Le immagini che qui in Palestina, in Cisgiordania, tutte le
televisioni palestinesi o quelle satellitari arabe internazionali danno
24 ore su 24 del massacro di Gaza, salvo rarissime eccezioni, non sono
le stesse che vede l’opinione pubblica europea ed in genere occidentale.
E’ solo attraverso i social network che l’orrore della guerra, dei
bombardamenti sulla città di Gaza ed il
loro macabro portato di morte e disperazione raggiunge una parte delle
popolazioni. In occidente è proibito far vedere che quella che è
definita guerra di difesa israeliana è fatta di bambini che muoiono, di
donne vedove, di civili colpevoli solamente di vivere nella terra che
gli è stata espropriata e nella quale sono rinchiusi. I loro corpi
straziati, i pianti delle madri inconsolabili, le urla di disperazione
non devono disturbare. Si potrebbe altrimenti pensare che anche i
palestinesi sono essere umani, ed invece devono essere disumanizzati per
poter giustificare l’ingiustificabile guerra israeliana. I TG degli
zelanti pseudo giornalisti fanno a gara a chi meglio serve le ragioni di
Israele. A chi più è servile nel raccontare questa guerra secondo i
desiderata dei governi europei complici e mai così ignobilmente
schierati con l’aggressore, presentato sempre come vittima. Ma il fatto
che non si veda l’orrore della guerra non cambia la natura di questa :
una carneficina indiscriminata contro i civili. Un crimine di guerra e
contro l’umanità, i cui responsabili sono gli estremisti fanatici al
governo di Israele. Da otto anni Israele bombarda Gaza. Da otto anni
Gaza è sotto assedio, senza poter comunicare con l’esterno se non
attraverso quei tunnel che sono proliferati negli anni. Essi sono stati
concepiti inizialmente non a scopo militare, ma di sopravvivenza.
Israele continuava e continua a controllare mare, terra e aria della
striscia, anche dopo il 2005. Dopo l’assedio e l’embargo criminale in
vigore dal 2006 era solo sotto terra il posto dove i palestinesi di Gaza
potevano cercare le vie di fuga da quella prigione. E quello hanno
fatto. Per quello sono nati i tunnel.
Ho visitato Gaza nel 2002, durante la guerra che allora Sharon fece all’OLP, radendo al suolo la Cisgiordania, la mukata e prendendo ostaggio Arafat, che incontrai durante il suo assedio. Allora non era Hamas l’obiettivo dell’invasione israeliana della cisgiordania e di gaza, ma l’OLP. Con la delegazione di organizzazioni giovanili comuniste di tutto il mondo riuscimmo ad entrare per poche ore dal valico di Eretz. Fu un caso dovuto ad una tregua di poche ore, perché già allora Gaza era sotto i bombardamenti degli F16. Ricordo il loro suono, e la deflagrazione delle bombe che sganciavano dal cielo. Il frastuono che ti gela il sangue, il boato che segue, le sirene delle ambulanze subito dopo. I bombardamenti ripresero una volta che eravamo entrati. Rimanemmo ore in un albergo sul lungomare aspettando che finissero. Nelle ore precedenti avevamo visitato la città. Rimasi impresso dalla distruzione totale che vidi. Non vi era edificio pubblico in piedi. Al valico di Rafah vi era una sterminata distesa di cemento e di detriti delle case distrutte dai buldozzer israeliani . Delle povere case di profughi delle guerre precedenti, che già avevano visto quelle famiglie perdere le loro abitazioni, nel 48 e nel 67 , fuggire e diventare rifugiati per generazioni. Gaza è questo. La sua popolazione, che oggi fugge senza poter fuggire, perché rimane nei 360 kmq della striscia, senza via di fuga, è in gran parte fatta di vittime delle guerre. l’85 % vive sotto la soglia di povertà. Hanno conosciuto solo le bombe, le fughe, la miseria. Da dopo il 2002, ancora guerre e bombardamenti nel 2008, 2012, 2014. Non posso immaginare cosa sia ora. Posso solo capire, la frustrazione, la voglia di libertà, di giustizia e la rabbia del popolo palestinese.
In questi giorni sapere e vedere le tante piazze che si riempiono con i colori della bandiera palestinese dà speranza. La speranza che sempre più nel mondo si veda quello che non si vuol far vedere, ciò che io vidi 12 anni fa e che continuo a vedere ora .Questa guerra non è che l’ultima di una lunga serie. Di guerre che vedono un occupante schiacciare gli occupati. Può essere fermata solo se Israele sarà costretta a fermarsi. Fermarsi e capire che non è con la sua prepotenza, impunità, con le sue armi e con le stragi di oggi che costruirà un futuro . Ma per fermare Israele occorre far crescere la pressione internazionale, si deve rafforzare la campagna internazionale di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni, perché ciò che non fanno i governi, può essere fatto dai popoli, da ognuno ed ognuna di noi, quotidianamente.
Ho visitato Gaza nel 2002, durante la guerra che allora Sharon fece all’OLP, radendo al suolo la Cisgiordania, la mukata e prendendo ostaggio Arafat, che incontrai durante il suo assedio. Allora non era Hamas l’obiettivo dell’invasione israeliana della cisgiordania e di gaza, ma l’OLP. Con la delegazione di organizzazioni giovanili comuniste di tutto il mondo riuscimmo ad entrare per poche ore dal valico di Eretz. Fu un caso dovuto ad una tregua di poche ore, perché già allora Gaza era sotto i bombardamenti degli F16. Ricordo il loro suono, e la deflagrazione delle bombe che sganciavano dal cielo. Il frastuono che ti gela il sangue, il boato che segue, le sirene delle ambulanze subito dopo. I bombardamenti ripresero una volta che eravamo entrati. Rimanemmo ore in un albergo sul lungomare aspettando che finissero. Nelle ore precedenti avevamo visitato la città. Rimasi impresso dalla distruzione totale che vidi. Non vi era edificio pubblico in piedi. Al valico di Rafah vi era una sterminata distesa di cemento e di detriti delle case distrutte dai buldozzer israeliani . Delle povere case di profughi delle guerre precedenti, che già avevano visto quelle famiglie perdere le loro abitazioni, nel 48 e nel 67 , fuggire e diventare rifugiati per generazioni. Gaza è questo. La sua popolazione, che oggi fugge senza poter fuggire, perché rimane nei 360 kmq della striscia, senza via di fuga, è in gran parte fatta di vittime delle guerre. l’85 % vive sotto la soglia di povertà. Hanno conosciuto solo le bombe, le fughe, la miseria. Da dopo il 2002, ancora guerre e bombardamenti nel 2008, 2012, 2014. Non posso immaginare cosa sia ora. Posso solo capire, la frustrazione, la voglia di libertà, di giustizia e la rabbia del popolo palestinese.
In questi giorni sapere e vedere le tante piazze che si riempiono con i colori della bandiera palestinese dà speranza. La speranza che sempre più nel mondo si veda quello che non si vuol far vedere, ciò che io vidi 12 anni fa e che continuo a vedere ora .Questa guerra non è che l’ultima di una lunga serie. Di guerre che vedono un occupante schiacciare gli occupati. Può essere fermata solo se Israele sarà costretta a fermarsi. Fermarsi e capire che non è con la sua prepotenza, impunità, con le sue armi e con le stragi di oggi che costruirà un futuro . Ma per fermare Israele occorre far crescere la pressione internazionale, si deve rafforzare la campagna internazionale di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni, perché ciò che non fanno i governi, può essere fatto dai popoli, da ognuno ed ognuna di noi, quotidianamente.
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