Per la prima volta da molti anni un governo europeo adotta
una decisione sensata dal punto di vista economico e sociale. Sto
parlando della decisione del governo francese di allungare
unilateralmente e senza l'accordo con la Commissione europea il piano del rientro del deficit.
Si tratta di una decisione del tutto insufficiente perché non viene
messo in discussione l'impianto di fondo delle politiche europee ma per
la prima volta si va nella direzione giusta.
A questo punto gli
alibi del governo Renzi sono caduti: se Renzi vuole effettivamente
cambiare le politiche europee non ha che da seguire la Francia sulla strada tracciata:
dica chiaramente che l'Italia aumenterà il deficit di un paio di punti
per avere le risorse per mettere al lavoro un milione di persone in
tempi rapidissimi: dal riassetto idrogeologico del territorio, al
rifacimento degli acquedotti-colabrodo, alla manutenzione degli edifici
pubblici, alla messa a valore del patrimonio storico e archeologico fino
al superamento delle liste di attesa in sanità. Non c'è che l'imbarazzo
della scelta perché in questa folle austerità tanti, troppi, sono i
lavori assolutamente utili e necessari che non sono stati fatti con la
scusa che non c'erano soldi. I soldi al contrario ci sono e le banche
private li hanno a gratis (0,05% di interesse) mentre i trattati europei
condannano gli stati a fare tagli su tagli.
Renzi ha una ulteriore carta dalla sua: è il presidente di turno dell'Unione
e ha quindi l'autorevolezza e la condizione per rafforzare la scelta
francese e puntare a generalizzarla. Fino ad oggi la presidenza
italiana dell'europa non ha prodotto nulla: è l'occasione giusta.
Non
si dica che non è corretto disobbedire unilateralmente ai trattati, che
bisogna discutere ma rispettare i patti. Per come funziona l'Unione
Europea, per il numero incredibile di stupidaggini codificate nei
trattati, la modifica dell'indirizzo economico dell'Unione attraverso il
consenso di tutti è impossibile da ottenere. Si possono battere i pugni
sul tavolo di Bruxelles forte - come vuole Renzi - o fortissimo - come
vuole Grillo - il risultato è identico: nulla di nulla.
L'unica
strada per cambiare l'Europa prima che deflagri in un disastro epocale a
causa delle politiche di austerità, è quella della disobbedienza
unilaterale, della pratica dell'obiettivo, del consapevole perseguimento
di un indirizzo diverso da quella che piace alla Merkel.
Renzi ci
dirà quindi nelle prossime ore se vuole veramente uscire dalle
politiche di austerità oppure se è solo uno scaltro teatrante che ogni
giorno sbraita ma quando ne ha l'occasione nulla fa. Non è più il tempo
delle lamentele, dei mugugni, è il tempo dei fatti!
Non sarebbe la
prima volta che l'ignavia del PD e dei suoi recenti antenati condanna
l'Europa al disastro. Alla fine degli anni '90 il governo Jospin aveva
fatto la legge sulle 35 ore in Francia,
conquistate a sua volta dall'IG metal - per via sindacale - in
Germania. In Italia c'era il governo Prodi e noi di Rifondazione
Comunsita chiedemmo giustamente di fare anche in Italia una legge sulle
35 ore. Se questo fosse avvenuto la storia dell'Europa sarebbe cambiata e
invece delle politiche di austerità e della deregulation del mercato
del lavoro messa in campo negli anni successivi in Germania sarebbe
stato possibile imboccare un'altra strada, centrata sulla
redistribuzione del reddito e del lavoro invece che sulla compressione
dei diritti e dei salari. La storia ci racconta come andò a finire:
Prodi traccheggiò un anno ma scelse la via liberista, Rifondazione
giustamente uscì dalla maggioranza e fece cadere il governo, Jospin
restò isolato e in Germania la linea neoliberista di Scroeder ebbe la
meglio sull'impianto socialdemocratico di Lafontaine.
Oggi la
storia ripropone un bivio nella vita dell'Europa. Noi comunisti, noi di
sinistra, siamo per imboccare con nettezza la strada dell'uscita dalle
politiche neoliberiste. Anche perchè peccare umanum est, perseverare diabolicum.
*Segretario nazionale PRC
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