«I beni
superflui rendono superflua la vita».
(Pier Paolo Pasolini)
La crescita è diventata un imperativo categorico dell'odierna politica
economia. Ma è veramente ciò di cui abbiamo bisogno per migliorare le
condizioni di vita degli esseri umani?
A dispetto delle più ferme convinzioni, la crescita "tout court"
rappresenta un obbligo che non è scevro da pesanti conseguenze, sia per quanto
riguarda il tempo ed i nostri ritmi di vita, che per tutto ciò che concerne la
sostenibilità e l'inquinamento ambientale.
Con questo piccolo saggio intendo smentire il mito della crescita, cercando di mostrare i limiti del modello economico attuale che è condannato a crescere per non fallire.
Con questo piccolo saggio intendo smentire il mito della crescita, cercando di mostrare i limiti del modello economico attuale che è condannato a crescere per non fallire.
Per prima cosa è bene capire un concetto fondamentale: perché l'odierna
economia deve crescere? Badate bene, "deve crescere" significa che
non può neanche rimanere costante. Una crescita nulla già mette in crisi il
sistema economico, figuriamoci una decrescita!
In estrema sintesi, quest'impellente necessità deriva dal meccanismo di
moneta-debito adottato nell'odierna economia monetaria.
Le banche centrali creano (dal nulla) la base monetaria che, tramite il
noto meccanismo della riserva frazionaria, viene moltiplicata dalle banche
commerciali. In questo modo il sistema bancario crea ulteriore denaro (sempre
dal nulla) con un costo reale che tende allo zero.
Infatti oggi non ci sono più beni a garanzia del denaro, in quanto la moneta è completamente fiduciaria. Così, in via del tutto teorica, non ci sono limiti alla creazione di denaro, alla faccia di chi ha il coraggio di venirci a dire che “non ci sono i soldi”.
Infatti oggi non ci sono più beni a garanzia del denaro, in quanto la moneta è completamente fiduciaria. Così, in via del tutto teorica, non ci sono limiti alla creazione di denaro, alla faccia di chi ha il coraggio di venirci a dire che “non ci sono i soldi”.
Tuttavia il denaro viene sempre emesso e prestato previa richiesta
d'un interesse maggiore di zero. Ne consegue che: o l'economia si espande, e
quindi riesce complessivamente a pagare gli interessi (pur alimentando un
gigantesco schema Ponzi), o qualcuno è destinato a fallire.
In questo mondo folle, dove la politica ha delegato il potere economico a
banche centrali private (e in alcuni casi addirittura indipendenti, come la
BCE), non si finanziano a debito solo i privati, come cittadini o aziende, ma
anche gli stati! Da qui deriva l'imperativo categorico della crescita.
Se malauguratamente l'economia di uno stato non cresce, visti i tempi che
corrono, sappiamo tutti benissimo che cosa accade: licenziamenti, fallimenti,
disoccupazione, povertà, compressione dei diritti, tagli alla sanità, svendita
delle eccellenze pubbliche etc etc. In parole povere: crisi e relativa
austerità.
Ma il concetto di crescita per la crescita, o di crescita come imperativo
categorico economico tout court, non ha senso.
Per comprendere questo fatto fino in fondo, è sufficiente portare il
sistema economico in una situazione estrema, conducendo un piccolo esperimento
mentale.
Semplifichiamo al massimo, supponiamo che esistano solamente un bene
materiale (uno smartphone) e un servizio (cure mediche).
Se immaginiamo che il sistema economico, a forza di crescere, sia riuscito
a garantire a tutti gli esseri umani l'accesso ad uno smartphone e a 12 visite
mediche all'anno, per quale motivo l'anno successivo quegli stessi individui
dovrebbero necessariamente consumare 1,5 smartphone e/o fare più di 12 visite?
Perché altrimenti il sistema fallisce?
Molti direbbero: «io ho già uno smartphone, è ancora perfettamente funzionante, quest'anno non ho bisogno di un nuovo smartphone». Altri: «ma io sto benissimo, per quale motivo dovrei fare 12 visite? Ne faccio una e sono a posto».
Molti direbbero: «io ho già uno smartphone, è ancora perfettamente funzionante, quest'anno non ho bisogno di un nuovo smartphone». Altri: «ma io sto benissimo, per quale motivo dovrei fare 12 visite? Ne faccio una e sono a posto».
Più in generale, se tutti gli esseri umani avessero accesso ai beni materiali
e ai servizi di cui hanno bisogno mediamente nel corso di in un dato anno,
perché l'anno successivo dovrebbero consumarne necessariamente di più dell'anno
precedente?
In generale questo è falso, allora perché la produzione di beni e servizi
dovrebbe aumentare? Forse perché la popolazione aumenta? Corretto, ma se la
popolazione fosse stazionaria?
Forse perché sono stati introdotti nuovi oggetti? E' possibile, ma ancora
una volta non è strettamente necessario che s'introducano sempre nuovi beni
poi, anche se questo avvenisse, potrebbero andare a sostituire il consumo di
altri, che magari uscirebbero dal mercato.
Complessivamente non è detto che la produzione e i livelli di consumo
debbano aumentare sempre e comunque a prescindere, anche nel caso che
s'immettano dei nuovi oggetti/servizi.
I miei bisogni non aumentano forzosamente di anno in anno. Questo anno ho
già comprato vestiti a sufficienza, un pc, uno smartphone e ho fatto anche una
piccola operazione chirurgica che rimandavo da tanto tempo.
Il prossimo anno, al netto del cibo per vivere e poco più, non avrò bisogno
di altro. Se il mio smartphone o il mio pc non si guasteranno irreparabilmente
a causa di rotture programmate, li terrò per anni e anni, come ho fatto con il
mio primo pc, che è ancora qui vicino a me proprio mentre sto scrivendo. (Nel
corso degli anni ho sostituito due alimentatori, il resto è ancora ok, anche se
la capacità di calcolo l'ha reso obsoleto, e quindi ne ho dovuto acquistare uno
nuovo).
Purtroppo nei prossimi anni la mia necessità di consumo diminuirà
drasticamente, con sommo dispiacere degli economisti dediti alla crescita, e
vivrò benissimo. Ho già tutto, anche al di sopra del necessario, e non comprerò
altro finché non ci sarà un reale bisogno.
Bisognerebbe chiederci: è forse lo scopo della nostra vita essere degli accaniti consumatori? Oppure quel comportamento che ci sembra così naturale deriva dai martellanti spot pubblicitari o da altre forme di condizionamento sociale?
Bisognerebbe chiederci: è forse lo scopo della nostra vita essere degli accaniti consumatori? Oppure quel comportamento che ci sembra così naturale deriva dai martellanti spot pubblicitari o da altre forme di condizionamento sociale?
Si deve consumare, altrimenti l'economia si blocca! E allora? Fatemi capire, se
il sistema economico funziona male dobbiamo condizionare la vita degli esseri
umani per farli consumare più del necessario?
Ritengo che sia piuttosto stupido svolgere il ruolo del consumatore solo perché il sistema economico ne abbisogna, non credete?
Ritengo che sia piuttosto stupido svolgere il ruolo del consumatore solo perché il sistema economico ne abbisogna, non credete?
Sinceramente ho ben altro da fare, piuttosto che sprecare il mio tempo a
girare nevroticamente per negozi con lo scopo di acquistare vestiti e gadget
alla moda da sfoggiare durante ridicoli eventi mondani, come l'andare a ballare
in discoteca per riprodurre il moto browniano sbattendomi come solo un pollo
ubriaco sa fare.
Non ho bisogno di suscitare l'invidia nei confronti degli altri sfoggiando un look alla moda o dei futili gadget, dimostrando così d'appartenere ad un livello più alto nella scala sociale dell'apparire.
E non me ne faccio nulla di ulteriori ammennicoli che già raccolgono polvere in abbondanza nella mia abitazione.
Non ho bisogno di suscitare l'invidia nei confronti degli altri sfoggiando un look alla moda o dei futili gadget, dimostrando così d'appartenere ad un livello più alto nella scala sociale dell'apparire.
E non me ne faccio nulla di ulteriori ammennicoli che già raccolgono polvere in abbondanza nella mia abitazione.
Non mi serve un armadio pieno di vestiti, non devo mica fare le sfilate, devo
semplicemente vestirmi per ripararmi dal freddo. Il cappotto invernale che uso
quotidianamente ha 13 anni e funziona ancora perfettamente, perché dovrei
comprarne un altro?
Se tutti venissero messi nelle mie stesse fortunate condizioni, fornendo
beni qualitativamente elevati a tutti, gli anni successivi in molti
resterebbero senza lavoro e in breve tempo il sistema economico capitalistico
sarebbe portato al collasso.
Ci sarebbero comunque beni/servizi da produrre/offrire, come il cibo,
l'istruzione o le cure mediche. Ma nel suo complesso non ci sarebbe una
crescita, bensì una decrescita al più intervallata da momenti di crescita
nulla. La disoccupazione salirebbe alle stelle, ma sarebbe forse un
male?
Certo, in questo sistema economico che ci costringe a correre sempre più
veloci, al pari di criceti intrappolati in una ruota, sarebbe un male
estremo!
Con la relativa diminuzione di produzione indotta dal mio comportamento
anticonformista, di uomo soddisfatto che non ha più bisogno di iper-consumare,
i posti di lavoro diminuirebbero eppure ciò di cui avremmo realmente bisogno
(ovvero tutti i beni/servizi non correlati all'iper-consumo indotto) sarebbero
proprio lì a disposizione di tutti, solo che il sistema economico c'impedirebbe
di usufruirne perché, ben presto, in molti resterebbero senza un lavoro, quindi
senza soldi e così non potrebbero più comprare neanche il cibo!
Riflettete, sostituendo i beni scadenti e soggetti ad obsolescenza
programmata con altri durevoli e di elevata qualità, potenzialmente
tutti potrebbero avere accesso ai beni e ai servizi di cui hanno bisogno, ma
tutto ciò non può essere attuato perché nel medio-lungo termine verrebbe a
mancare il lavoro e quindi il pretesto per giustificare l'attribuzione di
denaro mediante uno stipendio.
Una volta sostituiti i beni, il sistema inizierebbe a decrescere e quindi entrerebbe in crisi... Ormai avete capito, giusto? Ecco che ricomincia la cantilena: c'è la disoccupazione, l'economia non cresce... come si fa?
A questo punto della storia arrivano gli economisti classici che, ovviamente, vorrebbero far ripartire la crescita, perché hanno studiato solo quel metodo all'università e quindi non vedono alternativa.
Una volta sostituiti i beni, il sistema inizierebbe a decrescere e quindi entrerebbe in crisi... Ormai avete capito, giusto? Ecco che ricomincia la cantilena: c'è la disoccupazione, l'economia non cresce... come si fa?
A questo punto della storia arrivano gli economisti classici che, ovviamente, vorrebbero far ripartire la crescita, perché hanno studiato solo quel metodo all'università e quindi non vedono alternativa.
Ma scusate un attimo... Ripensiamo il lavoro, no? O la gestione della
moneta? Perché dobbiamo far morire di fame le persone se si può evitare? Non
esiste mica soltanto questo tipo di economa!
Domandiamoci: il vero problema consiste nella mancata crescita dei consumi
che induce una moltitudine di licenziamenti e quindi l'impossibilità di
comprare anche i beni primari (seppur disponibili), o forse risiede nel sistema
economico che non è in grado di gestire una simile dinamica?
Fatemi capire, non si potrebbero dare comunque soldi a quelle persone, dato
che il denaro si può creare dal nulla? O forse non si potrebbe ripartire il
lavoro residuo diminuendo l'orario di lavoro, in modo che nessuno resti
disoccupato?
Cosa dite? Diminuendo l'orario calerebbe lo stipendio? Visto che l'1% della popolazione mondiale detiene il 50% della ricchezza globale, potremmo pensare di redistribuire la ricchezza esistente prendendola dai pochi che hanno tanto per darla ai tanti che hanno poco, no? Oppure facciamo un'apposita politica monetaria d'integrazione dei redditi o un mix delle due, se preferite.
Cosa dite? Diminuendo l'orario calerebbe lo stipendio? Visto che l'1% della popolazione mondiale detiene il 50% della ricchezza globale, potremmo pensare di redistribuire la ricchezza esistente prendendola dai pochi che hanno tanto per darla ai tanti che hanno poco, no? Oppure facciamo un'apposita politica monetaria d'integrazione dei redditi o un mix delle due, se preferite.
O ancora più semplicemente, non si potrebbe cooperare per produrre ciò di
cui abbiamo bisogno in quantità tali da poter essere messo a disposizione di
chi ne ha necessità, senza pretendere un prezzo? Che cos'è che c'impedisce di
farlo, oltre ad un nostro blocco mentale?
Non date subito una risposta negativa, rifletteteci con calma! Ora però
riprendiamo il filo, forse ho divagato troppo! Dicevamo...
I nostri veri bisogni non aumentano per forza di anno in anno; dal momento
che lo scopo dell'economia dev'essere quello di soddisfare al meglio le
esigenze degli esseri umani, allora è il sistema economico che si deve adattare
alle nostre reali necessità.
Oggi invece facciamo esattamente il contrario: il sistema economico deve
crescere forzosamente, allora spingiamo sui consumi e adattiamo la vita degli
esseri umani all'esigenze del sistema economico, ma tutto ciò è a dir poco
folle!
Un'economia efficiente non dovrebbe crescere necessariamente. Il sistema
economico dovrebbe essere flessibile, ovvero crescere quando c'è necessità di
crescere, rimanere stazionario quando la domanda di beni e servizi è la
medesima dell'anno precedente, e decrescere qualora ci fosse la necessità di
decrescere, possibilmente senza peggiorare le condizioni di vita degli esseri
umani.
Perché dovrebbe decrescere? Magari a causa dell'introduzione nel mercato di
beni maggiormente durevoli; o perché le persone hanno già tutto ciò di cui
hanno bisogno e l'anno successivo non vogliono per forza consumare di più; o
magari perché abbiamo raggiunto i limiti strutturali del pianeta ed è bene che
si attuino contromosse prima di estinguerci a causa della nostra
stupidità.
Come già detto, questa elasticità del sistema economico non dovrebbe essere
scaricata sul benessere delle persone, cosa che invece oggi accade, perché se
per disgrazia il sistema non cresce, un gran numero di esseri umani finisce in
estrema povertà.
Se l'attuale sistema economico è inefficiente, bisogna avere il coraggio di
ammetterlo. E' del tutto evidente che i fondamenti dell'economia devono essere
ripensati.
In particolar modo il capitalismo e l'economia di libero mercato devono
essere superati, perché adattarsi alle loro storture è stupido, dal momento che
l'economia è solamente un costrutto metafisico che ci siamo auto-imposti e che
ci sforziamo di rispettare come se fosse un vincolo ineludibile, ma che invece
può sempre essere modificata a nostro piacimento, al contrario di una
immutabile legge di natura.
L'economia non è la fisica, tanto per intenderci. L'economia non descrive le equazioni dell'universo, l'economia è un costrutto umano arbitrario che noi creiamo per regolamentare le attività economiche all'interno della nostra società. Dipende da noi, non è un'entità preesistente da scoprire, ma un costrutto da inventare. Cambiando le regole cambia l'economia e, di conseguenza, mutano gli effetti sulla società.
L'economia non è la fisica, tanto per intenderci. L'economia non descrive le equazioni dell'universo, l'economia è un costrutto umano arbitrario che noi creiamo per regolamentare le attività economiche all'interno della nostra società. Dipende da noi, non è un'entità preesistente da scoprire, ma un costrutto da inventare. Cambiando le regole cambia l'economia e, di conseguenza, mutano gli effetti sulla società.
Detto questo passiamo ad un altro aspetto cruciale che non possiamo
trascurare: quello della sostenibilità.
L'attuale modello di sviluppo è sostenibile? Direi proprio di no. Viviamo
in un mondo dove 1/4 della popolazione mondiale attinge alle risorse dei 3/4
del pianeta per mantenere in essere il proprio stile di vita.
Detto ciò, è bene segnalare che tutti gli indicatori di sostenibilità
ambientale ci mostrano che stiamo vivendo sopra il limite fisico tollerato
dalla Terra, quello entro il quale l'ecosistema potrebbe rigenerarsi,
compensando così l'impatto antropico.
Ora, in questo drammatico quadro generale, pur senza entrare in merito ai
seppur innegabili e doverosi discorsi inerenti l'inquinamento o il
surriscaldamento globale, che cosa consigliano i lungimiranti economisti di
fama mondiale?
Di spingere ancor più sulla crescita. Una crescita del 2% su scala globale
è quello che i capi di stato hanno proclamato all'ultimo G20. E c'è anche chi
vorrebbe riprodurre il medesimo modello del "miracolo" di crescita
economica nei paesi del secondo e terzo mondo! Forse stanno cercando di trovare
il modo di provocare il primo e ultimo suicidio collettivo della storia
dell'umanità?
Certo, la possibilità di lauti guadagni è troppo allettante per le menti
dei capitalisti, di cui i politici non sono altro che semplici burattini, ma il
loro sogno egoistico e parassitario, fatto di sfruttamento indiscriminato di
esseri umani e di risorse ambientali, non durerà ancora per molto.
Se 1/4 della popolazione per attuare il modello di vita in stile americano
ha bisogno di 3/4 delle risorse del pianeta terra, per estendere il medesimo
modello a tutta la popolazione mondiale servirebbero 3 pianeti, avete forse
idea di dove trovarli?
Una crescita costante maggiore di zero si traduce inevitabilmente in una
crescita esponenziale, che è una nota funzione matematica che ha il vizio di
correre velocemente verso l'infinito.
Questo tipo di crescita se applicata alla parte di produzione relativa ai
beni materiali si scontra inevitabilmente con i limiti del pianeta nel quale
viviamo.
La crescita dei beni via via richiede sempre più materie prime per produrre
un numero di beni sempre crescente, una richiesta che ad un certo punto non
potremmo più fisicamente soddisfare, a prescindere dalla brama di profitto dei
capitalisti.
La crescita dei beni materiali è certamente sostenibile nel breve termine,
ma a lungo andare supererà necessariamente i limiti imposti dalla finitezza
della disponibilità delle risorse, o più in generale dalla sostenibilità
ambientale.
La crescita della produzione dei beni può avvenire, anzi in molti casi è
addirittura auspicabile che avvenga, ma bisogna capire che non può correre
all'infinito, e che prima o poi dovrà approssimarsi asintoticamente verso il
limite di sostenibilità globale.
Una volta raggiunto, tale limite non può essere superato troppo a lungo se
non si vuole stravolgere l'ecosistema, rischiando così di mettere in dubbio la
sopravvivenza della nostra specie.
A quel punto si dovrà agire in termini di aumento dell'efficienza, non
d'incrementi di produzione quantitativa ma qualitativa.
Ad esempio: non un maggior numero di beni da consumare sempre più
rapidamente, ma meno beni che però durano più a lungo. Non necessariamente uno
o più beni per ogni essere umano ma, quando possibile, beni comuni (es.
lavatrici e/o trasporti pubblici) etc etc.
Lo sviluppo non può essere dettato dalle esigenze di profitto del libero
mercato. La crescita non può essere "libera", ma deve essere
indirizzata razionalmente verso il fine del benessere collettivo. Come ci
ricorda l'ex presidente dell'Uruguay José Mujica: «Lo sviluppo non può essere
contrario alla felicità».
Per questo è necessario che l'economia non sia lasciata in balìa della brama di
profitto dei capitalisti che agiscono in condizioni di libero mercato ma come
minimo, e ripeto, come minimo, dovrebbe essere regolamentata, se non
pianificata.
Nel tempo dell'economia neoliberista, visti i disastri da essa generati, è
ora di ricominciare a esprimere questo concetto fondamentale, che è:
regolamentazione e/o pianificazione dell'economia per il fine del benessere
collettivo. Punto.
Fate attenzione, perché dobbiamo crescere forzosamente, se poi quella
crescita è dovuta alle guerre? Oppure ad un aumento del consumo di combustibili
fossili e quindi dell'inquinamento? Che senso ha la crescita se uccidiamo altri
esseri umani o peggioriamo la nostra salute?
Perché rinunciare alla pianificazione e all'intervento in ambito economico,
se poi queste condizioni di presunta libertà millantate dai neoliberisti, vanno
ad esclusivo vantaggio del capitale, portano ad un aumento del divario sociale,
dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo o ad un incremento dell'inquinamento e
dell'insostenibilità ambientale?
Altro che libero mercato, è ora di dire basta al "laissez-faire",
li abbiamo lasciati fare anche troppo, ed ora l'intervento in economia si è
dimostrato essere fortemente necessario!
Così come la crescita non può essere lasciata libera da vincoli che indirizzino le attività economiche verso il benessere collettivo, in modo duale anche la decrescita non può avvenire in condizioni di libero mercato.
Così come la crescita non può essere lasciata libera da vincoli che indirizzino le attività economiche verso il benessere collettivo, in modo duale anche la decrescita non può avvenire in condizioni di libero mercato.
Decrescere oggi, nell'economia capitalistica a stampo neoliberista,
indurrebbe un fallimento eclatante di tutto il sistema, che significherebbe far
morire di fame miliardi di persone.
Per carità! Ma questo non significa che non sia possibile (e non si debba)
decrescere senza peggiorare le nostre condizioni di vita.
Contrariamente a quello che c'inducono a pensare, possiamo decrescere
AUMENTANDO la qualità della vita degli esseri umani, ma è possibile farlo solo
ripudiando l'ideologia del libero mercato, e ricominciando a regolamentare e/o
pianificare l'economia.
Decrescere sostituendo i beni scadenti con beni durevoli, diminuendo così
le ore di lavoro necessarie, pur riuscendo a fornire a tutti l'accesso a beni e
servizi qualitativamente elevati, non significa stare peggio, significa
migliorare drasticamente la qualità della vita.
Ma tutto questo non è possibile all'interno dell'odierna economia
neoliberista, mentre sarebbe un'operazione banale in un'economia pianificata
e/o regolamentata, magari riprendendo la sovranità monetaria data alle banche
private, e decidendoci ad implementare una politica monetaria volta a tal
fine.
Vorrei lanciare anche un'ulteriore possibilità, quella di un'economia senza
denaro basata sulle risorse, che viene pianificata grazie all'uso dei
calcolatori, con l'unico fine del benessere collettivo. Una nuova visione molto
promettente, che non è mai stata applicata nella storia dell'umanità.
Scusate anche questa seconda digressione, ma è fortemente necessaria, in
quanto bisogna capire che non ci può essere che decrescita infelice all'interno
del capitalismo ma che, al tempo stesso, la decrescita può essere più che
felice, regolamentando e/o pianificando l'economia.
Tornando al discorso della crescita tout court. Direte: ci sono anche i
beni immateriali, come i servizi, quelli non consumano risorse, quindi la
crescita può andare avanti all'infinito.
Bene, ma anche il consumo dei servizi immateriali non può crescere
all'infinito, contrariamente a quanto si potrebbe ingenuamente pensare.
Infatti un essere umano vive 365 giorni all'anno, e non se ne fa niente di
un numero di servizi che cresce esponenzialmente, perché ad un certo punto non
avrà neanche più il tempo materiale per usufruirne.
In astratto, vale la stessa regola dei beni materiali, non un numero
crescente di servizi o un loro consumo più rapido perché lo chiede l'economia,
ma il giusto numero di servizi e che siano qualitativamente elevati.
Questo concetto assurdo di crescere per crescere aumenta la produzione e la
velocità di consumo, e così ingabbia gli esseri umani in un sistema che li fa
correre sempre più velocemente e non gli concede più neanche il tempo
necessario per vivere appieno la propria vita.
A causa delle attuali dinamiche economiche, se lavori non vivi, perché il
lavoro è totalizzante, mentre se non lavori non vivi lo stesso, perché sei
afflitto di continuo dal pensiero di trovare un lavoro, quando non rischi di
finire a dormire per strada o peggio di morire di fame.
L'essere umano viene ridotto ad un semplice lavoratore-consumatore, un ingranaggio intercambiabile da impiegare al servizio del sistema economico, che finisce con lo smarrire se stesso distruggendo l'ambiente che gli consente di vivere.
L'essere umano viene ridotto ad un semplice lavoratore-consumatore, un ingranaggio intercambiabile da impiegare al servizio del sistema economico, che finisce con lo smarrire se stesso distruggendo l'ambiente che gli consente di vivere.
Iper-producendo stiamo inducendo una falsa necessità di lavoro perché
altrimenti il sistema economico attuale, pessimo ed inefficiente, salterebbe in
aria quando tutto ciò è chiaramente evitabile. E poi vogliamo anche definirci
esseri intelligenti?
Paradossalmente oggi la crescita è direttamente correlata con l'aumento
dell'infelicità, dell'inquinamento ambientale e dello sfruttamento dell'uomo
sull'uomo.
Ma allora che senso ha far crescere l'economia per forza se poi questa crescita
non si traduce in un maggior tempo libero, in un minor inquinamento ambientale
o in un incremento di felicità?
Abbiamo una gran bella faccia tosta: pur di salvare l'economia stiamo
distruggendo il pianeta e siamo persino disposti a sacrificare le nostre vite,
oltre a quelle delle generazioni che verranno.
Scusate, quand'è che inizieremo ad anteporre il benessere di tutti gli esseri
viventi a quello dell'economia?
Eppure per risolvere il problema basterebbe intervenire nell'economia per
produrre ciò di cui abbiamo effettivamente bisogno guardando al fine del
benessere collettivo, non ciò di cui necessita un sistema economico folle,
guidato da individui egoisti, miopi e parassitari sempre più assetati di
profitto.
Ma dal momento che pretendere che il potere riformi se stesso è una chiara assurdità, bisognerebbe innanzitutto agire in prima persona, correggendo il nostro stile di vita e diffondendo un nuovo paradigma economico non più vincolato all'imperativo della crescita.
Ma dal momento che pretendere che il potere riformi se stesso è una chiara assurdità, bisognerebbe innanzitutto agire in prima persona, correggendo il nostro stile di vita e diffondendo un nuovo paradigma economico non più vincolato all'imperativo della crescita.
Nessun commento:
Posta un commento