
lavoro”.
I tre consiglieri regionali evidenziano che “la modifica
dell'articolo 18, mantenendo in essere la possibilità di reintegro
esclusivamente per i licenziamenti di natura discriminatoria e, in via
eccezionale, per quelli per motivi disciplinari riconosciuti
dall'autorità giudiziaria come infondati, introduce il concetto di
monetizzazione, ovvero la libertà di licenziamenti per motivi economici,
causando la sostanziale erosione dei diritti fondamentali dei
lavoratori. Il combinato disposto dall'applicazione di questo accordo e
della riforma del sistema pensionistico del dicembre 2011, rischia di
avere un ulteriore effetto devastante sul piano sociale, aprendo la via
ai licenziamenti facili per tutti quei lavoratori più anziani per i
quali è stata aumentata l'età pensionabile, creando un problema sociale
drammatico”.
Stufara, Dottorini e Brutti rilevano che “il mantenimento del
reintegro per i licenziamenti discriminatori rappresenta una tutela
effimera, visto che l'intento discriminatorio non viene mai nominato ed è
di difficile dimostrazione in sede giudiziaria, aprendo di fatto la
strada a licenziamenti individuali per i quali venissero addotti, sul
piano formale, motivi di tipo economico, aggirando ogni tipo di
regolazione, incluse quelle derivate dall'applicazione di normative
Europee. Così anche nell'ordinamento giuridico italiano si rischia di
dare vita ad un meccanismo teso alla disarticolazione dei diritti
fondamentali dei lavoratori e delle lavoratrici, fino a ledere la stessa
dignità del lavoro”.
Gli esponenti della maggioranza concludono osservando che “la
modifica dell'articolo18 è dettata solo da motivi ideologici e non ha
nessuna connessione con l'aumento degli investimenti esterni, con
l'aumento della produzione e della produttività e con la creazione di
nuovi posti di lavoro, sopratutto per i giovani. La riforma del mercato
del lavoro, che era stata presentata come necessaria ed urgente per
cancellare la precarietà e per estendere gli ammortizzatori sociali a
tutti i lavoratori, si è risolta di fatto nella sola modifica
dell'articolo 18: 'una proposta totalmente squilibrata', come afferma
Susanna Camusso, che non prevede neanche quelle indispensabili risorse
finanziarie aggiuntive per gli ammortizzatori sociali, ma solo una
diversa distribuzione di quelle esistenti”.
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