Contrordine, i mille giorni non sono cominciati un mese fa, ma ieri. La linea di data si sposta, man mano che dal fronte economico arrivano le notizie dei rovesci, ma rimane fermissima la vacuità assoluta del piano di riscossa. Lo so, rischio di ripetermi, ma lo “speech” di Renzi alla Camera è stato davvero impressionante per l’insieme di tristi luoghi comuni ante crisi, promesse senza soldi, successi bugiardi come quello delle Provincie di cui si è abolito solo il nome, un’aria di vaneggiamento e sbandamento generale. Con alla fine il ricatto del ricorso alle elezioni, qualora non si voglia dar credito alla cartomanzia del guappo, esattamente come la maga minaccia il malocchio qualora non ci si convinca delle sue facoltà e delle sue verità.
Naturalmente anche Renzi, come Berlusconi vive nel Paese che ama ed è questo forse uno dei guai più grossi dell’Italia: gli amanti bugiardi che pretendono di redimere e salvare, mentre sono soltanto degli Schettino incapaci e al servizio della “compagnia”. Ma la cosa più sconcertante non sono tanto i papocchi retorici privi di qualsiasi senso, una sorta di gramelot politico che imita soltanto la presenza di idee, non è nemmeno la coincidenza straordinaria con il canovaccio ventennale del Cavaliere, ma il fatto che il Paese non si sia ancora stancato di credere alle favole, di sentirsi rinviare anno dopo anno l’immancabile uscita dal tunnel, non sospetti che le medicine proposte siano proprio quelle che hanno causato la malattia. E ‘ possibile che una senatrice del Pd, senza alcun contraddittorio, dica dell’articolo 18 che andrebbe abolito come segnale psicologico per gli investimenti dall’estero? Qualcuno le ha mai detto che già il 50% delle aziende italiane è in mani straniere e che semmai le difficoltà nell’attrarre investimenti derivano dalla corruzione dilagante e dall’insostenibile fatuità e avidità del ceto politico? Ma le stupidaggini più rozze piacciono molto soprattutto se creano false e facili speranze.
Si è possibile credere al nulla. Come fu possibile che nel 2008 Berlusconi ridicolizzasse la crisi e rinviasse al 2009 l’aggancio alla ripresa internazionale. Come fu possibile che nel 2009 sempre lo stesso Cavaliere dicesse, ancora creduto dalla maggioranza italiota, che andavamo meglio degli altri. Come fu possibile che nel 2010 quando già si evidenziavano drammatici guasti diceva che i ristoranti erano pieni, che la crisi era un’invenzione comunista e che comunque coglieva segnali di forte ripresa per il 2011. Poi arrivò la messinscena dello spread, cosa che tuttavia non dissuase Monti dal vedere luci in fondo al tunnel per l’anno successivo. Forse era la lanterna magica, sta di fatto che nel 2012 dopo aver massacrato i pensionati e manomesso l’articolo 18 , primo atto delle “riforme” il panorama restò buio come una notte senza luna, mentre Draghi, tronfio come una rana in amore, dichiarava all’inizio della primavera: “ci sarà una ripresa graduale dell’economia nel corso di quest’anno. Le misure straordinarie della Bce, assieme al consolidamento fiscale hanno provocato un miglioramento significativo.” Macchè, però in quanti gli hanno creduto, perché dopotutto bastava attendere il 2013 per riprendere a crescere, forti dei massacri sociali messi in campo. Invece non accade, i numeri negativi si inseguirono come su una giostra e il povero Letta, onesto travet del liberismo finanziario, non poté che promettere “una ripresa lenta”, ma sicura e certa. Niente da fare, anche se pure Renzi ci ha creduto. Tuttavia non c’è da disperare: come diceva Padoan all’inizio dell’estate: “nell’anno in corso si sconta una crescita e un’inflazione contenute e inferiori alle attese (sic) , ma le più recenti previsioni collocano nel 2015 ed oltre una fase di ripresa più decisa e sostenuta”.
L’Ocse smentisce, ma chissenefrega, tanto ci credono le stesso. E’ la paura che impedisce di vedere come con le bolle di sapone del renzismo, con il vuoto di idee e con l’ubbidienza sottomessa ad ogni refolo, non si arriva da nessuna parte. Anzi più va male più ci si aggrappa alle illusioni e agli illusionisti di turno che giurano di essere l’ultima spiaggia. Tra mille giorni staremo certamente peggio di oggi e ci sarà qualcuno che prometterà che fra mille altri giorni risorgeremo dal sepolcro di un declino ormai inarrestabile. E’ l’Italia dei Mille del terzo millennio.
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