La lettera aperta a Monti di un "tecnico" zittito
perché capace di interrogarsi su quel che sta facendo sulla Tav.
Ci sembra un testo importante perché indirettamente
rivela la miseria del discorso sulla "tecnica" entrato nel senso comune
per favorire l'avvento extra-democratico del governo attuale.
Il ragionamento imposto dai media mainstream è chiaro quanto banale:
la "politica" non sa fare un tubo, litiga e magna magna; diamo
l'incarico di "fare" a dei tecnici superbravi e mettiamo le cose a
posto.
In questo canovaccio si perde di vista - non certo per distrazione - il pnto centrale: che cosa
bisogna fare? Ammesso pacificamente che per realizzare qualsiasi cosa
sia necessario padroneggiare una "tecnica", resta pur sempre il nodo di
come si prende la decisione di fare "a" invece che "b" o "c". E la
scelta non è mai una questione puramente tecnica.
Proviamo a spiegarci. Per andare da Torino a Lione risparmiando
mezz'ora, bisogna interrogarsi se "vale la pena". Ossia fare un calcolo
costi/benefici che sarà anche un esercizio mentale, ma senza il quale
ogni decisione è un semplice salto nel vuoto.
Perché dunque si è deciso di fare quest'opera se non si è mai
fatto questo calcolo? I tecnici che hanno sollevato il problema sono
stati estromessi dall'Osservatorio sulla Torino-Lione, quelli che non
l'hanno fatto sono rimasti. Non è stata dunque una scelta "tecnica", ma
eminentemente "politica".
Va bene. Ma in base a quali calcoli, allora, quella decisione è stata
presa? Sembra evidente: il vantaggio preminente è quello di chi viene
chiamato a costruire l'opera, non l'"utilità economica e sociale per il
paese".
I "tecnici" come foglia di fico di interessi economici ben
riconoscibili (Saviano ci aggiunge le mafie; deve avere "buone fonti",
visto che vive sotto scorta), dunque. Del resto sappiamo bene che un
buon medico non si misura solo dalla quantità di "tecnica" che è in
grado di maneggiare. E che venir visitati da Gino Strada oppure da un
"consulente" in sala tortura non è proprio la stessa cosa. Neanche se il
secondo fosse davvero "tecnicamente superiore". Anzi...
Lettera aperta a Mario Monti
Espulso dall'Osservatorio perché criticoAngelo Tartaglia, Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia, Politecnico di Torino
Illustrissimo Sig. Presidente del Consiglio, ho ascoltato e poi letto le sue dichiarazioni riguardo al Tav e vorrei provare a scriverle pubblicamente, come pubbliche sono state le sue parole. Io sono stato membro dell'Osservatorio tecnico sulla Torino-Lione fino alla fine del 2009. Dopo tale data il governo decise di escludere dall'Osservatorio le amministrazioni comunali che non dichiarassero a priori di accettare l'opera. Fino ad allora l'Osservatorio aveva raccolto una considerevole mole di documentazione, valsa tra l'altro a sfatare la leggenda dell'imminente saturazione della linea storica, ma non aveva mai discusso l'utilità e la rilevanza economica della nuova ferrovia. La motivazione addotta allora dal presidente dell'Osservatorio per questa mancata discussione era che l'analisi costi-benefici sarebbe stata fatta in seguito, in presenza di un progetto esecutivo.
Dall'inizio del 2010 il compito del nuovo Osservatorio, depurato delle voci critiche, è stato esclusivamente quello di occuparsi del come fare la nuova linea e non dell'accertarne l'utilità. Peraltro il commissario di governo e presidente dell'osservatorio ha anche affermato in televisione qualche giorno fa che i comuni interessati dalla nuova opera sono solo due, omettendo di dire che nel nuovo osservatorio ce ne sono molti di più e anche del tutto estranei a qualsiasi versione della costruenda linea. La sua affermazione, inoltre, si riferisce esclusivamente allo sbocco del tunnel internazionale. Ora è chiaro che se l'intervento dovesse limitarsi al solo tunnel di base la capacità complessiva della linea resterebbe esattamente quella di oggi in quanto la portata di un condotto è determinata dalla sua sezione più stretta, non dalla più ampia.
Torno al problema dei vantaggi e degli svantaggi.Nel luglio del 2009, in occasione di un incontro con i sindaci della valle, svoltosi presso la prefettura di Torino, l'allora ministro Matteoli affermò che sulla base di studi in suo possesso la linea storica si sarebbe prestissimo saturata. Non essendo in quella sede consentito ai tecnici di prendere la parola, gli scrissi subito dopo pregandolo di far pervenire all'osservatorio gli studi su cui si basavano le sue affermazioni, visto che l'osservatorio stesso non ne era a conoscenza e anzi era arrivato a conclusioni opposte. Dopo alcune settimane mi arrivò una risposta burocratica di poche righe, ma nessuno studio o documento.Il 4 novembre 2011 si svolse, al Politecnico di Torino, un seminario pubblico sull'utilità o meno del Tav Torino-Lione. In quella sede due esponenti dell'osservatorio (di cui ormai non facevo più parte) fecero affermazioni in merito all'economicità dell'opera che sarebbe stata comprovata dall'analisi costi-benefici effettuata da quell'organo tecnico. Sollecitati o a rendere esplicite le loro argomentazioni o a produrre lo studio cui si riferivano, dissero che non lo facevano per correttezza in quanto l'analisi costi-benefici aveva avuto qualche ritardo tecnico ma stava per essere resa pubblica.Quattro mesi dopo (venerdì scorso) Lei ha dichiarato che l'analisi costi-benefici mostra l'utilità dell'opera e che sarà presto pubblicata.
Capirà che un osservatore neutrale potrebbe trovare singolare che per un'opera proposta ormai più di vent'anni fa, e con tutto quello che sta succedendo, una analisi costi-benefici non sia ancora stata resa pubblica. Molti trovano anche curioso che per un'opera di tale rilevanza l'analisi tecnico-scientifica circa vantaggi e svantaggi venga fatta dopo aver assunto la decisione e non prima di assumerla.Io vorrei vivissimamente pregarla di utilizzare tutta l'autorità di cui dispone per far sì che effettivamente l'analisi costi-benefici venga pubblicata in tempi brevissimi e naturalmente anche che possa essere sottoposta ad esame critico tra pari, come è uso che avvenga negli ambienti scientifici.Lei ha il vantaggio di non aver bisogno di ricorrere a fiumi di parole roboanti e vaghe, come è vizio della politica corrente, e ha le competenze per cogliere la rilevanza e fondatezza delle argomentazioni che le vengono prospettate. D'altra parte credo che si renda perfettamente conto che, data la storia e le premesse di questo problema, non è possibile venirne a capo in termini di ordine pubblico. La prego, consenta a tutti di riportare questa vicenda sui binari della razionalità, senza sconti e senza presupposti. Grazie.
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