Come l’osservazione insegna, le galline,
sono fortemente indecise sulla direzione da prendere o sul da farsi,
restano immobili, come in ipnosi, con una zampa alzata. Ed in questa
posizione possono restare anche per molti minuti.
A volte questa situazione è prodotta da
improvvisi lampi che stordiscono l’animale inducendolo ad una sorta di
stato di trance, tanto più prolungato, quanto più i lampi si ripetono.
Forse questo esempio ci fa capire che sta succedendo ai piani alti del sistema occidentale.
I decisori (statisti, finanzieri,
militari ecc..) sono entrati nella globalizzazione a bandiere spiegate
ed a passo di carica, convinti che avrebbero facilmente travolto ogni
ostacolo e tali sono rimasti sino al 2007-2008, quando è iniziata la
nuova “grande crisi”.
Il 2008 è stato l’anno di svolta, quando
la crisi è stata conclamata in contemporanea alle Olimpiadi di Pechino
ed alla crisi georgiana. Le prime annunciarono al mondo che la Cina era
venti anni più avanti sulle previsioni e si avviava a diventare in
brevissimo tempo la seconda grande potenza mondiale; la crisi georgiana
con il mancato intervento americano ed europeo, su cui Saakasvili
contava, ha segnalato un ritorno tacito di zone d’influenza nelle quali
gli Usa non entrano. Le tre cose insieme, segnalarono il tramonto
dell’ordine mondiale monopolare che, con la caduta dell’Urss, si era
immaginato dovesse imporsi per un’intera epoca storica.
In questo contesto Obama era eletto come
primo presidente dell’epoca post monopolare. Da quel momento i
“decisori” occidentali (tanto in sede politica quanto in sede
finanziaria) hanno iniziato ad essere via via meno sicuri. Prima hanno
cercato di negare la crisi, dopo l’hanno data per destinata a risolversi
in breve, dopo hanno cercato di trattare i diversi casi finanziari e
politici come se si trattasse di fenomeni separati e non
interdipendenti.
Gli sviluppi successivi (seconda caduta
della crisi nel 2011-12; primavere arabe, guerra di Libia, ritiro
americano da Afghanistan ed Iraq, ondata “populista” in Europa, crisi
del Califfato ecc.) sono stati alti lampi che hanno ulteriormente
“accecato” i decisori, riducendone molto l’effettiva operatività: di
fatto, di fronte alla crisi finanziaria, l’unica decisione che sono
stati capaci di assumere sono state le continue iniezioni di liquidità,
mentre nessuno dei tentativi di riforma del settore è andata a buon
fine.
In questa paralisi dell’azione dei
decisori pesa grandemente l’incapacità degli intellettuali di reagire
sviluppando una critica adeguata al sistema.
Ma pesano anche altri fattori, come
l’autoinganno ideologico del pensiero neo liberista. La scelta fatta
trenta anni fa è stata quella di delegittimare ogni altro pensiero
economico, che non fosse quello neo classico, ed ogni pensiero politico,
che non fosse quello liberal-conservatore. Nel tritacarne sono finiti
non solo i marxisti ma anche i keynesiani, i cattolico sociali, i
socialdemocratici e persino i liberali di sinistra o, comunque, non
conservatori. La manovra è a lungo riuscita ma oggi la cultura politica
ed economica dell’occidente si è enormemente impoverita e non c’è una
classe politica di ricambio (come abbiamo detto in un pezzo precedente),
come sempre accade quando tace il dibattito politico e culturale.
Oggi ne paghiamo tutti il prezzo con una
classe di decisori politici e finanziari che non sanno dove andare e
restano a guardare immobili con la zampa alzata.
Aldo Giannuli
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