martedì 22 luglio 2014

Giustizia, da Renzi parole in libertà



di Angelo Cannatà
 
È incredibile come Renzi possa fare e dire tutto (e di più). Il patto del Nazareno contiene forti anomalie. I contenuti sono segreti: è compatibile ciò con la democrazia? L’accordo è siglato con un condannato ai servizi sociali: in quale Paese al mondo è mai accaduta una cosa simile? Oggi rincara la dose. Dice che il patto col Caimano sulle riforme sarebbe andato avanti anche senza l’assoluzione. Non si tratta solo della sicurezza di un leader. C’è qualcosa di più: l’arroganza; il primato della politica (la sua) sull’etica e la giustizia; il delirio d’onnipotenza.

Che vuol dire: “mantenevo la parola anche se Berlusconi fosse stato condannato”? Significa – se le parole hanno un senso – “ho chiuso gli occhi sulla frode fiscale, avrei fatto lo stesso per la concussione al pubblico ufficiale e la corruzione di minorenne”. È gravissimo.

Viene posto il principio che qualsiasi cosa abbia compiuto (o compia) il Caimano, si va avanti. L’urgenza di riformare la Costituzione con un simile figuro – Perché con lui? Perché adesso? Perché in fretta? – viene prima di tutto. Non importa se centinaia di migliaia di cittadini non sono d’accordo, se non condividono né l’interlocutore né il progetto. Vale solo la volontà di agire, di riuscire dove altri hanno fallito. Non conta con chi si scrivono le riforme (e come). Basta farle. Nel Pd c’è dissenso? Nel Paese c’è una raccolta di firme? “Cosa vogliono, ho il 40,08%”. Renzi non si ferma. È così. Ma una domanda sorge spontanea.

Visto che il patto con B. tiene, e nemmeno (nemmeno) la nuova condanna sarebbe stata un problema, è possibile sapere cosa dovrebbe fare l’ex Cavaliere per suscitare un moto d’indignazione: “No! Se ha fatto questo non può riscrivere con me la Costituzione”. Insomma: cosa non è disposto a sopportare Renzi del suo interlocutore? Ciò che accade è grave e ridicolo. Tragicomico. Ma davvero nel mondo c’è una sola persona che, dotata di buon senso, non rida pensando al Caimano che di giorno lavora ai servizi sociali, per scontare una pena, poi si cambia d’abito e riscrive la Costituzione? E’ possibile non vedere l’assurdo di questa situazione?

Adesso sappiamo che anche la condanna per concussione al pubblico ufficiale e corruzione di minorenne, non avrebbe cambiato nulla. Cosa dovrebbe fare B., allora, per non essere degno del ruolo di Padre della Patria? Stuprare una bambina di otto anni? Uccidere qualcuno? Commettere più omicidi? Quanti? Qual è il limite?

Sono domande inevitabili – sul piano della logica – poste per evidenziare un paradosso inquietante: la massima autorità politica del Paese, da cui scaturiscono, attraverso il controllo del Parlamento, leggi/norme/diritto/giurisprudenza, è in continuo connubio istituzionale con chi calpesta la legge, le norme, il diritto, la giurisprudenza.

Abbiamo perso il senso delle parole, ecco il punto. E tutto è possibile. E’ diventato “normale” che un delinquente, condannato, con mille processi in corso, riscriva le regole del gioco, comprese quelle sulla giustizia. Un obbrobrio. Un non senso, a cui possono mettere fine i cittadini liberi. Le firme contro la democrazia autoritaria – sono già molte, devono aumentare – servono anche a questo: a dire no alla perdita di senso delle parole. Un condannato per frode fiscale è un condannato per frode fiscale. Non può essere contemporaneamente Padre della Patria. Punto. Mettere ordine nelle parole serve per fare chiarezza, il rischio è che appaia razionale la richiesta di B.: “Restituitemi il mio onore, una legge per ricandidarmi”.

Insomma, se è legittimato a riformare la Costituzione, perché impedirgli di candidarsi? La logica non lascia scampo. A questo ci ha portati il decisionismo del sindaco di Firenze. Di fronte alla retorica dei Sofisti, Socrate metteva ordine chiedendo: Che cos’è il bello? Che cos’è il bene? Ecco: che cos’è la giustizia, Presidente Renzi, se pretende di costruirla con chi la calpesta? Se si associa a chi la viola? Se non ha un’idea di giustizia in sé, che prescinda dagli interessi di parte del suo sodale?

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