La
fregatura da qualche parte ci deve stare se il Governo, rappresentato
in aula da un generale (Rossi, uno vero, non la generalessa Pinotti
che tuttavia si cala sempre con molto impegno nella parte) dice di
essere d’accordo sulla mozione che chiede il dimezzamento dei fondi per
l’F-35. Per forza c’è la fregatura. Se no, perché i soldi non li taglia subito, sua sponte, mozione o non mozione?
Così non aspettatevi che succeda nulla. Né domani, né dopodomani. E forse mai. Gli F-35 ce li terremo per almeno i prossimi trent’anni, se non di più. Magari daranno una sforbiciatina. Diranno che è perché lo ha chiesto il Parlamento. In realtà l’aereo è un tale casino di ritardi, di problemi tecnici, di costi fuori controllo (c’è un nuovo rapporto statunitense in arrivo che ne racconta delle belle) che qualcosa dovrà per forza essere cancellato per stare nei 13 miliardi preventivati.
A parte il “sì” del Governo, l’altro indizio che la mozione approvata sia il classico bidone del mattone nella scatola del videoregistratore, è che a proporla sia il gruppo Pd. Nell’Italia dello Stato-partito renziano, deviazioni dalla linea del lìder supremo non sono previste. Ora è vero che #staisereno non ha detto una parola seria in merito (pensiero: ne ha mai dette?), ma i contorsionismi delle scorse settimane della fida pinotta sono più eloquenti di un epitaffio scritto sul marmo: definitivo ma inesorabilmente falso.
Proviamo a fare un minimo di esegesi. Intanto la premessa: lunghissima e sbrodolata. “Il quadro”, “l’intero Medi Oriente”, “in questo quadro” (ancora), “le responsabilità del nostro Paese”, “tutto ciò comporta”, “la quantità di risorse”: sono 667 parole che non dicono in definitiva granché. Anzi, non dicono nulla. È il classico esercizio che i beoti chiamano della botte piena e della moglie ubriaca o che altri definiscono come l’impossibile euclideo della quadratura del cerchio. Insomma, fuffa.
Il dispositivo della mozione è un altro monumento all’inutile perché chiede di riesaminare il programma (già detto cento volte) e a ricercare “entro questi limiti (quali?) ogni possibile soluzione per massimizzare i ritorni economici” che già si è dimostrato essere nulli o quasi, salvo che per la Lockheed. Per concludere gloriosamente in un invito “a mantenere costante il controllo sulla piena rispondenza dei velivoli ai requisiti di efficienza e di sicurezza e ai criteri operativi delle Forze armate”. Se non avessi il massimo rispetto del Parlamento (lo dico sul serio) mi verrebbe da evocare ‘o pernacchio eduardiano al duca Alfonso Maria di Sant’Agata dei Fornai. Ma serve scriverlo in un documento parlamentare? Credevo fosse implicito che se uno impegna decine di miliardi dei cittadini (ma sarebbe lo stesso se fossero mille euro) in un aereo per le proprie Forze armate questo debba rispondere ai criteri di efficienza e sicurezza. Ma forse sono ingenuo: non è ovvio. Anzi, non lo è proprio ovvio e la storia del programma F-35 sembra essere un monumento al suo contrario.
L’altro indizio di fregatura, rispetto a tutta questa storia delle mozioni, è che il Governo (sempre lo stesso generale Rossi), si è detto favorevole a tutte quelle presentate, salvo quelle di Sel e Cinque Stelle e Lega Nord. Proprio tutte: dai montiani a Cicchitto (ok, è in maggioranza), a quella del simpaticissimo Brunetta. Sì, anche Brunetta. Non è che nel papello del Nazareno di Renzusconi ci avessero infilato anche l’F-35?
Insomma, il Governo è d’accordo con tutti quelli che non avevano scritto: finiamola con l’F-35 e usciamo dal programma. Che, a sentire in giro, è quanto vorrebbe invece la maggioranza degli italiani. Ma forse non è la stessa maggioranza che la Boschi cita giuliva quando dice ce lo hanno chiesto gli italiani. E neppure quella a cui pensa la Serracchiani nei suoi interventi glaciali e stentorei da telegiornale nordcoreano.
Così, #statesereni: l’F-35 è vivo e lotta insieme a noi. Il dimezzamento della spesa non ci sarà mai e continueremo a buttare miliardi che non abbiamo in un aereo che non ci serve (serve agli americani, questo sì), i nostri ministri continueranno a dire bugie, e un Parlamento distratto si accontenterà di aver consegnato ai posteri un altro documento inconcludente. Stasera alla Lockheed stappano lo champagne. Quello più caro. Paghiamo noi.
Così non aspettatevi che succeda nulla. Né domani, né dopodomani. E forse mai. Gli F-35 ce li terremo per almeno i prossimi trent’anni, se non di più. Magari daranno una sforbiciatina. Diranno che è perché lo ha chiesto il Parlamento. In realtà l’aereo è un tale casino di ritardi, di problemi tecnici, di costi fuori controllo (c’è un nuovo rapporto statunitense in arrivo che ne racconta delle belle) che qualcosa dovrà per forza essere cancellato per stare nei 13 miliardi preventivati.
A parte il “sì” del Governo, l’altro indizio che la mozione approvata sia il classico bidone del mattone nella scatola del videoregistratore, è che a proporla sia il gruppo Pd. Nell’Italia dello Stato-partito renziano, deviazioni dalla linea del lìder supremo non sono previste. Ora è vero che #staisereno non ha detto una parola seria in merito (pensiero: ne ha mai dette?), ma i contorsionismi delle scorse settimane della fida pinotta sono più eloquenti di un epitaffio scritto sul marmo: definitivo ma inesorabilmente falso.
Proviamo a fare un minimo di esegesi. Intanto la premessa: lunghissima e sbrodolata. “Il quadro”, “l’intero Medi Oriente”, “in questo quadro” (ancora), “le responsabilità del nostro Paese”, “tutto ciò comporta”, “la quantità di risorse”: sono 667 parole che non dicono in definitiva granché. Anzi, non dicono nulla. È il classico esercizio che i beoti chiamano della botte piena e della moglie ubriaca o che altri definiscono come l’impossibile euclideo della quadratura del cerchio. Insomma, fuffa.
Il dispositivo della mozione è un altro monumento all’inutile perché chiede di riesaminare il programma (già detto cento volte) e a ricercare “entro questi limiti (quali?) ogni possibile soluzione per massimizzare i ritorni economici” che già si è dimostrato essere nulli o quasi, salvo che per la Lockheed. Per concludere gloriosamente in un invito “a mantenere costante il controllo sulla piena rispondenza dei velivoli ai requisiti di efficienza e di sicurezza e ai criteri operativi delle Forze armate”. Se non avessi il massimo rispetto del Parlamento (lo dico sul serio) mi verrebbe da evocare ‘o pernacchio eduardiano al duca Alfonso Maria di Sant’Agata dei Fornai. Ma serve scriverlo in un documento parlamentare? Credevo fosse implicito che se uno impegna decine di miliardi dei cittadini (ma sarebbe lo stesso se fossero mille euro) in un aereo per le proprie Forze armate questo debba rispondere ai criteri di efficienza e sicurezza. Ma forse sono ingenuo: non è ovvio. Anzi, non lo è proprio ovvio e la storia del programma F-35 sembra essere un monumento al suo contrario.
L’altro indizio di fregatura, rispetto a tutta questa storia delle mozioni, è che il Governo (sempre lo stesso generale Rossi), si è detto favorevole a tutte quelle presentate, salvo quelle di Sel e Cinque Stelle e Lega Nord. Proprio tutte: dai montiani a Cicchitto (ok, è in maggioranza), a quella del simpaticissimo Brunetta. Sì, anche Brunetta. Non è che nel papello del Nazareno di Renzusconi ci avessero infilato anche l’F-35?
Insomma, il Governo è d’accordo con tutti quelli che non avevano scritto: finiamola con l’F-35 e usciamo dal programma. Che, a sentire in giro, è quanto vorrebbe invece la maggioranza degli italiani. Ma forse non è la stessa maggioranza che la Boschi cita giuliva quando dice ce lo hanno chiesto gli italiani. E neppure quella a cui pensa la Serracchiani nei suoi interventi glaciali e stentorei da telegiornale nordcoreano.
Così, #statesereni: l’F-35 è vivo e lotta insieme a noi. Il dimezzamento della spesa non ci sarà mai e continueremo a buttare miliardi che non abbiamo in un aereo che non ci serve (serve agli americani, questo sì), i nostri ministri continueranno a dire bugie, e un Parlamento distratto si accontenterà di aver consegnato ai posteri un altro documento inconcludente. Stasera alla Lockheed stappano lo champagne. Quello più caro. Paghiamo noi.
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