A
chi inviamo armi oggi? Dopo i kurdi, dopo quelle alla Libia e alla
Siria (finite irreparabilmente ai jihadisti), dopo aver letto l’editoriale di Ezio Mauro,
non abbiamo dubbi: inviare subito armi alla «Repubblica». Difficile,
francamente, leggere un editoriale più caotico e sospeso in un
vuoto davvero pericoloso. A un certo punto abbiamo temuto che un
virus o un copia-incolla sbagliato abbia immesso nella riflessione
autorevole una lunga giaculatoria di Oriana Fallaci, l’ennesima
lode al «civile» Occidente insidiato dall’inferno barbaro che lo
circonderebbe, dall’Islam al resto del mondo.
Dunque per Mauro sarebbe cominciata la
terza era dell’Alleanza, dopo la prima della Guerra Fredda e la
seconda, quando con la caduta del Muro «sembrò aprirsi un secolo lungo
senza più nemici per le democrazie che avevano infine riconquistato
il Novecento».
Eppure le date non tornano: la prima
Nato nasce preventiva nel 1949 (il Patto di Varsavia nascerà solo
nel 1951) e la seconda stagione atlantica si avvia nell’aprile del
1999 (dieci anni dopo l’89) a Washington in piena guerra
«umanitaria» di 78 giorni di raid sull’ex Jugoslavia. Con una nuova
guerra espansiva: altro che alleanza di «difesa».
Ma la democrazia non aveva vinto? Non
era il caso di rivedere quell’Alleanza sciagurata, invece di
mantenere l’ideologia del nemico necessario.
Ma ora la terza fase, quella nata ieri
in Galles, è davvero necessaria: guardate il Califfato islamico
con la sua morte sceneggiata. Ma chi ha usato questi macellai nei
vari teatri di guerra, dall’Afghanistan alla Bosnia, se non l’Occidente
e per portare alla vittoria, contro il socialismo realizzato
morente e per geostrategie di potenza, l’ideologia atlantica della
primazia di civiltà? Che rapporto c’è ora tra pugnale insanguinato
islamista e cluster bomb americane e israeliane?
Niente dubbi. Anche se la democrazia
ormai «esclude», serve solo ai garantiti, «non è più garanzia di
governance», saltati gli Stati nazionali, nelle sedi
sovranazionali. Il mondo è «fuori controllo» ed è «impossibile» lo
scambio tra cittadini e Stato, tra diritti e «sicurezza».
Militare, naturalmente. ma allora, si chiede Ezio Mauro siamo
comunque disposti a difendere la democrazia sotto attacco?
Pure se esausto e senza contenuto,
per Ezio Mauro l’Occidente va difeso «ad ogni costo». E anche Putin —
è il caos — deve rispondere alla sfida islamista (come se avesse
dimenticato Beslan a tre giorni dall’anniversario). Quindi nuove
guerre «umanitarie» insieme a tante basi della Terza gloriosa fase
Tre della Nato, a ridosso della Russia. Un nuovo Muro militare.
Subito, ad ogni costo, armi a Repubblica.Tommaso Di Francesco - il manifesto
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