Se Mario Monti, detto il «tecnico» è il presidente del consiglio
«sobrio», allora vuol dire che gli ubriachi sono astemi. Berlusconi era
un debosciato, Monti è un illiberale e anche un presuntuoso. Ha avuto
bisogno di andare in Corea (la coerenza degli eventi è sempre di grande
eccellenza!) per ricattare gli Italiani e lasciarsi andare a panzanate
di stampo andreottiano. Il professore è
suscettibile: va giù nei sondaggi e lui si ripicca come un deboluccio
gracidante che si dà un tono per non morire di paura: «lei non sa chi
sono io!». Si che lo sappiamo, caro tecnico politico.
Il ricatto è semplice: «se gli Italiani non sono pronti, io lascio».
Bravo! Bis! Mai stupidaggine più banale si è sentita da un presidente
del consiglio che ad ogni piè sospinto non esita a dire ci essere «equo,
sobrio e serio». Per smentire questa trilogia basta pensare alla «sora
Fornero» o a Michel Martone o al ministro degli esteri, emblemi
lombrosiani dall’eloquio da cura psichiatrica.
Il professore sobrio ha stravolto la realtà perché non sono gli
Italiani che devono essere pronti, ma è lui che deve stare attento
perché non è il padrone dell’Italia, ma solo un servo di un popolo
sovrano che, se vuole, lo può scaraventare giù da una finestra di
Palazzo Chigi senza nemmeno pensarci due volte. Ecco come si stravolgono
le regole, le leggi e la Costituzione. Secondo il Monti-pensiero,
quello che lui decide deve essere accettato a scatola chiusa, come se
fosse una scatola di EX Cirio, che per quella pubblicità fallì e fu
depredata e liquidata per un tozzo di pane?
Fino a a prova contraria e a Costituzione invariata, è il governo che
deve dipendere dal paese e non l’inverso. E’ la democrazia, bellezza!
Solo la democrazia! Con quella dichiarazione da estremista coreano,
abbiamo toccato il fondo e forse andremo ancora più sotto perché
l’impegno del governo è di creare una precarietà instabile permanete
vita natural durante. Ha un bel dire che il lavoro sarà per tutti
«indeterminato», salvo licenziamenti e flessibilità in uscita, senza
andare tanto per il sottile. Fino ad ora di una cosa siamo certi:
l’impegno del governo è l’abolizione dell’art. 18, impugnato come un
trofeo da sbandierare sulle piazze pazze del pazzo mercato, come a dire
alle aziende italiote ed esteriote: venite in Italia, dove potete
licenziare quando volete.
Non c’è ancora una sola norma che metta un argine a questa falcidia
programmata e garantisca che le ditte non possano licenziare a
capriccio. Per ora sono solo parole, parole, parole e se il mattino si
vede dal buon giorno, alla luce delle scelte operate dal governo che si
legge Berlusconi e si pronuncia Monti, il peso più tragico lo pagheranno
ancora e sempre il ceto debole, coloro che non hanno strumenti per
ribellarsi e mandare tutti all’aria trita e ritrita di un governo, i cui
componenti non hanno alcun problema di articolo 18, per cui possono
legiferare per gli altri perché tanto … e chi se ne frega?
Il lavoro non c’è, le tasse aumentano, i servizi si pagano, le
detrazioni diminuiscono, gli esodati ai quali lo Stato aveva fatto una
solenne promessa di mandarli in pensione ad una certa età e con certi
contributi, mentre sono costretti a vivere due/tre/quattro/sei/dieci
anni senza stipendio e senza pensione e quindi? La sora Fornero ha
sbagliato anche i calcoli. Pensava lei, la signoooora! Che gli esodati
sarebbero stati meno di 50 mila, invece oggi si accorge che sono non
meno di 350 mila e l’hanno pure fatta ministra! Non ha sbagliato di una
decina di unità, ma di trecentomila! Sorbole! Cosa resta ad un cittadino
comune che oltre agli attacchi concentrici del governo deve sorbirsi
anche il pistolotto del presidente del consiglio coreano, Monti
Marietto? O si spara o spara. Oltre c’è solo loa disperazione caduta nel
fondo ubriaco di un signore per caso che si chiama Marietto Monti.
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