Una
sentenza storica che rischia di cambiare le sorti di migliaia di
famiglie italiane vessate dalla crisi e dai debiti, subissate da
cartelle esattoriali a 4 zeri e da ingiunzioni di pagamento portate
avanti con metodi che hanno scatenato non poche polemiche. Oggi
finalmente la rabbia dei cittadini, che nei mesi scorsi si è manifestata
in taluni casi in continui ricorsi puntualmente ignorati, in altri, più
estremi, in manifestazioni, minacce e pacchi bomba, ha trovato una via
assolutamente legale per esprimersi.
Ad aprirla un giudice di pace di Genova che ha emanato una sentenza
destinata a fare scuola: le cartelle esattoriali di Equitalia inviate
per posta raccomandata sono nulle. Il giudice ha dato infatti ragione ad
un ex impiegata di Sanpierdarena finita in cassa integrazione che,
impossibilitata a pagare le multe, era arrivata ad accumulare verbali
per oltre 8mila euro: la donna, assistita dall’avvocato Roberto Bianchi,
ha perciò presentato ricorso, fondandolo su una legge che non permette
più alla società pubblica incaricata della riscossione nazionale dei
tributi di notificare gli avvisi di pagamento tramite raccomandata.
Il motivo? Sarebbe troppo alto il rischio che qualcosa vada storto,
che le missive non arrivino a destinazione, che il mittente abbia
cambiato casa. Per essere valido, dunque, il verbale può essere sì
recapitato per corrispondenza, ma solo se ad effettuare l’operazione
siano i soggetti autorizzati (un ufficiale giudiziario o un messo
comunale) e non soggetti terzi come gli impiegati della società.
La strategia adottata dalla donna si è rivelata un successo che crea
un precedente importante, un arma legalissima nell'infinita lotta tra i
contribuenti esausti e l'odiatissima Equitalia.
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