Si parva licent, la pronuncia del Consiglio supremo di difesa dell’altro giorno a proposito degli F-35
costituisce un colpetto di Stato. Ed è estremamente emblematica del
tipo di riforma costituzionale che il gruppetto di potere, estremamente
omogeneo ai desiderata della finanza internazionale, raccolto attorno al governo Letta, vorrebbe imporre al nostro Paese.
Che cos’ha detto il Consiglio supremo di difesa? La frase chiave del comunicato, pubblicato sul sito del Quirinale,
è quella secondo la quale dati ” i rischi e le minacce che il contesto
globale in rapida trasformazione prospetta per il nostro Paese e per la
Comunità Internazionale”, la facoltà del Parlamento di sindacare le
scelte del Governo in materia di difesa ” non può tradursi in un diritto di veto
su decisioni operative e provvedimenti tecnici che, per loro natura,
rientrano tra le responsabilità costituzionali dell’Esecutivo”. Tradotto
dal quirinalese, la politica di difesa e di guerra è cosa del governo,
il Parlamento, tanto più perché pieno di elementi incontrollabili, tipo
grillini, vendoliani e qualche piddino deviante se ne stia al posto
suo.
Un discorso che nulla a che vedere con la Costituzione
repubblicana, ovviamente. Molto con lo Statuto albertino, vigente il
quale i monarchi dell’epoca ci trascinarono per varie volte in guerra,
l’ultima con effetti esiziali in combutta con il nazifascismo. L’art. 5
dello Statuto, ricordiamo, aveva il seguente tenore: “Al Re solo
appartiene il potere esecutivo. Egli è il Capo Supremo dello Stato:
comanda tutte le forze di terra e di mare; dichiara la guerra: fa i
trattati di pace, d’alleanza, di commercio ed altri, dandone notizia
alle Camere tosto che l’interesse e la sicurezza dello Stato il
permettano, ed unendovi le comunicazioni opportune. I trattati che
importassero un onere alle finanze, o variazione di territorio dello
Stato, non avranno effetto se non dopo ottenuto l’assenso delle Camere”.
Nostalgia?
Si direbbe di sì. Almeno lo Statuto aveva il pregio di parlare chiaro.
Altro che ingerenze inopportune dei parlamentari in questioni “tecniche”
da riservare alle cricche militari e alle alte gerarchie di
Finmeccanica e simili.
Ma si tratta di discorso estremamente
abborracciato che, nonostante i tentativi di qualche giurista di comodo
di correre in soccorso, non sta in piedi. Ammesso e non concesso che
esista una linea divisoria fra questioni tecniche e indirizzo politico,
chi decide dove passa tale linea? A chi spetta, in altri termini, la competenza della competenza?
Nessun
dubbio che, nel sistema della Costituzione repubblicana, basato sulla
centralità del Parlamento, tale potere spetti a quest’ultimo, che va
considerato il luogo principe della sovranità popolare. Si aggiunga il chiaro dettato della legge 244, la quale, in particolare al suo art. 4, con
riformulazione dell’art. 536 del Codice dell’ordinamento militare,
riserva come logico il potere decisionale ultimo in tema di
ristrutturazione delle Forze armate al Parlamento.
Il fatto che il
Consiglio supremo di difesa, organismo dal nome pomposo e altisonante
presieduto dal presidente della Repubblica di cui fanno parte ministri e
burocrati, civili e militari, d’alto bordo, contesti tale centralità è
un davvero inquietante segno dei tempi. Altrettanto inquietante che lo
faccia a proposito degli aerei F-35, il cui acquisto,
oltre a sostenere un onere insostenibile per le finanze pubbliche
nell’attuale momento di crisi, si pone di per sé in contrasto con la
Costituzione repubblicana e il suo art. 11, che prevede il ricorso alla
forza esclusivamente per la difesa del territorio nazionale. Ancora più
inquietante che ciò avvenga nel momento in cui il governo Letta si rende
responsabile di una gravissima violazione del diritto internazionale e
di un atto illecito ed ostile nei confronti di un Paese amico, con la negazione del diritto di sorvolo all’aereo del presidente boliviano Evo Morales, allo scopo evidente di coprire l’illecita operazione di spionaggio su larga scala compiuta dall’amministrazione statunitense con la scusa del contrasto del terrorismo.
Speriamo
che almeno ciò serva ad aprire gli occhi a qualcuno sulla vera natura e
i veri propositi dell’operazione di cambiamento della Costituzione che
costituisce l’unica vera ragione d’essere del governo Letta,
disperata operazione di una casta, politica, amministrativa e militare,
pronta a distruggere i capisaldi dell’ordinamento democratico pur di
restare in vita, nonostante e contro il popolo italiano.
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