Parlare di tagli alla spesa pubblica e di
spending review significa fare i conti con un dato. Ad assorbire gran
parte delle retribuzioni per i lavoratori pubblici sono i dirigenti.
I loro stipendi aumentano quando si taglia quelli altrui e il
loro peso sulla spesa previdenziale è fortemente asimmetrico. L'esempio
del Comune di Firenze.
Che cos’è la "ripesatura"? Secondo quanto diffuso dall'Usb, del
Comune di Firenze è "il peso specifico che ogni singola posizione
dirigenziale ha all’interno dell’Ente, e sulla base del quale viene
attribuita una indennità di posizione variabile da circa 38.900 € a
circa 50.600 € annue. Sulla base di questa ripesatura, l’Organismo
Indipendente di Valutazione a seguito dell’attività svolta, ha
evidenziato per 8 strutture Dirigenziali la necessità di dare un maggior
peso alle stesse passandole da parametro B a parametro A e da parametro
F a parametro E". Tradotto in soldoni: "Ciò comporta un incremento
annuale pari a 4.500 € per il passaggio da B ad A e di 3.300 € per il
passaggio da F a Il provvedimento dirigenziale è stato approvato il 15
giugno scorso ma con decorrenza dal 3 Febbraio 2010 informa l’Usb. Tutto
ciò avviene in tempi di spending review e rischia di suonare un bel po'
contraddittorio ma rivelatore. "Ci sembra un po' zoppicante – commenta
Stefano Cecchi, esponente fiorentino Usb – quando si trattta di
aumentare gli stipendi ai dirigenti, i soldi si trovano, spesa o non
spesa, quando si tratta di pagare somme già "lavorate" (nel senso che i
dipendenti hanno già svolto il lavoro richiesto e per cui stanno
aspettando i pagamenti) bisogna ricorrere alla spending review. Dunque,
va bene la spending review, ma per chi?...".
Ma quello del Comune di Firenze, non è un episodio particolare. Lo
indica anche un documento messo a punto dal Cnel (Comitato Nazionale
Economia e Lavoro) proprio sulla spending review e consegnato al governo
segnala come uno dei problemi dell’aumento della quota di spesa
pubblica destinata alle retribuzioni dei lavoratori pubblici, non sia il
loro numero che invece è al di sotto della media dei paesi
industrializzati aderenti all’Ocse. Il problema è che “gli organismi
dirigenziali delle amministrazioni centrali e degli enti pubblici si
sono dilatati nel tempo per effetto dell’incremento delle funzione
svolte, delle spinte interne ed esterne”. Troppi dirigenti dunque e
troppi superstipendi conseguenti.
Il documento completo del Cnel: Cnel OOPP__20spending__20review.pdf2.04 MB
La quota della torta delle retribuzioni dei lavoratori pubblici che
costoro si portano via ogni anno, è inversamente proporzionale ai fondi
destinati al resto dei dipendenti. Anche nel sistema previdenziale si
evidenzia questa asimmetria. In Italia il 45 % dei pensionati (7 milioni
e 425mila pensionati) che stanno sotto i 1000 euro assorbe solo il 22%
della spesa totale. Le pensioni sopra i 2000 euro sono pari al 16,75%
del totale e assorbono il 33,49 della spesa totale. Il 4% delle pensioni
(660mila trattamenti) che supera gli 8000 euro mensile, inghiotte da
solo il 30% delle risorse totali della spesa previdenziale.
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