Intervista a Luciano Della Vecchia, segretario regionale di Rifondazione comunista dell’Umbria
di
red. – Iniziamo una serie di interviste con i protagonisti delle forze
politiche della sinistra umbra. Partiamo dal segretario regionale di
Rifondazione comunista dell’Umbria Luciano Della Vecchia.
Allora segretario, cosa sta succedendo davvero nella sinistra umbra ?
La discussione è difficile. Le elezioni amministrative non sono
andate bene. Un ciclo si è chiuso davvero. Noi, così come abbiamo fatto
per le elezioni europee, continuiamo a lavorare per rafforzare il
progetto de L’Altra Europa nella prospettiva concreta di costruire anche
in Italia una sinistra unita, autonoma e alternativa. Abbiamo rieletto
parlamentari europei dopo anni di sconfitte. Anche il dato umbro de
L’Altra Europa è stato positivo, come del resto sono stati davvero
importanti i risultati dei candidati umbri Lucia Maddoli e Fabio Amato.
Rifondazione celebrerà il suo congresso regionale nelle prossime settimane …
Sì, un appuntamento molto importante. Dobbiamo svolgere un congresso
di analisi su quanto è successo in Umbria negli ultimi anni con
l’ambizione di offrire alla comunità una nostra lettura e proposte
concrete per uscire dalla crisi. Il partito a livello nazionale poi ha
già indicato chiaramente che considera strategico proseguire l’impegno
per rafforzare l’esperienza de L’Altra Europa per unire davvero la
sinistra, anche in Umbria.
E come la mettiamo con la crisi?
L’Umbria è in effetti attraversata da una crisi pesante rispetto al
modello di sviluppo, una crisi senza precedenti. Il dramma
occupazionale, sociale ed economico sta spingendo nella povertà larghe
fasce della popolazione. Stanno aumentando le disuguaglianze. 51mila
disoccupati rappresentano un dato senza appello. Per questo abbiamo
condiviso con la Cgil la proposta di aprire con il governo nazionale una
vertenza Umbria. Renzi, il Pd e il governo delle larghe intese stanno
peggiorando la situazione, con politiche di annunci che non risolvono
nulla e misure di austerità chiaramente neoliberiste. Alle acciaierie di
Terni stanno ancora aspettando il presidente del consiglio.
Dalle sue parole emerge una critica anche al governo regionale. Mi sbaglio?
Non aver aperto la vertenza Umbria coi governi nazionali è stato un
errore. Dopodiché la vicenda delle acciaierie è davvero emblematica. Il
trionfalismo delle istituzioni sul ritiro dei licenziamenti è durato lo
spazio di un battito di ciglia. Si badi bene, il governo regionale è
riuscito anche a cogliere elementi positivi, ma la stagione di
programmazione ha subìto un’inequivocabile battuta di arresto. Ogni due
settimane viene annunciato il Piano Regionale Sanitario, e non c’è, così
come non ci sono ancora il Piano dei Rifiuti, il Piano Energetico, e,
soprattutto, il Piano del Lavoro.
Per la verità ancora manca anche la legge elettorale. Che ne pensa?
Beh, in effetti dobbiamo evitare di arrivare all’ultimo minuto. La
discussione rischia di precipitare nei conti personali di alcuni
esponenti politici particolarmente preoccupati per la loro
ricollocazione. Bene ha invece fatto il nostro capogruppo Stufara a
chiedere di allargare la discussione a Sel e M5S. Comunque, il futuro
consiglio regionale dell’Umbria sarà formato da venti consiglieri in un
sistema che presumibilmente sarà ipermaggioritario e continuerà a
prevedere l’elezione diretta del Presidente. Gli spazi democratici sono
ridottissimi, sono numeri da consiglio comunale del “paesello”. Detto
questo, il problema vero è rappresentato dal nuovo ruolo che avrà
l’istituzione regionale alla quale il neocentralismo renziano sottrae
sempre più autonomia e possibilità di spesa, un aspetto che interroga la
sinistra rispetto alla questione democratica.
Si prefigura una collocazione fuori dal centrosinistra?
Non voglio eludere la questione delle collocazioni. Ma mi lasci dire
come la penso fino in fondo: le collocazioni sono un punto di arrivo,
non di partenza. Un nodo politico, non identitario, che può essere
sciolto con un’altra innovazione, insufficiente, ma necessaria in questa
fase: una modalità di democrazia diretta e non delegata ad organismi
nelle scelte di fondo da parte di tutti gli aderenti de L’Altra Europa
in Umbria. Detto questo penso anche che le sirene della cosiddetta
sinistra Pd, particolarmente iperattiva sui referendum contro
l’austerità della Cgil, e in cerca di sponde esterne al partito, stiano
usando il solito schema dalemiano oltremodo noto, un abbraccio mortale
per chi si presta a cadere in questa rete. Il tutto per avere qualche
posto in lista, si badi bene, non certo per dar vita ad un nuovo
progetto politico. È anche vero che la Presidente Marini, forse già a
conoscenza delle richieste nazionali di Alfano, apre ad un nuovo corso
di alleanze con il Nuovo Centro Destra. E qui si complica, perché a
chiudere col centrosinistra non sarebbe più una sinistra testimoniale e
residuale, bensì addirittura la Presidente stessa. Anche in Umbria però
serve chiarezza su un punto: se è strategico dar vita ad una sinistra
unita nelle sue pluralità non c’è nessuno, se non i singoli aderenti al
progetto politico, che possa decidere a priori una collocazione.
Insomma segretario, lei ci crede davvero a L’Altra Europa?
Guardi, intanto sbaglia chi propone ipotesi sommatorie tra Prc, Sel,
PdCI, IdV e L’Altra Europa. Film già visto. Il titolo? Rivoluzione
Civile. È invece proprio l’esperienza de L’Altra Europa la vera e più
concreta possibilità per fare una Syriza italiana. E noi ci siamo stati
dall’inizio. E ci siamo oggi. I comitati locali umbri de L’Altra Europa
si sono già incontrati per iniziare un percorso fatto di contenuti e
proposte in vista delle elezioni regionali.
D’accordo, ma cosa intende esattamente quando parla di sinistra autonoma ed alternativa?
La sinistra è autonoma quando è capace di elaborare un proprio
progetto politico di proposte concrete. In questo senso la sinistra può e
deve essere alternativa alle politiche di rigore e austerità e a chi
politicamente le mette in campo. Insomma la sinistra in Umbria riparte
dai contenuti e dalle mobilitazioni. Con questo spirito sosteniamo
l’assemblea del 24 settembre convocata a Perugia da Rsu per una sinistra
unita, con questo spirito parteciperemo alla manifestazione della Fiom a
ottobre. Inoltre lavoriamo per la grande mobilitazione organizzata da
L’Altra Europa a Roma per il 22 novembre contro le politiche
neoliberiste europee. Ecco, così si può raggiungere l’unità ed
esercitare un ruolo politico reale. Così si possono anche confermare i
dati positivi conseguiti alle elezioni europee. Diversamente, se nel
campo della sinistra umbra a “scegliere” saranno i “sinistri” del Pd o i
candidati a Presidente, si riprodurranno le solite mortali divisioni e
frammentazioni e qualsiasi scelta di collocazione non sarà capace di
produrre né incisività politica, né rappresentanza.
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