In un negozio
alla moda di Milano, i commessi sorpresi a commettere un errore venivano
costretti a fare dieci flessioni. La direzione deve aver frainteso il concetto
di «lavoro flessibile».
Un commesso con un contratto flessibile guadagna in
media 19 euro al giorno. Due milioni di lavoratori vivono sotto la soglia di
povertà, senza contare chi lavora in nero. Due milioni di lavoratori sono così
poveri che lo stipendio se lo fanno versare nel cappello. Gli annunci di lavoro,
ormai, sono delle tali fregature che vengono pubblicati accanto a quelli degli
occhiali a Raggi X per spiare la vicina quando si spoglia.
È anche per questo
che decine di migliaia di persone, venerdì, sono scese in piazza con la Fiom.
Per difendere la democrazia nei luoghi di lavoro (e non) e per chiedere una
pianificazione industriale sostenibile. Per esempio: perché Finmeccanica,
controllata al 30 per cento dallo Stato, dismette le aziende che costruiscono
treni e non quelle che costruiscono armi? Va bene che le pallottole viaggiano
più veloci dei vagoni, ma non servono ai pendolari. Tranne a quelli di cui
sopra.
In corteo hanno sfilato anche i sindaci della Val di Susa contrari alla
Tav. La Tav, concepita agli inizi degli Anni Novanta, è superata come una
canzone degli Europe (non vi ricordate chi sono? Appunto), è un’opera così
vecchia che il progetto originale è stato disegnato con una punta di selce su
un vaso di terracotta dell’Età del Bronzo, ma il punto non è questo. Il punto è
che il Partito Democratico ha rinunciato ad aderire alla manifestazione della
Fiom per non ritrovarsi al fianco dei sindaci (del Partito Democratico) che
vogliono bloccare gli scavi in Val di Susa.
Mentre il Pd è favorevole agli
scavi. Infatti, si sta scavando la fossa. Del resto, anche se il Pd ha deciso
di non esserci, nel corteo c’erano migliaia di elettori del Pd. Erano così
tanti che Bersani ha chiesto di ricontarli.
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