A proposito di Gaza e dell’informazione corrente. Ecco una presa di
posizione, molto forte e molto dura, da parte di un gruppo di cooperanti
italiani in Palestina. La “questione Israele-Palestina” è stata sempre
trattata con grande difficoltà dal nostro sistema dell’informazione,
a causa della vicinanza politica del nostro paese a Israele (per la via
del suo potente protettore, gli Usa), una vicinanza che ormai è
inflessibile: è passata la stagione nella quale all’Italia era concesso
di derogare parzialmente in modo da poter agire come punto di contatto
fra i governi israeliani e la leadership palestinese.
La sproporzione di forze è enorme e innegabile e anche sui nostri
media – va detto – viene riportata, ma le giustificazioni delle azioni
dell’esercito di Tel Aviv sono sempre riportate con deferenza, come dati
di fatti plausibili e accettabili, anche quando non lo sono. In
sostanza il flusso informativo al quale siamo esposti è fortemente,
intrinsecamente “embedded”. La voce dei cooperanti riportata qui sotto
per i media italiani è “faziosa” e “di parte”, quindi poco degna
d’attenzione.
Lorenzo Guadagnucci
comunicato stampa
BASTA CON STRUZZI E COCCODRILLI
Da Gaza al mondo, parla un gruppo di cooperanti italiani in Palestina
Gaza City, 11 luglio 2014 – Basta con chi fa finta di non vedere.
Basta con chi pensa che una partita di pallone sia più importante di
un’intera popolazione inerme sotto le bombe…Basta con chi dà del
terrorista a un’intera popolazione senza mai aver voluto ascoltare le
voci di Gaza. Basta con giornalisti che scrivono articoli comodamente
seduti da casa o dalle redazioni a Roma e Milano. Basta con
l’equidistanza a tutti i costi. Basta con le condanne bipartisan e con
le parole misurate. Siamo operatori umanitari e condanniamo la violenza
verso i civili, SEMPRE.
Per questo non possiamo restare silenti dinanzi ad un attacco
armato indiscriminato verso una popolazione che non ha rifugi, posti
sicuri o possibilità di fuga. Una popolazione strangolata economicamente
e assediata fisicamente, rinchiusa in una prigione a cielo aperto. Non
possiamo far finta di nulla. Noi Gaza la conosciamo perché ci
lavoriamo, perché la viviamo e lì abbiamo imparato cos’è la sofferenza,
ma anche la resistenza. E non parliamo di lancio di razzi: per i circa
due milioni di persone che risiedono a Gaza, che vivono da 48 anni sotto
occupazione, dimenticate dal mondo, che piangono morti che sono sempre e
solo numeri, che subiscono interessi politici sempre più importanti
della vita umana… resistere è essere capaci, nonostante tutto, di andare
avanti.
Gaza ci ha insegnato semplicemente la dignità umana.
Siamo qui e ci sentiamo inermi e, ancora una volta, esterrefatti
perché continuiamo a leggere articoli di giornale che a nostro avviso
non rispecchiano la realtà. Non raccontano lo squilibrio tra una forza
occupante e una popolazione occupata. Enfatizzano la paura israeliana
dei razzi lanciati da Gaza, che condanniamo ma che, fortunatamente, non
hanno procurato morti e riducono a semplici numeri le oltre 100 vite
spezzate a causa dei bombardamenti Israeliani in meno di tre giorni.
Tutto ciò che scriviamo non è frutto di opinioni personali o
giudizi morali; è sancito e ribadito dai principi del diritto
internazionale e del diritto umanitario internazionale, che muovono il
nostro operato ogni giorno.
Riteniamo inaccettabile che la risposta all’omicidio dei 3
coloni, avvenuto in circostanze ancora ignote, sia l’indiscriminata
punizione di una popolazione civile indifesa: il diritto umanitario
vieta le punizioni collettive – definite crimini di guerra dalla IV
Convenzione di Ginevra (art. 33).
Israele ha addossato la responsabilità ad Hamas, attaccando
immediatamente la Striscia, causando la risposta dei gruppi palestinesi
con il lancio di missili su Israele. Il governo israeliano sostiene di
voler colpire gli esponenti di Hamas e le sue strutture militari. E’
davanti agli occhi di tutti che ad essere colpiti finora sono
soprattutto bambini e donne. Basta con lo scrivere che Israele reagisce
ai missili da Gaza, la verità per chi vuol vederla e i numeri, se non
interpretati con slealtà, sono chiari.
Dall’8 luglio, inizio dell’operazione militare “Protective Edge”,
Israele ha bombardando 950 volte la Striscia, distruggendo
deliberatamente oltre 120 case, (violando l’articolo 52 del Protocollo
aggiuntivo I del 77 della convenzione di Ginevra), uccidendo 102 persone
(inclusi 30 minori 16 donne,15 anziani e 1 giornalista) ferendo oltre
600 persone, di cui 50 in condizioni molto gravi.
Oltre 900 persone sono rimaste senza casa, 7 moschee, 25 edifici
pubblici, 25 cooperative agricole, 7 centri educativi sono stati
distrutti e 1 ospedale, 3 ambulanze, 10 scuole e 6 centri sportivi
danneggiati.
Dall’altro lato, il lancio di razzi da Gaza, secondo il Magen
David Adom (servizio emergenza nazionale israeliano), ha causato 123
feriti di cui: 1 ferito grave; 2 moderati; 19 leggeri; 101 persone che
soffrono di shock traumatico.
Di fronte a questi numeri ci sembra intollerabile la non
obiettiva copertura di gran parte della stampa internazionale e
nazionale, dell’attacco israeliano verso la Striscia di Gaza. Per questo
riteniamo necessario prendere posizione e ribadire la necessità di
riportare l’informazione, sullo scenario militare in corso, alle dovute
proporzioni.
Ci appelliamo infine ai responsabili politici in causa e a quanti
possano agire da mediatori, affinché le operazioni militari cessino
immediatamente e perché si ponga fine all’assedio nella Striscia di
Gaza.
Siamo un gruppo di cooperanti che vive e lavora in Palestina.
Tutto ciò che scriviamo è verificato da testimonianze sul campo e da
fonti di agenzie internazionali.
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