giovedì 18 settembre 2014

Podemos e la costruzione di un’alternativa politica (1/2) di Michele Orini, Esseblog.it

los-desafios-de-podemos
 
Sono anni che sento parlare, a sinistra, della necessità di ripartire dalla base, dai territori, dal basso … per costruire un’alternativa politica. E allora mi sono detto che in questo blog forse potevo cercare di ragionare un po’ su come in Spagna sia nato e cresciuto Podemos: un partito nato da molto in basso: dalla gente e dalle sue piazze, strade, università e luoghi di lavoro.
Di Podemos ho già scritto qualcosina all’indomani delle elezioni. Da quell’inaspettato 8% Podemos è cresciuto velocemente, fino a raggiungere, secondo i sondaggi, un 20% circa d’intenzioni di voto. Ed è ormai considerato dall’opinione pubblica e da tutti i partiti come un soggetto politico fondamentale. Al punto che persino il dibattito pubblico organizzato qui a Londra con alcuni esponenti di Podemos (più Ken Loach e Owen Jones) in Spagna è diventato subito notizia da quotidiano nazionale.
La domanda quindi è: come diamine ha fatto Podemos ad arrivare fin qui? A scardinare la politica spagnola ed accendere tante speranze?
Anticipo qui le conclusioni di quello che mi sembra di aver capito in questi pochi mesi di collaborazione (faccio parte di un circolo territoriale):
Un contesto socio-politico ed economico disastroso ha creato le condizioni favorevoli per una rottura con un sistema politico incapace di rispondere ai bisogni della gente.
Il movimento del 15M, cominciato nel 2011 ed ancora forte e presente in una miriade di associazioni e collettivi, ha generato consapevolezza politica, reso partecipe buona parte della popolazione, amplificato l’urgenza di giustizia sociale ed esplorato nuove forme di democrazia.
I promotori di Podemos hanno capito (non che fosse difficile) che in questo contesto un progetto politico che migliori realmente le cose ha bisogno di ottenere il maggior consenso possibile, senza però piegarsi al pensiero unico, dominante, quello delle ragioni dei ricchi e dei potenti, quello che ci ha portato a vivere in società sempre più diseguali e precarie (vocazione maggioritaria di sinistra?).
Hanno quindi deciso di agire (e qui viene la parte difficile) ed hanno puntato tutto su : maggiore e migliore democrazia sia come fine che come mezzo (il governo della gente, per la gente), partecipazione (come garanzia di democrazia), inclusione (come moltiplicatore di consenso ed ulteriore garanzia di democrazia), integrità morale (niente privilegi, niente menzogne), trasparenza (nessuna stanza dei bottoni), chiarezza (Podemos rappresenta la maggioranza della gente le cui condizioni di vita sono peggiorate a causa dell’ingordigia di una ristrettissima élite economica e politica), un linguaggio nuovo (che eviti le etichette esistenti e ne elabori, inevitabilmente, di nuove), coraggio (uscire dalla crisi è questione di volontà politica).
E la risposta della gente, resa improvvisamente soggetto politico, non si è fatta attendere.
Il contesto e i prerequisiti per la nascita di un’alternativa politica
Non ci vuole un genio per capire che il contesto è fondamentale per creare una forza politica alternativa e di rottura. Però credo che valga la pena partire lo stesso da qui, perché se ci si dimentica delle cause, si finisce per non capire appieno gli effetti.
- Contesto economico: le cose devono andare male. Per molti. Senza cadere nell’errore del “tanto peggio tanto meglio”, bisogna riconoscere che il punto di partenza è, purtroppo, la sofferenza, e quindi la necessità di cambiamento. Secondo Juan Carlos Monedero, uno dei promotori di Podemos, la trasformazione si costruisce in cinque passi: soffrire-capire-volere-potere-agire. Il primo passo, appunto: soffrire. In Spagna la disoccupazione è da cinque anni sopra il 20%, 350 mila persone hanno perso la casa dall’inizio della crisi, due milioni di bambini vivono al di sotto della soglia di povertà, il numero di suicidi è in aumento ecc.
- Contesto culturale: l’egemonia culturale, ovviamente di destra e neoliberista (in fin dei conti siamo in Europa, nel XXI secolo) deve presentare qualche crepa attraverso la quale riesca a filtrare l’idea che parole quali uguaglianza, fratellanza, giustizia sociale etc. non siano parolacce o paccottiglia di un’ideologia ridicola e sconfitta dalla storia. E qui, sorprendentemente, il PSOE (partito di centro-sinistra che ha governato la Spagna dal 2004 al 2011, oggi moribondo) e Zapatero (presidente dal 2004 al 2011, oggi sparito dalla scena pubblica) qualcosa di buono l’hanno fatto: nonostante le loro politiche economiche fossero di stampo neoliberista, il loro discorso era comunque (moderatamente) di sinistra, in particolare sui diritti civili. E questo se non altro ha aiutato a non sterilizzare completamente il terreno, a mantenere ricettiva una parte della società.
- Contesto politico: l’ideale è che non ci sia nessuna vera alternativa tra una destra con tutti i sacri crismi, impresentabile e terribilmente corrotta, ed una sinistra che fa di tutto per assomigliargli (al netto, al massimo, del numero di indagati). Ovvero che tutti i partiti siano convinti che l’unica cosa possibile sia prendere alla maggioranza delle persone per dare ad una manciata di nababbi. Ed in questo senso il PSOE di governo (ma anche d’opposizione) sembra aver fatto di tutto per abbandonare i suoi elettori al loro destino: tagli alla spesa pubblica, riduzione degli stipendi degli impiegati statali, pareggio di bilancio in costituzione, salvataggio delle banche a spese dei contribuenti, sordità nei confronti del problema della casa, cessione della sovranità nazionale in termini di economia a Bruxelles e Berlino, corruzione ed un’inaccettabile collusione con l’élite economica.
Il movimento del 15M come punto di partenza
Fin qui, solo tutta una serie di sfighe (in realtà conseguenza di una precisa ideologia politica: “questa non è una crisi, è una truffa”) che accomunano molti paesi e che in sé non modificano nulla, almeno sul piano politico. Uno dei fattori che spiegano il successo di Podemos è che questa serie di “sfighe” ha cominciato a scatenare la reazione della gente già a partire dal 2011. Podemos è nato infatti ben tre anni dopo l’inizio del movimento del 15M (conosciuto anche come il movimento degli “indignados”). Il 15M è stato (ed è tuttora) un movimento di base molto attivo, orizzontale, assembleare, eterogeneo ed estremamente popolare. Per tre anni una miriade di collettivi ed associazioni di persone diverse per età, livello d’istruzione e classe sociale, ma unite nella lotta, hanno portato avanti campagne, discussioni, proteste etc. per chiedere più democrazia, più giustizia sociale ed una migliore qualità di vita. In questi tre anni, poco a poco, la politica è entrata nei discorsi della gente che di politica non si era mai interessata, o che aveva perso qualsiasi entusiasmo. E su tutto una sola certezza: il sistema politico (bipolare, fortemente maggioritario, caratterizzato da un astensionismo attorno al 30%) non funziona. I politici non rappresentano la gente ed i loro bisogni. Il risveglio della politica ha portato alla nascita di quotidiani, riviste, blog e programmi TV che appoggiano e riproducono un pensiero progressista. Questi media oggi guardano con simpatia o sostengono apertamente Podemos. Le crepe nel cemento armato dell’egemonia neoliberista si sono lentamente allargate.
Nel maggio del 2013 secondo un sondaggio pubblicato da El Pais, il 78% degli spagnoli condivideva le ragioni della protesta del 15M, mentre il 63% dichiarava di simpatizzare con il movimento. Numeri che per un movimento di rottura sono da capogiro. In un altro sondaggio de El Pais del marzo 2013, l’81% degli spagnoli dichiarava di fidarsi delle associazioni che lottano per il diritto alla casa, come la PAH (Plataforma de afectados por la hipoteca). La PAH, che fa parte del 15M, organizza regolarmente picchetti per evitare gli sfratti (ne ha evitati già più di 1100 in tutto il paese), manifestazioni e persino “escraches” ai danni dei politici (piccole manifestazioni organizzate da un gruppo di attivisti vicino al domicilio o al luogo di lavoro di una persona che si vuole denunciare pubblicamente, qui potete vederne uno fatto alla presidente della regione di Madrid). Tra qualche mese una delle fondatrici della PAH, Ada Colau, si presenterà come candidata sindaco per una lista civica (affine a Podemos) alle elezioni comunali di Barcellona. I promotori di Podemos hanno ripetuto più volte che la vedrebbero bene come ministro di un loro governo. Ricapitoliamo: la lotta di associazioni che in Italia sono ignorate dalla stampa e considerate generalmente fastidiose quando non sovversive (mi viene in mente per esempio la bresciana Diritti per Tutti), in Spagna gode di uno straordinario consenso tra la gente, ed ha portato alla formazione di un progetto politico (Guanyem Barcelona) che punta a vincere le elezioni comunali in una delle più importanti città dello stato spagnolo.
Racconto tutto questo per dire qualcosa che in fondo spero risulti quasi banale: la costruzione di un’alternativa politica è un processo lungo, laborioso, ma soprattutto collettivo, eterogeneo, e che non può prescindere dall’impegno delle associazioni di base. La storia che va da quel 15 Maggio del 2011 in cui si occupò per la prima volta la Plaza del Sol di Madrid al 20% d’intenzioni di voto per Podemos sembra dimostrare che il blocco di uno sfratto, l’occupazione di una banca, le manifestazioni, le proteste, le assemblee ed i dibattiti pubblici valgano di più di qualsiasi mediazione di palazzo, bel discorso da talk show, lista elettorale messa insieme in fretta e furia.
La lotta di oggi siano i diritti di domani: in Podemos lo pensano, lo dicono e lo fanno.
Nel prossimo post vedremo come, in questo contesto ,ed a partire dalle esperienze del 15M, sia nato e cresciuto Podemos.

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