I giornali e le agenzie riportano oggi che il numero di nuove pensioni erogate dall’Inps nel primo semestre del 2012 è calato del 47% rispetto allo stesso periodo del 2011.
A
fronte del quasi dimezzamento delle nuove pensioni e dell’età media
effettiva di pensionamento che si è innalzata a 61,3 anni e cioè di
quasi un anno secco rispetto al 2011, che conferma una tendenza già
iniziata nel 2011 e che ha portato a ottimi risultati economici in
quell’anno sul versante puramente previdenziale, il presidente
dell’Inps Mastrapasqua ha dichiarato: “I dati Inps sul calo delle nuove pensioni dimostrano che le riforme hanno funzionato e che il sistema previdenziale
é stato messo in sicurezza”. Va dato atto peraltro a Mastrapasqua, di
avere sostenuto già dal 2010 che il sistema previdenziale era
stabilizzato, in questo concordando con moltissimi altri personaggi
pubblici ed esperti del settore.
A scanso di equivoci non è superfluo sottolineare che la riforma Fornero
non ha avuto alcun impatto di alcun genere sui risultati dell’Inps del
primo semestre del 2012, poiché i suoi effetti devastanti sulle persone e
quelli economici si cominceranno a sentire solo dal 2013.
Allora le domande che sorgono spontanee sono:
- Da quale infausta motivazione furono ispirati Trichet e Draghi quando nell’agosto 2011 scrissero la famosa lettera al Governo italiano nella quale chiedevano tra le altre cose che si mettesse mano con urgenza alla riforma della previdenza?
- Che cosa ha motivato Fornero a pensare e poi attuare la riforma che si sta rivelando, oltre che drammaticamente insostenibile per centinaia di migliaia di pensionandi senza lavoro, anche del tutto superflua?
- Perché le forze politiche hanno colpevolmente avallato la bieca riforma proposta da Fornero salvo apportare alcune modifiche meno che marginali?
Le
mie risposte sono le stesse già date altre volte. Trichet semplicemente
non sapeva di cosa parlava essendogli probabilmente sconosciuti i
dettagli del nostro sistema previdenziale. Draghi mirava a sostenere
preventivamente una riforma non necessaria ma che certamente è utile per
spostare a regime risorse dai contributi dei lavoratori alle spese dello Stato in altre aree e migliorare i conti pubblici.
Fornero ha attuato una riforma di cui è ideologicamente convinta da
sempre anche contro le evidenze di non necessità e ha trovato sponda da
tutti coloro che volevano “fare cassa”. I partiti politici hanno subito
ottusamente il ricatto consistente nel “prendere o lasciare”, e cioè o
si approva tutto ciò che il Governo Monti propone oppure lo stesso lascia.
Nessuna
di queste motivazioni ha radici nei conti del nostro sistema
previdenziale preesistente, che a questo punto solo un commentatore in
malafede potrebbe continuare a definire instabile e illumina meglio le
ragioni grettamente di cassa che stanno dietro alla furia riformatrice altrimenti ingiustificata.
I
circa 200.000 esodati che pagheranno sulla loro pelle la riforma
saranno agnelli sacrificali, il cui sangue non scorrerà per risanare i conti della previdenza
o per garantire pensioni migliori ai giovani di oggi, bensì per
bilanciare nei conti dello Stato spese quali l’assistenza (gestita
dall’Inps) oppure, peggio, per mantenere un flusso di risorse che
contribuisca a finanziare aree di spreco, clientelismo e parassitismo che non si andranno a toccare, perlomeno non sufficientemente.
Altresì, l’età pensionistica
più alta d’Europa verrà raggiunta con effetto quasi immediato non
perché ciò fosse necessario per i numeri previdenziali, ma per
migliorare la situazione di cassa dello Stato prelevando da una delle
poche aree in equilibrio grazie ai contributi dei lavoratori e delle imprese.
Ci
dissero, in dicembre, che occorreva la riforma perché lo Stato
rischiava di non poter neppure pagare le pensioni esistenti; ciò sembrò
da subito un’invenzione, sensazione confermata vedendo i conti della ragioneria dello Stato
che indicavano i primi benefici a partire dal 2013 e che quindi
rendevano non credibile che tali risparmi servissero a pagare le
pensioni nell’immediato.
Ci dissero anche che la riforma
era una delle cose necessarie per dare agli investitori internazionali
fiducia sul paese e quindi far abbassare lo spread; tutti hanno visto
cosa è successo in seguito allo spread e come questo sembri del tutto in dipendente dallo stato del nostro sistema pensionistico.
In
conclusione, ritengo che ci siano state raccontate molte storie
fantasiose che la realtà dei fatti smentisce una per una; di fronte a
questo occorre che il Governo ci liberi quanto prima della presenza del
ministro Fornero e che venga cancellata la sua riforma o almeno
modificata radicalmente con buon senso; ci si aspetterebbe che tutti i
partiti ne chiedessero le dimissioni, cosa che invece è stata fatta solo da alcune forze all’opposizione e nel non supportarla si è persa un’occasione.
Temo,
invece, che il ministro resterà al suo posto e che continuerà a
sostenere contro l’evidenza che la sua riforma era necessaria e che non
ci sono risorse per risolvere il problema di tutti gli esodati e che in partiti politici continueranno a giocare con proposte di legge
future ed emendamenti minimali, continuando a sottostare al ricatto
surreale di chi dice: “o questo governo esattamente com’è oppure il
diluvio”.
Continueranno su questa strada che però, è bene lo
sappiano, li porterà al tracollo elettorale e porterà la nazione a una
reale ingovernabilità; sempre che la rabbia degli esodati che oltre che
bastonati sono anche ora irrisi dalle cifre pubblicate dall’Inps,
saldata a quella dei lavoratori che vedono la pensione
allontanarsi enormemente senza un motivo reale, non esploda e costringa
finalmente qualcuno a smetterla di trincerarsi dietro favolette sempre
più risibili e ad affrontare la realtà del fatto che la riforma si può e
si deve modificare radicalmente, molto radicalmente e che le risorse
per il problema esodati ci sono, basta evitare di stornarle dalla previdenza
per destinarle ad altro e che cambiando il Ministro del lavoro non
necessariamente i Governi devono dimettersi; si chiama “rimpasto” ed è
doveroso quando la principale riforma di quel ministro viene smentita
dalla realtà dei numeri.
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