In una intervista a Il Manifesto Sergio Cofferati
sottolinea la differenza tra la mobilitazione da lui guidata, con
successo, nel 2002 contro il tentativo di Berlusconi di colpire
l'articolo 18 e quella promossa oggi dalla CGIL . Allora si univano
opposizione sociale e opposizione politica oggi, dice Cofferati, bisogna
mobilitare il popolo del centrosinistra contro chi lo rappresenta al
governo. È vero, ma così non si sottolinea solo una difficoltà ma una
contraddizione. Il collateralismo tra CGIL e PD è un dato di fatto e che
esso sia avvenuto soprattutto tra il gruppo dirigente sindacale e
l'attuale minoranza di quel partito non cambia la sostanza. Anzi la
aggrava perché dà spazio al qualunquismo di potere di Renzi e della sua
banda.
Quando l'attuale minoranza del PD era maggioranza e
sosteneva il governo Monti, la CGIL ha lasciato passare la più feroce
controriforma delle pensioni d'Europa e la prima gravissima modifica
dell'articolo 18. È stato infatti il governo dei tecnici, con il
consenso di CGIL CISL UIL, ad aprire la via alla sostituzione della
reintegra con il risarcimento monetario nel caso di licenziamento
ingiustificato. E già abbiamo centinaia di licenziamenti che il giudice
ha riconosciuto come ingiusti, che nel passato avrebbero avuto come
conseguenza il ritorno del lavoratore colpito nel suo posto di lavoro, e
che invece oggi si concludono con un po' di soldi che non compensano
certo un futuro di disoccupazione. È chiaro che Renzi vuole andare
oltre, abolendo sostanzialmente la reintegra e soprattutto, come ha più
volte dichiarato, togliendo ogni ruolo ai giudici. Che per lui come per
ogni reazionario non debbono più ingerirsi nel rapporto tra impresa
lavoratore: lì ci deve essere solo il mercato, non il diritto. Susanna
Camusso ha colto la gravità dei propositi del segretario del PD capo
di governo, ma cerca di chiudere un portone che ha lasciato spalancato.
Se la CGIL avesse lottato sul serio contro Monti e la riforma Fornero
delle pensioni, e allora c' erano tra i lavoratori consenso e forza
sufficienti , oggi non subirebbe impaurita gli sberleffi di Renzi, e
soprattutto sarebbero i lavoratori a reagire. L'abilità manipolatrice
permette invece al presidente del consiglio di esercitare una operazione
in totale malafede, ma non per questo poco efficace. Il capo del
governo mette assieme il dilagante scontento in tutto il mondo del
lavoro verso la passività di CGIL CISL UIL, che per me è sacrosanto, con
la vandea reazionaria di chi sostiene che il sindacato ha rovinato
l'Italia. Lo può fare perché la CGIL, soprattutto in questi anni di
crisi, si è ritirata dal conflitto per paura di perderlo. Così Renzi
accusa di essere fermi agli anni 70 gruppi dirigenti sindacali che per
primi hanno messo in discussione le pratiche e la cultura di quel
decennio e che per primi in ogni riunione premettono : non siamo più
negli anni 70!
Sergio Cofferati probabilmente ricorderà che in un
congresso della CGIL di quasi venti anni fa con Claudio Sabattini fu
posta la necessità della totale indipendenza della CGIL dal quadro
politico . Quella scelta non fu fatta e ora il collateralismo da
condizione di sopravvivenza diventa un danno. Renzi può vantarsi: noi
con la CGIL non c'entriamo niente anzi, ma Susanna Camusso non può
rompere con il PD. Se lo facesse, per i promotori del jobsact sarebbe un
colpo ben più duro che quello di uno sciopero generale. Ma ripeto, con
l'attuale intreccio tra sistema politico e sistema sindacale, che
percorre tutto il paese, Camusso non potrebbe dire basta con il PD
neppure se lo volesse.
Ma la questione non é solo di rapporti politici.
Ancora una volta la CGIL deve verificare che il patto tra i produttori,
cioè quell'accordo tra i rappresentanti delle forze produttive con il
quale condizionare la politica che il gruppo dirigente sindacale
persegue da anni, quell'accordo non esiste. Dalla Confindustria alle
banche alle cooperative, tutto il sistema delle imprese ha mollato la
CGIL e si è schierato con Renzi. CISL e UIL naturalmente han fatto lo
stesso. Eppure solo il 10 gennaio di quest'anno si era firmato un testo
sulla rappresentanza, per me liberticida, che veniva presentato come il
nuovo avvio della stagione delle regole.
Anche sul merito dei provvedimenti del governo la
CGIL non riesce ad avere una posizione senza contraddizioni. Come si fa
ad accreditare la positività del contratto a tutele crescenti, quando è
chiaro che con esso passa il principio che si é termine in ogni istante
del rapporto lavorativo, perché in ogni momento si può essere licenziati
ingiustamente e mandati casa? Anche la FIOM qui ha preso una cantonata.
Non credo che si possa davvero lottare contro la
svolta reazionaria di Renzi, ispirata da Draghi e Marchionne, con il
peso di tutte queste contraddizioni sulle spalle. Non credo che si possa
ottenere un risultato restando in continuità con un modello sindacale
che ha accumulato solo sconfitte. Renzi fa il gradasso e prende in giro
la CGIL perché conta di aver sempre di fronte il solito sindacato
rassegnato al meno peggio. O i sindacati, la CGIL, cambiano rapidamente e
nella direzione esattamente opposta a quella seguita negli ultimi
trenta anni, rompendo con il PD e con il sistema di potere che sostiene
il governo, oppure sarà un'altra terribile sconfitta. Che ricadrà tutta
sulle condizioni di un mondo del lavoro che già sta precipitando verso i
livelli più bassi d'Europa.
Nessun commento:
Posta un commento