Moltissimi italiani hanno visto
indiretta o in differita il provocatorio gesto autolesionista di un
minatore della CarboSulcis asserragliato con i suoi compagni nella
miniera imbottita di esplosivo. Quel minatore ha mostrato a tutti noi il
colore del suo sangue proprio lì nel cuore del terminale della
virtualità mediatica, lo schermo del televisore e, di colpo ha riportato
al centro del nostro sguardo la realtà prima e ultima: «L’essere umano è
fatto di carne e sangue, di affetti e di sentimenti, di dignità, di
pensiero, ma anche di budella. Prima di infliggersi la ferita al braccio
quel minatore ha detto che non si sarebbe fatto togliere la vita da chi
detiene il potere su quella miniera che è fonte del suo lavoro e quindi
della sua vita e di quella dei suoi cari.
E ha dichiarato di essere pronto a
togliersela da sé la vita, se questo è ciò che si vuole da lui. In quel
gesto dimostrativo estremo seguito a quelle parole c’è tutta
l’affermazione radicale della dignità di chi vive del proprio lavoro.
Sono donne e uomini che non hanno alle spalle bonus, rendite, amicizie
che contano, privilegi, fringe benefit, proprietà. Sono esseri umani che
contano su se stessi, sulla famiglia, sui compagni e che sperano di
contare sulle organizzazioni del lavoro che ne difendano i diritti senza
cedere. Le parole e il gesto di quel minatore, la determinata presenza
dei suoi compagni sono diretti in prima istanza alla proprietà della
miniera, ma immediatamente dopo a tutto il potere economico, al governo
in carica, ma soprattutto sono un messaggio drammatico indirizzato a
quelle forze politiche che dovrebbero rappresentare le istanze del
lavoro.
Una forza che rappresenta le istanze del lavoro esiste nel nostro Paese è la Fiom, una forza con una visione chiara del proprio posizionamento, una forza responsabile che non si lascia sedurre dalle sirene di false innovazioni del mercato del lavoro, ma la Fiom non può essere lasciata sola ed esposta ad ogni tipo di aggressione pretestuosa da parte dei pseudo Soloni del liberismo. Il sedicente fronte progressista deve assumersi fino in fondo le proprie responsabilità, fare scelte chiare, impegnarsi a riportare la questione del lavoro al centro del proprio progetto politico, ma non solo a parole concedendo contentini alla retorica delle circostanze. Al di là delle chiacchiere da talk show sulla fine delle differenze fra destra e sinistra esiste ancora una demarcazione netta ed inequivocabile come bene ha spiegato Vittorio Zucconi in un dibattito sulla 7: i progressisti ritengono il welfare state irrinunciabile e si propongono di promuoverlo, i conservatori vogliono comprimerlo per demolirlo. E il welfare si fonda sulla dignità della persona, del lavoro e sulla giustizia sociale.
Una forza che rappresenta le istanze del lavoro esiste nel nostro Paese è la Fiom, una forza con una visione chiara del proprio posizionamento, una forza responsabile che non si lascia sedurre dalle sirene di false innovazioni del mercato del lavoro, ma la Fiom non può essere lasciata sola ed esposta ad ogni tipo di aggressione pretestuosa da parte dei pseudo Soloni del liberismo. Il sedicente fronte progressista deve assumersi fino in fondo le proprie responsabilità, fare scelte chiare, impegnarsi a riportare la questione del lavoro al centro del proprio progetto politico, ma non solo a parole concedendo contentini alla retorica delle circostanze. Al di là delle chiacchiere da talk show sulla fine delle differenze fra destra e sinistra esiste ancora una demarcazione netta ed inequivocabile come bene ha spiegato Vittorio Zucconi in un dibattito sulla 7: i progressisti ritengono il welfare state irrinunciabile e si propongono di promuoverlo, i conservatori vogliono comprimerlo per demolirlo. E il welfare si fonda sulla dignità della persona, del lavoro e sulla giustizia sociale.
leparole-ipensieri.comunita.unita.it
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