Le elezioni europee di quest’anno sono sicuramente state anche per il
nostro paese un punto di svolta. La sinistra anche in Italia si è
impegnata, con la presentazione de L’Altra Europa con Tsipras, nella
costruzione di una proposta politica alternativa alle politiche di
austerità promosse dalle larghe intese. Rifondazione Comunista,
fondatrice dieci anni fa del Partito della Sinistra Europea, ha dato da
subito il proprio contributo a sostegno della realizzazione di una lista
unitaria per le europee, quale premessa per la creazione, anche nel
nostro Paese, di una soggettività politica della sinistra, autonoma ed
indipendente nel quadro politico e culturale italiano. Per la prima
volta dopo anni di sconfitte, una lista di sinistra alternativa è
rientrata in un Parlamento, un risultato affatto scontato e da
sottolineare positivamente senza tante distinzioni. Siamo di fronte ad
una conferma importante della nostra linea politica. Sono anni infatti
che lavoriamo perché possa prendere piede anche in Italia un polo della
sinistra autonomo e alternativo. Il dato elettorale ci ha dato ragione e
lo ha fatto in una situazione nella quale la nostra proposta politica
ha rischiato di rimanere stretta nella morsa della polarizzazione e
dello scontro Renzi-Grillo. In effetti, il Partito Democratico di Renzi,
lo stesso che rimane in silenzio di fronte alla nuova e drammatica
crisi in Medio Oriente, in virtù della presidenza del semestre europeo e
con l’elezione di Juncker a Presidente della Commissione, si sta
ponendo come il riferimento italiano delle politiche liberiste: taglio
della spesa pubblica e sociale come dimostrato dall’annunciata riforma
della PA, privatizzazioni, ulteriore precarizzazione del mondo del
lavoro (Decreto Poletti e Job Act), salvaguardia del sistema bancario e
mantenimento della controriforma Fornero delle pensioni. Non solo.
Uscito rafforzato dal risultato dalle urne e in accordo con Berlusconi e
Lega, propone riforme della legge elettorale e del senato che altro non
sono che misure autoritarie e destabilizzanti della democrazia
rappresentativa nel nostro Paese. Il Movimento 5 Stelle, convergendo in
Europa con Farage ed elemosinando un pò di visibilità rispetto alle
richieste di incontri con Renzi, è venuto allo scoperto e continua a
perdere consenso a sinistra. In questa situazione i recenti dati
dell’Istat confermano la pesantezza della recessione economica italiana,
il dramma della disoccupazione e l’allargamento delle povertà, in un
contesto in cui il sistema industriale perde inesorabilmente ogni giorno
pezzi strategici, da Fiat, Alitalia ad Indesit. Seppure è largamente
condivisibile l’azione referendaria della Cgil contro il fiscal compact,
e la raccolta firme va sostenuta lavorando nel comitato, siamo in
assenza completa di conflitto sociale. La sinistra però questa volta sta
tentando davvero di riorganizzarsi. E le contraddizioni problematiche
di Sinistra Ecologia e Libertà, che subisce divisioni sul rapporto con
il governo e più in generale sulla collocazione rispetto ad un
centrosinistra che non esiste più, destano preoccupazione.
Ecco perchè penso che occorra come non mai agire attraverso nuove modalità, innovative ed inclusive, capaci di ricercare ciò che unisce, collegando un voto d’opinione positivo, che questa volta è arrivato, con i bisogni degli strati popolari. La sinistra può ripartire da subito contro la manomissione della Costituzione, per il lavoro e la pace. Su queste premesse l’unità non è un feticcio metafisico, ma una responsabilità politica di fase: le condivisioni e le convergenze sono concrete e dovranno essere capaci di determinare una discontinuità rispetto alle più recenti esperienze, favorendo appunto la nascita di una sinistra collocata fuori dagli schemi tradizionali, inclusiva e plurale. Dobbiamo farlo da subito e sperimentare questa possibilità fin dalle elezioni regionali del prossimo anno. È urgente rimettere al centro della discussione politica i contenuti e le buone pratiche, lo spazio politico c’è e soprattutto c’è richiesta di sinistra. Di questo mi auguro parlerà l’assemblea nazionale del 19 luglio: immaginiamo e pratichiamo come si ricostruisce una sinistra autonoma ed indipendente in Italia.
Ecco perchè penso che occorra come non mai agire attraverso nuove modalità, innovative ed inclusive, capaci di ricercare ciò che unisce, collegando un voto d’opinione positivo, che questa volta è arrivato, con i bisogni degli strati popolari. La sinistra può ripartire da subito contro la manomissione della Costituzione, per il lavoro e la pace. Su queste premesse l’unità non è un feticcio metafisico, ma una responsabilità politica di fase: le condivisioni e le convergenze sono concrete e dovranno essere capaci di determinare una discontinuità rispetto alle più recenti esperienze, favorendo appunto la nascita di una sinistra collocata fuori dagli schemi tradizionali, inclusiva e plurale. Dobbiamo farlo da subito e sperimentare questa possibilità fin dalle elezioni regionali del prossimo anno. È urgente rimettere al centro della discussione politica i contenuti e le buone pratiche, lo spazio politico c’è e soprattutto c’è richiesta di sinistra. Di questo mi auguro parlerà l’assemblea nazionale del 19 luglio: immaginiamo e pratichiamo come si ricostruisce una sinistra autonoma ed indipendente in Italia.
*Segretario Regionale Prc Umbria
Direzione Nazionale
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