Lista
Tsipras. L’assemblea nazionale radicalizza l’opposizione al governo
Renzi, molti i nodi sulle elezioni regionali che possono dividere la
sinistra. Il racconto della lunga giornata al teatro Vittoria di Roma:
al centro dell’incontro il rapporto con il Pd e l’agenda delle lotte
sociali per l’autunno
Anni di contrasti non si cancellano con un colpo di spugna. In
un tempo ragionevole, ma non breve, Sinistra Ecologia e Libertà e
Rifondazione Comunista, le associazioni e i gruppi che
compongono l’«Altra Europa con Tsipras» stanno cercando di fare
tesoro delle differenze e delle debolezze di tutti.
Nell’affollata assemblea nazionale tenuta ieri al teatro
Vittoria di Roma, più di 500 persone hanno cercato di sviluppare
un metodo difficile basato sul consenso e sulle soluzioni
condivise, più che su quello basato su «una testa, un voto».
Gli equilibri restano precari e rischiano di creare
precipitazioni in vista delle prossime elezioni regionali in
Calabria e in Emilia Romagna, dove si voterà a novembre e i partiti
della sinistra con i Verdi e il Pd sono stati in maggioranza negli
ultimi cinque anni. O in Puglia dove, ad un anno dalla scadenza del
mandato da governatore di Nichi Vendola, il presidente della
giunta per le elezioni del senato Dario Stefàno (Sel) ha
ufficializzato la sua candidatura alle primarie del
centro-sinistra, agitando le acque tra le componenti dell’Altra
Europa favorevoli ad una consultazione della base prima di
definire le alleanze.
Allearsi, o meno, localmente con il partito democratico di Renzi
può essere un boccone indigesto per la lista Tsipras, un
’esperienza che ha fatto dell’anti-renzismo, della lotta contro
l’austerità e contro quello che Marco Revelli definisce il
«populismo dall’alto», bandiere da sventolare in Italia e in
Europa contro le larghe intese tra popolari e socialisti.
Il posizionamento elettorale non è l’unico problema dell’Altra
Europa con Tsipras, ma può condizionare la credibilità della sua
proposta politica. Lo sdoppiamento delle alleanze alle ultime
regionali in Piemonte e in Abruzzo dove Sel si è alleata con il Pd
mentre dava indicazioni di voto per Tsipras alle Europee ha
penalizzato il risultato della lista. Lo stesso problema è tornato a
galla nei gruppi di lavoro che, nel pomeriggio di ieri, hanno
affrontato le questioni organizzative e programmatiche.
Le posizioni in campo sono almeno due: quella più netta «mai con il
Pd» sostenuta in un documento promosso dal candidato alle europee
Domenico Finiguerra e quella, più sfumata, proposta da Eleonora
Forenza (Prc) sulle consultazioni territoriali con la base prima
di stabilire le alleanze. Per l’eurodeputata la questione è
sostanziale: «Sono le alleanze sociali a definire il posizionamento
politico, non viceversa. Se candidi tre attivisti No Tav, è
difficile allearsi con il Pd che difende il Tav». Il rischio è quello
di fare sparire il tentativo unitario che ha contraddistinto
l’Altra Europa.
Al momento, non c’è in questo spazio politico un livello
decisionale riconosciuto capace di dirimere la questione. Nel
corso dei lavori del pomeriggio, Paolo Cento (Sel) ha sostenuto che
«l’assemblea nazionale dell’Altra Europa non ha titolo per decidere
sulle alleanze alle regionali ed è preferibile lasciare decidere i
territori». La discussione resta aperta alla possibilità di
sperimentare alleanze con le liste civiche sul modello della «rete
delle città solidali» che ha avuto una buona affermazione in città
come Pisa.
È stata così prospettata una soluzione interlocutoria: creare
una consultazione nei territori prima di definire una
collocazione politica, abbandonando il percorso verticistico
che ha contraddistinto la lista fino ad oggi. «Le amministrative
restano un problema anche per Syriza – ha riconosciuto Massimo
Torelli di Alba – Anche se è il primo partito in Grecia, alle ultime
elezioni non è riuscita ad affermarsi in due regioni importanti
perché alcuni componenti della sua rete hanno preferito altre
alleanze. Il modello politico adottato a livello nazionale è
difficile da esportare sul piano locale in Grecia come in Italia».
Il dilemma non è solo tattico, ma politico. E mette in discussione
la recente storia della «sinistra radicale». Barbara Spinelli ne è
consapevole. «Rischiamo di restare prigionieri di una sindrome
che può creare divisioni — afferma l’eurodeputata — Non ci salveremo
se ci concentriamo solo sulle elezioni. La nostra forza nascerà da un
programma incentrato su un “New Deal” della democrazia, della
cultura e del lavoro in Italia e in Europa e non dalla collocazione
elettorale. Se non ci riusciremo alle regionali, saremo pronti per
le politiche. Non dividiamoci sulle regionali quando un soggetto
politico ancora non c’è».
Sandro Medici, già candidato alle europee, vede una «reticenza»
sulle forme organizzative da dare all’Altra Europa: «Andiamo avanti
per approssimazioni successive — afferma — ma l’incastro è
difficile. Se spingi sul pedale dell’opposizione, si possono creare
divisioni. E quindi c’è chi non vuole iniziare dividendosi. È
sempre possibile che, alla lunga, questo processo porterà ad una
nitidezza, ma per il momento si galleggia. Siamo in una situazione
tragica: la sinistra è irrilevante mentre cresce la povertà, la
disoccupazione e la repressione». L’urgenza è uscire da questo
incantesimo.
«La differenza si fa sulle pratiche e non sulla tattica. Solo
così è possibile recuperare la credibilità che a mio avviso è
stata persa quando Spinelli non ha mantenuto l’impegno di lasciare il
seggio a Bruxelles dopo l’elezione» sostiene Luca Spadon che
partecipa alla campagna Act! lanciata da studenti e precari della
lista Tsipras. La prospettiva dell’Altra Europa dovrebbe essere
quella di «farsi lievito» e «moltiplicatore» dei comitati
politici esistenti e delle istanze dei movimenti che «oggi ci
guardano con diffidenza o si rivolgono al movimento 5 Stelle»
sostiene Finiguerra.
È fitta l’agenda in vista dell’autunno.L’Altra Europa si schiererà
in molte manifestazioni di opposizione al governo. Il momento
«clou» sarà un corteo programmato a Roma il 13 dicembre. Si andrà in
piazza il 18 ottobre con la Fiom, il 14 novembre con gli studenti
contro il «Jobs Act» Renzi-Poletti. Giorgio Cremaschi,
dell’associazione Ross@, ha invitato l’Altra Europa a partecipare
all’assemblea di fine settembre che proseguirà il
«controsemestre popolare» a cui partecipa un ampio cartello di
sindacati di base, partiti e gruppi della sinistra.
L’assemblea di ieri ha deciso l’allargamento dell’attuale
coordinamento formato da 44 persone ai membri dei comitati
territoriali. Questo gruppo esteso coordinerà le attività fino a
settembre. Verranno eletti portavoce locali che rispetteranno la
parità di genere. Per quelli nazionali si vedrà nelle prossime
settimane. Un nuovo incontro nazionale dell’Altra Europa verrà
fissato a novembre.
di Roberto Ciccarelli, Il Manifesto
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