Dunque l’aereo di linea malese abbattuto nei cieli dell’Ucraina, non è caduto a causa di un missile, ma molto presumibilmente di colpi di mitragliatrice: è questo che dice in sostanza il rapporto preliminare del Dutch Safety Board, dopo l’esame delle scatole nere e delle lamiere, aprendo un nuovo capitolo della crisi ucraina ancora tutto da interpretare e da valutare. Dopo due mesi di depistaggi e chiacchiere che hanno tuttavia portato ad imbastire le sanzioni contro la Russia ci si accorge che molto difficilmente possono essere stati i ribelli del Donbass ad aver compiuto, sia pure per errore, la strage: solo il cannoncino di un aereo da caccia può produrre quei danni mentre i separatisti non hanno aviazione e i caccia russi sono attentamente controllati dalla Nato nell’ambito di una sorveglianza reciproca. Dietro le prudenti e ipocrite parole che sostituiscono a proiettili la più anodina definizione di “oggetti ad alta energia provenienti dall’esterno del velivolo” una scappatoia lasciata aperta per altri rocamboleschi sequel dell’intelligence, traspare la verità: che sia stato che un velivolo di Kiev ad attuare la strage è ormai una probabilità altissima, praticamente una certezza.
Certo alcuni “esperti ” mai citati per nome e cognome dicono che (vedi foto) il buco centrale e i fori sparsi attorno ad esso non sono incompatibili con un missile che contenga nella testata anche pallettoni di acciaio. Però a parte che anche gli aerei hanno missili, qualcosa proprio non funziona: per provocare danni da pallettoni l’ordigno sarebbe dovuto esplodere prima dell’impatto col velivolo e in questo caso non ci sarebbe alcuno squarcio principale. Viceversa se il missile avesse impattato ci sarebbe solo squarcio principale e non quello dei pallettoni in entrata. Inoltre come se non bastasse i fori sembrano proprio quelli prodotti dal munizionamento di un Sukoi 25 in dotazione alle forze ucraine che spara alternativamente proiettili anticarro capaci di trapassare da una parte all’altra un jet provocando fori di entrata da una parte e di uscita dall’altra e proiettili esplosivi. Ma confondere l’opinione pubblica fa parte del gioco, di un gioco piuttosto sporco e inquietante: stranamente fino all’inizio di luglio l’altitudine massima operativa di un Sukoi 25 (che è di 10.670 metri, secondo i manuali di riferimento Nato) era stabilita nell’apposita voce di Wikipedia in 10 mila metri, dopo pochi giorni è diventata di 7000 mila metri, come a dire che non sarebbe stato possibile che un aereo di Kiev potesse essere all’origine della tragedia vista l’altitudine alla quale volava il Boeing. Non è purtroppo l’unico sito che ha stranamente cambiato opinione in pochi giorni sulle caratteristiche di un aereo in servizio da più trent’anni, ci sono anche siti specializzati, il che ci fornisce un’idea chiara sulle capacità di manipolazione del potere.
La cosa ancora più singolare è che ai primi dell’agosto scorso Olanda, Belgio, Ucraina, Australia a vario titolo implicati nella vicenda e con loro squadre di investigazione, avevano sottoscritto un accordo per secretare i risultati delle indagini attinenti alle cause dell’abbattimento e in prima fila era apparso (vedi qui e qui ) il consiglio di sicurezza dei Paesi Bassi oltre che Kiev, ancora risoluta, a tenere nei cassetti gli ultimi due minuti di dialogo tra il controllo aero ucraino e i piloti del boeing abbattutto. Tutto questo era molto sospetto e aveva già suscitato l’indignazione del governo malese, tenuto praticamente fuori dai giochi. Appare dunque strano che inopinatamente venga fuori questa risultanza che è in pratica un potenziale atto di accusa nei confronti dei golpisti di Kiev e che potrebbe avere anche conseguenze inimmaginabili se in qualche modo prendesse concretezza l’idea che in realtà non era l’aereo malese che si voleva abbattere, ma quello di Putin passato in quei cieli mezz’ora prima.
Va notato che la diffusione del documento nella sua forma integrale giunge dopo la sconfitta delle truppe di Kiev ad opera dei separatisti e dei volontari accorsi a dar loro man forte, un fallimento che la dice lunga sulla capacità di tenuta del regime ucraino e sul suo seguito popolare. Si possono dunque fare alcune ipotesi sulla nuova strategia in atto: può essere che le notizie sulle analisi del disastro siano state pubblicate a sorpresa nel tentativo di fare un passo indietro sulle sanzioni alla Russia che stanno danneggiando e non poco l’export europeo. Può essere invece che si voglia porre il governo golpista sotto ricatto, visto che il disastro militare potrebbe consigliare ai vari Poroshenko di trovare una via d’uscita con Putin escludendo l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Una terza ipotesi, più politica, è che di fronte alla malaparata ci si voglia liberare degli imbarazzati golpisti con croce uncinata, tentando la carta di un governo mediaticamente più credibile sul piano democratico per riuscire a riavvicinare le regioni orientali. Potrebbe anche essere il segnale di una sotterranea guerriglia in atto tra Germania e Usa o l’insieme di tutte queste cose. Putin per ora non calca la mano perché ha tutto l’interesse a mantenere a Kiev un governo screditato e sospetto e a vedere i suoi antagonisti impigliate nella palude da loro stessi creata.
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