Abbiamo atteso che la notte portasse consiglio, prima di
prendere di petto i dati dell'Istat diffusi ieri che certificano un
"inatteso" aumento della disoccupazione, smentendo in modo clamoroso la
propaganda renziana del "stiamo ripartendo", incentrata sulle ormai
mitologiche "79.000 nuove assunzioni" di qualche giorno fa. Volevamo
capire se stavolta, anche sui media mainstream, qualcuno avrebbe messo
in contrapposizione le dichiarazioni ottimistiche del regime e la realtà
economica.
La statistica è una brutta bestia, perché se si prende un solo
elemento slegato dagli altri si finisce per manipolare (propaganda), non
capire quel che accade (ignoranza), prendere fischi per fiaschi
(illusione). I "79.000 assunti" sono risultati essere "richieste di
informazioni" da parte delle aziende in merito ai sgravi fiscali e
contributivi che il governo finanzia a partire dalla legge di stabilità.
Sul piano reale ci sono invece 44.000 occupati in meno. Nel mese di
febbraio, perciò, il tasso di disoccupazione sale di 0,1 punti
percentuali, tornando al 12,7%, lo stesso livello di dicembre e di 0,2
punti più elevato rispetto a febbraio 2014. Intanto aumentano gli "inattivi", ovvero quanti sarebbero in età da lavoro
ma neanche lo cercano più, dopo mesi o anni di inutili tentativi.
E stavolta se ne sono accorti tutti. I più duri, nel consigliare al
governo "meno chiacchiere e distintivo", sono stati proprio i
confindustriali, con IlSole24Ore in prima fila. Anche se, bisogna dire, la martellata più dura arriva dal quotidiano dei vescovi, l'Avvenire:
Il mistero sono quelle 42mila donne che mancano tra gli occupati a febbraio. Come si concilia quel dato che caratterizza la rilevazione dell’Istat con i numeri positivi emersi dai flussi delle attivazioni dei contratti diffusi dal Ministero del Lavoro? Forse che quella del governo era solo propaganda?
Sì, l’esecutivo ci ha abituati ultimamente a fare quello che gli inglesi chiamano cherry picking cioè scegliere le "ciliegie" migliori in un canestro di dati variegati.
Ci sono poi numerosi effetti distorsivi tipici come conseguenze dei
mutamenti legislativi. Molte di quelle che il governo pompava come
"nuove assunzioni" sono in realtà semplici "trasformazioni
contrattuali". Se un'azienda aveva un gruppo di dipendenti (di qualsiasi
età) assunto con una delle 46 forme contrattuali precarie, visto che il
governo si offre di finanziare al suo posto i contributi previdenziali,
può aver trovato conveniente "riassumerli" col contratto a "tempo
indeterminato a tutele crescenti". Altrettanto precario dal punto di
vista del lavoratore (sei licenziabile in qualsiasi momento), ma
contabilizzato in altro modo nelle statistiche.
Ma anche così, tra i dati Istat e quelli del governo ci sono
differenze apparentemente inspiegabili. Che l'Avvenire (contando forse
su "consulenti in più alto loco") spiega:
La contraddizione tra i dati del Ministero Lavoro e quelli Istat nasce però soprattutto dal fatto che si confrontano mele con pere. I dati dei flussi contrattuali, infatti, non tengono conto del lavoro autonomo, mentre quelli Istat sì. I primi sono basati su comunicazioni obbligatorie delle imprese, mentre quelli dell’istituto di statistica su sondaggi relativi a un campione di 20-25mila famiglie. Infine, il ministero confronta le attivazioni/cessazioni con l’anno precedente, mentre l’Istat segnala ora un calo degli occupati a febbraio su gennaio (-44mila), mentre se si guarda a febbraio 2014 anche l’istituto di statistica annota una crescita degli occupati di 93mila unità.
La conclusione - almeno per quanto riguarda i media meno lontani da
questo governo - è in realtà un consiglio a Renzi e ai suoi
comunicatori: meno enfasi, meno annunci, ci potresti rimettere i
denti...
Noi siamo decisamente meno amichevoli. Davanti a un governo di
mentitori goebbelsiani ("mentite, mentite, qualcosa resterà nelle teste
di chi vi ascolta", predicava il capo della propaganda del Terzo Reich)
non si può e non si deve concedere nulla.
Perché la pur controllatissima prosa dell'Istat è assolutamente
impietosa: "Dopo la crescita del mese di dicembre e la sostanziale
stabilità di gennaio, a febbraio 2015 gli occupati diminuiscono dello
0,2% (-44 mila). Il tasso di occupazione, pari al 55,7%, cala
nell'ultimo mese di 0,1 punti percentuali. Rispetto a febbraio 2014,
l'occupazione è cresciuta dello 0,4% (+93 mila) e il tasso di
occupazione di 0,2 punti [...] Nei dodici mesi il numero di disoccupati è
cresciuto del 2,1% (+67 mila)".
Ma il dato più significativo resta quello relativo all'occupazione
giovaniile, ovvero l'obiettivo nobile con cui vengono motivate le
peggiore infamie contro i lavoratori di ogni età: "A febbraio 2015 gli
occupati tra 15 e 24 anni segnalano un calo rispetto a gennaio, a
fronte di un aumento della disoccupazione e dell’inattività. Gli
occupati 15-24enni diminuiscono del 3,8% rispetto al mese precedente
(-34 mila). Il tasso di occupazione giovanile, cala di 0,6 punti
percentuali, portandosi al 14,6%".
Se uno volesse tirare le somme dovrebbe dire: le politiche messe in atto sono disastrose e gli argomenti usati per giustificarle sono assolutamente falsi.
Ma non si tratta di sfortuna: è esattamente questo che viene preteso
dalla Troika: deflazionare i salari, ridurre i lavoratori a merce
liquida e senza resistenze. E il modo migliore è quelo di far crescere
una ampio bacino di manodopera disoccupata, quindi disposta ad
accontentarsi di sempre meno pur di sopravvivere in qualche modo.
Il rapporto completo dell'Istat: Occupati_e_disoccupati_mensili_-_31_mar_2015_-_Testo_integrale.pdf298.18 KB
Le serie storiche: Occupati_e_disoccupati_mensili_-_31_mar_2015_-_Serie_storiche.zip117.88 KB
I "consigli" di Alberto Orioli sul Sole24Ore: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-04-01/italia-felix-073829.shtml?uuid=ABCzyhID
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