Ieri
il presidente Napolitano ha come di consueto ammonito vibrantemente sul
grave danno che recherebbe al prestigio e alla credibilità
dell’istituzione parlamentare il prodursi di una paralisi decisionale su
un processo di riforma essenziale, quella del Senato. Ma sulla dignità e
sull’autorevolezza di questo Parlamento ancora ieri abbiamo dovuto
apprendere nuove se non sorprendenti rivelazioni, grazie alle
indiscrezioni di quello che una volta era il sottobosco politico e ora
si compone di personal trainer, igienisti dentali, forse pedicure,
certamente parrucchieri con particolare inclinazione per le tinture
color melanzana. Dobbiamo al palestrato personale di Emilio Fede
conoscere la tempra morale di Dell’Utri, fondatore di Forza Italia,
mafioso e ricattatore, e del fratello, definito “mafiosone”.
È questo il Parlamento che si appresta a cambiare la Costituzione per
garantirsi la sopravvivenza, secondo logiche che attengono più alle
organizzazioni di mafia che alle regole della rappresentanza. Ed è per
questo che il titolo di onorevole, mai così immeritato, scatena gli
appetiti di aspiranti pronti ad aprire il libretto degli assegni o a
garantire una fedeltà assoluta in cambio di una cadrega.
Questi cerchi magici di tutti i livelli che gravitano attorno a
leadership compromesse, sono ormai palesemente la palla al piede o se
volete la “scarpa di cemento” che sta portando a fondo il Paese. E
purtroppo la moderna maschera di Razzi che fuori onda dice
all’intervistatore “senti a me, fatti furbo, qui è tutta una
delinquenza”, si rivela l’analisi sociologica più appropriata.
Nel’ultimo caso in ordine di tempo le confidenze di Fede al masseur
di fiducia riportano i giudizi morali di quel Samorì taglieggiato per 10
milioni da Dell’Utri, quello che prelevava i pensionati con la promessa
di una gita e una volta arrivati in mete sperdute, insieme alle
tradizionali pentole, gli appioppava il suo messaggio elettorale.
Ma anche al di fuori delle confidenze di palestra e centro estetico,
cosa dire della fuga in Inghilterra di Boroli da 35 anni uno dei più
fidi scudieri e soci di Berlusconi, favorito grazie a questo
nell’accumulazione dei capitali e che ora cerca nei paradisi fiscali che
incredibilmente si sono formati in questa Europa di limare sulle tasse,
esattamente come fa la Fiat?
La verità è che i flash inquietanti e al tempo stesso esilaranti che
ogni tanto illuminano le viscere del sistema politico, hanno permeato
l’intera società, creando modelli e attitudini, complicità e silenzi,
ipocrisie e conformismi, che poi tornano all’origine, secondo uno schema
di feed back sotto l’aspetto di riforme, diktat, candidature
prestigiose, giochi di potere di ogni tipo, moniti dal meraviglioso
mondo dell’Alzheimer.
Eh si, c’è grossa crisi, come diceva una volta quel personaggio di Guzzanti. Anzi c’è grossa delinquenza.
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