martedì 3 luglio 2012

Spending review/1. Il “peso” dei dirigenti di Stefano Porcari, www.contropiano.org

Parlare di tagli alla spesa pubblica e di spending review significa fare i conti con un dato. Ad assorbire gran parte delle retribuzioni per i lavoratori pubblici sono i dirigenti.
I loro stipendi aumentano quando si taglia quelli altrui e il loro peso sulla spesa previdenziale è fortemente asimmetrico. L'esempio del Comune di Firenze.
Che cos’è la "ripesatura"? Secondo quanto diffuso dall'Usb, del Comune di Firenze è "il peso specifico che ogni singola posizione dirigenziale ha all’interno dell’Ente, e sulla base del quale viene attribuita una indennità di posizione variabile da circa 38.900 € a circa 50.600 € annue. Sulla base di questa ripesatura, l’Organismo Indipendente di Valutazione a seguito dell’attività svolta, ha evidenziato per 8 strutture Dirigenziali la necessità di dare un maggior peso alle stesse passandole da parametro B a parametro A e da parametro F a parametro E". Tradotto in soldoni: "Ciò comporta un incremento annuale pari a 4.500 € per il passaggio da B ad A e di 3.300 € per il passaggio da F a Il provvedimento dirigenziale è stato approvato il 15 giugno scorso ma con decorrenza dal 3 Febbraio 2010 informa l’Usb. Tutto ciò avviene in tempi di spending review e rischia di suonare un bel po' contraddittorio ma rivelatore. "Ci sembra un po' zoppicante – commenta Stefano Cecchi, esponente fiorentino Usb – quando si trattta di aumentare gli stipendi ai dirigenti, i soldi si trovano, spesa o non spesa, quando si tratta di pagare somme già "lavorate" (nel senso che i dipendenti hanno già svolto il lavoro richiesto e per cui stanno aspettando i pagamenti) bisogna ricorrere alla spending review. Dunque, va bene la spending review, ma per chi?...".
Ma quello del Comune di Firenze, non è un episodio particolare. Lo indica anche un documento messo a punto dal Cnel (Comitato Nazionale Economia e Lavoro) proprio sulla spending review e consegnato al governo segnala come uno dei problemi dell’aumento della quota di spesa pubblica destinata alle retribuzioni dei lavoratori pubblici, non sia il loro numero che invece è al di sotto della media dei paesi industrializzati aderenti all’Ocse. Il problema è che “gli organismi dirigenziali delle amministrazioni centrali e degli enti pubblici si sono dilatati nel tempo per effetto dell’incremento delle funzione svolte, delle spinte interne ed esterne”. Troppi dirigenti dunque e troppi superstipendi conseguenti.
Il documento completo del Cnel: pdfCnel OOPP__20spending__20review.pdf2.04 MB
La quota della torta delle retribuzioni dei lavoratori pubblici che costoro si portano via ogni anno, è inversamente proporzionale ai fondi destinati al resto dei dipendenti. Anche nel sistema previdenziale si evidenzia questa asimmetria. In Italia il 45 % dei pensionati (7 milioni e 425mila pensionati) che stanno sotto i 1000 euro assorbe solo il 22% della spesa totale. Le pensioni sopra i 2000 euro sono pari al 16,75% del totale e assorbono il 33,49 della spesa totale. Il 4% delle pensioni (660mila trattamenti) che supera gli 8000 euro mensile, inghiotte da solo il 30% delle risorse totali della spesa previdenziale.

Nessun commento: