sabato 3 marzo 2012

Monti sbatte la porta in faccia a chi chiedeva un dialogo con il movimento No Tav di Alfio Nicotra, www.controlacrisi.org


Sarà con il “guanto di velluto” come ha detto, commentando il monologo del premier in diretta televisiva, Enrico Mentana. A noi è parso che un vero e proprio maglio accompagnato anche da un contenuto apertamente intimidatorio “Abbiamo esaminato il dossier Tav e non abbiamo trovato alcun motivo per ripensarci”. Ci vuole proprio una grande faccia tosta per affermare con tanta ignavia simili cose. Monti non porta dati, come tutti i fondamentalisti, a sostegno delle sue tesi. Agli italiani chiede un atto di fede nel nome delle magnifiche sorti e progressive. “La Tav unirà anche fisicamente l’Italia all’Europa” come se l’Italia fosse oggi un corpo avulso dal resto del continente senza vie di comunicazioni. Il vertice si conclude dunque nei peggiori dei modi. Da Palazzo Chigi esce un grido di guerra contro la Val di Susa e tutti coloro che chiedono di rimettere in discussione un modello di sviluppo che la crisi ha fatto implodere. Sembra di sentire Badoglio: “la guerra continua”.

Questa mattina intorno ad un appello lanciato da don Luigi Ciotti (http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2012/3/3/20254-il-dialogo-in-marcia/ )si era coagulato “un fronte del dialogo” che chiedeva di spostare la discussione sui contenuti. Sostenuto da personalità, sindaci, esponenti politici e di associazioni (con la chirurgica e malevola esclusione degli amministratori e degli esponenti del Prc che nel movimento No Tav ci sono a pieno titolo da sempre) l’appello è stato di fatto cancellato dal niet di Monti. Nel proporre ai nostri lettori una intervista video rilasciata nel pomeriggio a Controlacrisi.org da Luigi Ciotti ai margini di una iniziativa pubblica ad Arezzo, riteniamo doverose un paio di rapide riflessioni. Il rifiuto di Monti è stato caldeggiato dall’ala più estremista dello schieramento proTav e che in Piemonte si condensa nell’asse Fassino- Cota.  
 
Il Comune di Torino e la Regione Piemonte rappresentano il rullo compressore – ma anche un evidente collettore di interessi affaristici trasversale – che chiede non da oggi di schiacciare in modo definitivo la resistenza della Val di Susa. Se la coalizione di Cota è omogenea e non ha avuto incrinature, quella di Fassino è invece attraversata da componenti più in sofferenza come l’Idv (che chiede la moratoria) e Sel che ha i suoi assessori in giunta. C’è anche un pezzo di società civile torinese, di cui il gruppo Abele è parte attiva, che pur dissentendo su alcune posizioni di Fassino ha finito per sostenerlo nell’elezioni amministrative della scorsa primavera. In particolare dalla Fiom – che si è molto esposta nella vicenda Tav contrapponendo il suo segretario generale Landini nel confronto con Bersani nella puntata di “Servizio Pubblico”, ci si aspetta una salto di qualità nel sostegno ai No Tav proprio sul versante torinese. Più l’occupazione militare e la repressione andranno avanti e meno sarà possibile stare un piede dentro il centrosinistra e un altro nel movimento. La lotta della Val di Susa ha un potenziale enorme di crescita su scala nazionale ma ha bisogno di essere sostenuta lealmente e senza doppiogiochismi. Più largo sarà il fronte che la sosterrà più improbabile sarà l’involuzione minoritaria della lotta. Per questo l’appello di don Ciotti e dei tanti che l’ hanno sottoscritto deve necessariamente evolversi in una linea di condotta più coraggiosa anche se più scomoda. 

Nessun commento: