martedì 9 luglio 2013

POVERTA' E RICCHEZZA


”.L'Italia è un gigante economico. Lo sapevate?

Claudio Martini, http://il-main-stream.blogspot.it

Qualche giorno fa abbiamo denunciato lo spudorato terrorismo di due marescialli del PUDE (Partito Unico dell'Euro), Eugenio Scalfari e Giovanni Floris. Costoro spaventavano il pubblico dicendo che fuori dall'euro l'Italia avrebbe perso qualsiasi peso economico. Usarono espressioni come "finiremmo come il Marocco, o l'Egitto, quei posti lì". Sorvoliamo sul retroguso razzistoide di frasi del genere, e andiamo alla sostanza.

Questo genere di argomenti può fare presa solo su chi ha una totale ignoranza della realtà economica del nostro tempo, e in particolare sul peso specifico del nostro paese nel contesto internazionale. L'Italia è un paese molto importante, lo sappiamo. Ma è sopratutto un paese molto ricco. Tuttavia, nell'immaginario di tanti suoi cittadini l'Italia è una provincia piccola e marginale, che presto sarà scalzata dalla Thailandia (sentito con le mie orecchie), che comunque non può reggere il peso dell'avanzata dei paesi emergenti, e che perciò deve "fare gruppo" con i cugini europei per resistere alla preoccupante ascesa dei negri membri dell'ex "terzo mondo". Corollario: se si esce dall'esclusivo club euro si finisce come il Nord Africa.
Qui non c'è di mezzo solo il classico auto-razzismo degli italiani. Qui gioca un ruolo la mancata consapevolezza dell'incredibile divario che separa i paesi ricchi da quelli poveri.

Prendiamo il Marocco. Utilizzando i dati del Fondo Monetario Internazionale aggiornati al 2012, si può affermare che il reddito nazionale lordo del Marocco è di 97 miliardi e mezzo di dollari, mentre quello italiano assomma a 2014 miliardi.
Avete letto bene. Il Pil marocchino è meno di un ventesimo di quello italiano. E non pesa qui il divario di popolazione, visto che i residenti in Marocco sono grosso modo i 3/5 di quelli in Italia (38 milioni contro 59).

E l'Egitto? Inserire questo paese nel novero di quelli "che crescono" sembra davvero improprio, visto che il caos politico seguito ai fatti del febbraio 2011, unitamente all'illuminata amministrazione dei Fratelli Musulmani, ha portato alla rovina l'economia egiziana, tanto che forse è il caso di parlare di "paese sprofondante" più che di "paese emergente"... In ogni caso, il Pil egiziano nel 2012 era di 256 miliardi di dollari. Grosso modo un decimo del Regno Unito, e un ottavo dell'Italia- con una popolazione che, secondo stime recenti, supera i 90 milioni.

Il divario tra le due sponde del mediterraneo rimane abissale. Ma il discorso si può generalizzare. Ora facciamo una serie di confronti "Paese europei VS Paesi emergenti".


  • La Francia, con 65 milioni di abitanti, gode di un reddito pari a 2600 miliardi di dollari. L'intera area ex-sovietica, comprensiva di tutte le ex-repubbliche (incluse quelle del baltico), ha un pil complessivo attorno ai 2550, pur contando più di 270 milioni di abitanti.

  • Si parla molto, per ragioni diverse, di due rampantissimi paesi emergenti, Turchia e Iran (quest'ultimo potenza petrolifera, e presto nucleare). Ebbene, questi due paesi, la cui popolazione complessiva supera i 155 milioni, hanno in due un pil non superiore ai 1300 miliardi, non distante da quello dei paesi del Benelux (1270 e spiccioli; però questi di abitanti ne hanno 28 milioni).

  • I vituperati PIIGS (in cui possiamo includere anche Cipro e Malta) insieme fanno 130 milioni di residenti, e (nonostante tutto!) ancora oggi presentano un pil complessivo che supera i 4000 miliardi di dollari. Cifra di poco inferiore (4100) a quella di cui gode l'insieme dei paesi del continente sudamericano, dalla Colombia all'Uruguay. Sia tra i PIIGS sia tra i sudamericani metà della questa complessiva del reddito è detenuta da un singolo paese; da noi l'Italia, da loro il Brasile. Eppure il Sudamerica ha più di 360 milioni di abitanti...

E infine i due confronti più impressionanti.


  • Se si somma il totale dei redditi complessivi dei paesi dell'Africa nera (e quindi escludendo l'intera Africa araba) si arriva a poco più di 1000 miliardi di dollari (1030). Tale somma è equivalente dei Pil sommati di Norvegia e Svezia. I due paesi scandinavi contano 13 milioni di residenti; le stime degli abitanti dell'Africa nera variano tra i 700 gli 800 milioni. E questo nonostante la "potenza emergente" rappresentata dal Sudafrica, o una potenza petrolifera come la Nigeria.

  • Gran finale: la somma dei redditi di Germania, Svizzera e Austria (totale popolazione 97,5 milioni) è SUPERIORE (anche se di poco) ai pil sommati di India, Indonesia, Thailandia, Malesia, Singapore, Filippine, Pakistan, Bangladesh, Nepal, Sri Lanka, Vietnam, Laos, Bhutan, e Cambogia. Cioè tutta l'Asia meridionale e Sud-orientale. 4620 miliardi contro una cifra compresa tra i 4550 e i 4600. Giova ricordare che i paesi sopra considerati rappresentano UN TERZO popolazione mondiale (2400 milioni circa).

Non ci credete? Vi invito a verificare, calcolatrice alla mano. E non ho nemmeno contato il Regno Unito...

In buona sostanza, e se restiamo attaccati ai dati, Floris e Scalfari ci hanno detto che uscendo dall'euro perderemmo il 95% del nostro peso economico (finire come il Marocco) o tuttalpiù l'88% (finire come l'Egitto). Affermazioni enormi, paragonabili a quelle di un medico che asserisca che trascurare l'acne porta inevitabilmente al cancro alla pelle. Affermazioni che però possono essere riconosciute come assurde, e offensive dell'intelligenza di chi ascolta, solo da chi ha una minima cognizione di "geografia economica". Chi ce l'ha sa che l'Italia, come del resto gli altri paesi europei di grandi dimensioni, è un vero gigante economico; un gigante che non ha avuto bisogno dell'euro per formarsi, e che non scomparirebbe tornando alla propria valuta.

Naturalmente si può comunque continuare ad affermare che fuori dall'euro conteremmo quanto le Tuvalu. Questa è una tipica profezia che si auto-avvera. Alla lunga, rimanendo nella moneta unica, potremmo davvero perdere quote di reddito e di ricchezza tali da farci escludere dal novero dei paesi ricchi...




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