Il debito italiano (clicca per ingrandire) |
Euro: la sentenza è stata
emessa si attende l'esecuzione
godetevi le vacanze,
che ad
agosto potrebbe essere troppo tardi
di Moreno Pasquinelli, http://sollevazione.blogspot.com
Ho iniziato a scrivere
quest'articolo subito dopo il crollo degli scambi borsistici di venerdì 20
luglio, che com'è noto si muovono in maniera inversa agli interessi sui titoli
di Stato, anzitutto spagnoli e italiani. Segno dell'inestricabile connessione
tra i debiti sovrani e quelli bancari. Da almeno due anni andiamo dicendo che
lo scoppio del bubbone dell'euro sarebbe stato annunciato dal crack combinato di banche e debiti pubblici.
Dopo il venerdì nero, un'altra volta ancora il "lunedì nerissimo. Come volevasi dimostrare.
«È ancora tensione sugli spread europei. Il differenziale tra il Btp decennale italiano e il Bund tedesco è salito a 528 punti, con il rendimento del decennale italiano oltre il 6,39%, per poi stabilizzarsi intorno a quota 522. Lo spread tra i Bonos spagnoli e i Bund ha invece toccato la quota record di 643 punti con rendimenti oltre il 7,5%». [1]
Dopo il venerdì nero, un'altra volta ancora il "lunedì nerissimo. Come volevasi dimostrare.
«È ancora tensione sugli spread europei. Il differenziale tra il Btp decennale italiano e il Bund tedesco è salito a 528 punti, con il rendimento del decennale italiano oltre il 6,39%, per poi stabilizzarsi intorno a quota 522. Lo spread tra i Bonos spagnoli e i Bund ha invece toccato la quota record di 643 punti con rendimenti oltre il 7,5%». [1]
Si fa presto a fare i conti e a
trarne le conseguenze: se lo spread non si abbassasse subito, la Spagna
non riuscirebbe più a finanziare il suo debito e andrebbe in default —il
segnale inequivocabile è stato il tracollo dell'ultima asta. L'Italia la
seguirebbe a ruota. Il nostro paese dovrà rimborsare, solo per interessi sui
titoli che saranno portati all'incasso, circa 84 miliardi. L'anno scorso furono
78 —col che è smascherata smascherata la rapina antipopolare effettuata dal
governo "tecnico", servita solo a saziare la rendita finanziaria
globale.
Per niente peregrino, dunque, il
ragionamento di alcuni analisti che sostengono che se lo spread tra BTp
e Bund dovesse attestarsi a quota 500 i creditori dell'Italia fuggirebbero a
gambe levate e il paese seguirebbe a ruota Grecia (che, en passant, è
virtualmente fuori dall'euro, visto che la Bce non accetta più titoli pubblici
greci come collaterale per elargire prestiti e che lo stesso Fmi minaccia di
sospendere gli aiuti promessi) Irlanda, Portogallo e Spagna. [2] La paventata "tempesta
finanziaria d'agosto" è già qui. Lo spettro della catastrofe di cui
andiamo parlando incombe.
Tab. n.2. Debito pubblico mondiale 2012 (clicca per ingrandire) |
Il Ministro spagnolo del Bilancio
aveva candidamente ammesso che "senza l'aiuto della Bce la Spagna sarebbe
già fallita". In altre parole Madrid era già in stato di default de
facto. Ma questo i i potenti demiurghi che muovono i mercati
finanziari lo sapevano già. Come si vede a nulla sono servite, né le spietate
misure antipopolari del governo di Mariano Rajoy, né l'esborso da parte europea
di 100 Mld di euro per evitare il parallelo collasso del sistema bancario
spagnolo, né quindi le decisioni del vertice europeo del 28-29 giugno
—spacciato per grande successo dal bellimbusto Monti.
Ma perché la finanza mondiale ha
considerato queste misure pannicelli caldi? E' evidente: perché il problema non
è tanto la crisi spagnola ma quella dell'euro. Per essere più precisi: i mercati
danno per certo che la moneta unica è giunta al capolinea e che, semmai l'euro
dovesse sopravvivere, esso sarà la valuta della Germania e di pochi suoi
satelliti cosiddetti "virtuosi". La grande finanza, e quindi anche le
banche, si preparano quindi a far fronte ad un terremoto di inaudita potenza.
«Per capire quello che realmente
sta accadendo non bisogna tanto guardare in questa fase gli spread o
l'andamento delle Borse. Il mercato che conta è quello delle valute. E questo
mercato ci dice che dall'estero credono ogni giorno di meno all'euro. Nei
giorni scorsi, mentre i mercati azionari hanno tenuto, spinti come detto da
motivi tecnici legati alla scadenza di opzioni, sul mercato delle valute si è
assistito a un ulteriore inebolimento dell'euro. Non solo sul dollaro
statunitense. Ma anche su sterlina, dollaro canadese e australiano. Paesi (e
rispettive valute) considerate più sicuri in questo momento dagli investitori
stranieri. I dati parlano chiaro: nell'ultimo mese l'euro ha perso il 3,4%
sulla sterlina, il 5,8% sul dollaro australiano, il 4,6% sul dollaro canadese e
il 4% sul biglietto verde. È una costante emorraggia che indica che è in atto
uno spostamento di liquidità su queste valute da parte di investitori che non
credono al progetto euro. In sostanza, leggendo quello che ci dice il mercato
dei cambi emerge che mai come in questo momento la finanza stia prezzando alto
il rischio deflagrazione dell'euro». [3]
Un terremoto che sconquasserà non
solo gli equilibri economici e geopolitici europei sorti dopo il 1989, ma pure
quelli sociali. Se posso azzardare una previsione: i conflitti di classe
che attraverseranno la Spagna saranno ben più potenti di quelli che hanno
scosso la Grecia, ciò per varie ragioni, che attengono anche alle diverse
composizioni e stratificazioni sociali dei due paesi. Oggi si parla del
"contagio" dei debiti sovrani, domani avremo quello dei conflitti e
delle rivolte. Chi non si prepara a questi scenari, chi è in preda alla
catalessi politico-cognitiva, è meglio che si faccia da parte.
In teoria ci sarebbe una maniera
per far calmare le acque tempestose e per rimandare la fine dell'eurozona —per
allontanare la tempesta beninteso, non per placarla. Lasciamo perdere la
chimera della definitiva unificazione politica. Ammesso che sia realizzabile i
tempi sono troppo lunghi. La soluzione potrebbe essere quella l'applicazione da
parte della Bce di politiche monetarie espansive. L'hanno chiesto non solo gli
americani e gli inglesi, ma pure i Brics con in testa la Cina. Il fatto nuovo è
che in maniera ufficiale l'ha chiesto anche il Fmi, sancendo così una
fratturazione senza precedenti con le autorità euro-tedesche. Nel suo rapporto
del 18 luglio dedicato all'eurozona il Fmi ha rotto gli indugi, sostenendo che
l'euro è in pericolo, e quindi chiesto alla Bce non solo una nuova riduzione
dei tassi d'interesse ma «.. iniezioni di liquidità per le banche, acquistando
titoli sovrani che devono essere chiaramente annunciati, e massicci
quantitative easing. Il Fmi invita ad usare la politica monetaria fino in fondo
anche con mezzi non ortodossi per uscire dalla crisi dei debiti». [4]
La risposta tedesca, per bocca di
Mario Draghi, non si è fatta attendere. Ed è stata davvero esilarante. Sabato
21 luglio, a mercati chiusi Draghi ha pomposamente dichiarato che "la
moneta unica è irreversibile". Si è guardato bene, tuttavia, di promettere
una svolta nella politica monetaria della Bce. Ha solo fumosamente detto che
l'Istituto di Francoforte "è molto aperto e pronto ad agire senza
tabù" (sic!), per poi precisare, a scanzo di equivoci, che se lui sta lì è
per grazia tedesca, e quindi ribadendo la dottrina monetarista: «Il nostro
mandato non è risolvere i problemi degli Stati, ma di garantire la stabilità
dei prezzi e mantenere la stabilità del sistema finanziario». [5]
Ora, a parte il fatto che per far
sì che la Bce di applichi le stesse politiche espansive delle banche centrali
americana e inglese occorrerebbe stravolgere il suo Statuto ma pure i tratti
fondativi dell'eurozona (ancora una volta il fattore tempo), la sostanza è che
il dominus dell'Unione, la Germania, non vuole saperne di stampare
moneta per salvare gli stati con l'acqua alla gola. Ciò significa che nei piani
alti di Berlino e Francoforte danno per finita l'avventura eurista, che stanno
preparando quella che abbiamo chiamato esplosione controllata dell'euro [6], che forse è davvero
"irreversibile", ma solo nel senso che sarà la moneta della Germania
e dei suoi satelliti.
In questo senso si comprende la
decisione della Corte costituzionale tedesca di rimandare al 12 settembre la
sua sentenza sul MES/ESM, fondo "salva-Stati" che non è quindi
entrato in vigore il 9 luglio come previsto e le cui risorse (comunque
insufficienti) non sono quindi disponibili adesso che ce ne sarebbe vitale
bisogno. Ciliegina sulla torta: la Csu bavarese, che tieni in pedi il
governo di Berlino, spalleggiata dal Ministro degli Esteri Westerwelle, ha
ufficialmente chiesto che la Grecia sia cacciata dall'eurozona. E' così
accaduto che il piano di aiuti per le banche spagnole sia stato approvato solo
col voto di verdi e socialdemocratici. Per dire che la maggioranza della Merkel
è oramai solo virtuale. Ma per capire che aria tiri in Germania davvero
sintomatico quanto affermato dall'ex Ministro delle finanze della Merkel, il
socialdemocratico Steinbrueck: "l'euro sopravviverà ma qualche paese
ne uscirà". [7]
Tab. n.4. (dati 2011) Clicca per ingrandire |
Gran parte degli economisti,
seguiti a ruota dai politici di ogni parrocchia, compresi quelli alla Syriza,
gridano allo "egoismo tedesco". Continuano a scambiate i sogni
europeisti alla Spinelli con la realtà. Perché mai uno stato, il tedesco, che
ottiene così tanti vantaggi dalla politica monetarista dovrebbe disfarsene? Col
marco allargato (leggi: euro) si finanzia sui mercati praticamente a gratis,
aumenta l'export grazie all'euro debole, droga quindi a basso costo la sua
economia e la sua competitività. Le decisioni economiche non sono più forse
adottate in base alla relazione costi-benefici? E allora che gli
"scanzafatiche" mediterranei ne predano atto, invece di piagnucolare
e elemosinare alla corte di Berlino! Decidano essi di programmare e
autodeterminare l'uscita dall'eurozona e riprendersi la sovranità monetaria.
Non lo faranno, essi non lo
faranno. No ne hanno la stoffa. Si sono incatenati come agnelli inermi al ceppo
di Berlino e, pur di ottenere l'aiuto e l'indulgenza del druida, hanno offerto
in sacrificio gli ultimi scampoli di sovranità. Da servi hanno promesso di
ridursi in schiavitù. Il grande rifiuto non può che venire dal popolo, dalla
sua sollevazione, la quale soltanto potrà secernere una nuova classe dirigente
e, in mezzo dolorose doglie, riscattare il paese.
Intanto godetevi subito le vacanze,
che ad agosto potrebbe essere troppo tardi.
..................................
Note
[1] Corriere.it, ore 13:30 del 23 luglio
2012. I dati si riferiscono al "mercato secondario", cioè
alla compravendita di titoli già piazzati dagli Stati.
[2] Oscar Giannino, 5 luglio 2012
[3] Vito Lops, Perché
è tornata la paura sui mercati? Borse e spread non fanno più fede: bisogna
guardare valute e opzioni. Il Sole24Ore.com, del 20 luglio 2012
[4] Vittorio Da Rold, Allarme
del Fmi: euro in pericolo. Il Sole 24 Ore del 19 luglio 2012
[5] A. Me. Il Sole 24 ore
del 22 luglio 2012
[6] Moreno Pasquinelli, Mettetevi
l'anima in pace. sollevAzione del 9 luglio 2012
[7] Giovanni Stringa, La
fronda tedesca senza fianco sud. Corriere della sera del 22 luglio 2012
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