mercoledì 9 luglio 2014

Syriza italiana - La sinistra di Tsipras alla prova nazionale

 
Lista Tsipras . Saranno le prossime battaglie politiche a dire se l’esperimento europeo avrà futuro anche in Italia. Per riuscire dovrà valere la regola che «uno vale uno» e confermare il metodo usato per dare il nome alla lista
Il dibat­tito che si sta svi­lup­pando nei comi­tati Tsi­pras e din­torni in vista dell’appuntamento del 19 luglio è intenso e arti­co­lato e cer­ta­mente non potrà essere rap­pre­sen­tato nella sua pie­nezza né con­clu­dersi in quella scadenza.
Avere un tempo lungo per discu­tere scam­biando espe­rienze, saperi e punti di vista signi­fica anche indi­vi­duare obiet­tivi che favo­ri­scano que­sto pro­cesso e costrui­scano un’ampia par­te­ci­pa­zione. Siamo in una fase poten­zial­mente espan­siva che non ha carat­teri dirompenti,ma segue ancora il ritmo lento di una salita.
Che molti e molte riflet­tano e pren­dano la parola sul che fare dimo­stra la per­ma­nenza tenace della volontà di con­ti­nuare que­sta espe­rienza, non con­ce­pita come pura aggre­ga­zione elet­to­rale, appen­dice di una pur impor­tan­tis­sima rap­pre­sen­tanza nel par­la­mento euro­peo neces­sa­ria per fer­mare l’austerità , lo stra­po­tere della finanza, la distru­zione del wel­fare e dei diritti del lavoro, insomma quella poli­tica delle lar­ghe intese che oggi Renzi con­ferma nella sostanza, pur rin­no­vando (con una buona dose di dema­go­gia) non pochi ele­menti del suo voca­bo­la­rio comu­ni­ca­tivo. Infatti l’Altra Europa con Tsipras è stata per­ce­pita da atti­vi­sti ed elet­tori, anche se da punti di vista diversi, come uno spa­zio pub­blico nuovo, ine­dito non solo per­ché fuori dal sistema dei par­titi e dal bipo­la­ri­smo media­tico Renzi-Grillo, ma in quanto una nuova occa­sione per la disa­strata sini­stra italiana.
C’era insomma un inve­sti­mento emo­tivo e poli­tico che andava al di là del risul­tato elet­to­rale e che si è per­ce­pito negli ultimi giorni della cam­pa­gna anche nella bel­lis­sima piazza di Bolo­gna al comi­zio finale di Tsipras .
Vale la pena di inda­garne meglio le ragioni: tenere insieme chi ci ha dato cre­dito e fidu­cia è una prima dovuta atten­zione e pre­messa neces­sa­ria per espan­derci, atti­rare alla par­te­ci­pa­zione tutti quelli che ci hanno guar­dato con inte­resse e sim­pa­tia( la nostra poten­zia­lità era assai oltre il risul­tato finale), ma alla fine non si sono fidati, hanno sospeso il giu­di­zio su di noi, pen­sa­vano che non ce l’avremmo fatta, tutti ancora forse con­di­zio­nati dal mor­tale senso di scon­fitta e d’impotenza che dal 2008 affligge la sini­stra ita­liana.
Ma per­ché c’è l’abbiamo fatta? Qual è stato l’elemento decisivo?
Non certo il metodo, non solo per le cri­ti­che e i dis­sensi che ci sono stati per il pro­ce­dere dall’alto, ma per­ché se anche così non fosse acca­duto, le inno­va­zioni nel metodo comin­ciano ad essere per­ce­pite a livello d’opinione pub­blica solo quando diven­tano pra­ti­che lun­ga­mente con­so­li­date.
Nel poco tempo a dispo­si­zione hanno con­vinto la col­lo­ca­zione poli­tica, la sua moti­va­zione e la chia­rezza del pro­gramma per uscire in Europa dalla gab­bia dell’austerità : fuori dalle lar­ghe intese, ben con­sa­pe­voli delle con­se­guenze della crisi tra­mite il rife­ri­mento alla Gre­cia, con un legame diretto con un gio­vane poli­tico, Tsi­pras , che ha unito la sini­stra, ha detto no alla Troika e che dall’alleanza con i paesi del Sud pro­pone un’altra Europa.
E in que­sta pro­spet­tiva la con­vin­zione o la spe­ranza che un’inedita unità larga della sini­stra poli­tica e sociale, abban­do­nate ste­rili con­trap­po­si­zioni e divi­sioni, potesse garan­tire una rap­pre­sen­tanza auto­noma e alter­na­tiva in Europa oggi e un’analoga nuova sog­get­ti­vità della sini­stra in Ita­lia nella fase suc­ces­siva. La scelta di entrare nel Gue insieme al gruppo della Sini­stra Euro­pea è suo­nata come con­ferma di que­sta prospettiva.
Chi sapeva della nostra esi­stenza (30%dell’elettorato?) coglieva que­sto pro­filo poli­tico e la sua carica inno­va­tiva e di rot­tura , un inve­sti­mento per il poi.
Ciò che è nato è fra­gi­lis­simo: fuori di noi ci sono molti nemici. Come siamo stati oscu­rati e bistrat­tati nella cam­pa­gna elet­to­rale, così oggi ci sono molti inte­res­sati alla mar­gi­na­liz­za­zione e alla chiu­sura di que­sta espe­rienza che è l’unica novità ita­liana nel qua­dro delle ele­zioni euro­pee. E’ fra­gi­lis­simo per le tante diverse sen­si­bi­lità dei sog­getti entrati nel per­corso uni­ta­rio, i cui prin­ci­pali nemici, sta­volta interni, sono le for­za­ture e le con­trap­po­si­zioni, da evi­tare quindi in tutti i modi
Ciò non può, però, signi­fi­care unanimismo,mancanza di chia­rezza o tra­dursi in immo­bi­li­smo. Ogni acce­le­ra­zione orga­niz­za­tiva che voglia costruire un nuovo par­tito è una for­za­tura divi­siva. Ma se qual­cosa è nato è giu­sto che abbia almeno un nome con­di­viso: lo potremmo defi­nire un movi­mento poli­tico che a par­tire dagli impe­gni e dal pro­gramma ela­bo­rato per l’Europa vuole costruire in Ita­lia una sog­get­ti­vità orga­niz­zata, demo­cra­tica e plu­rale, la sini­stra insomma , auto­noma e indi­pen­dente, alter­na­tiva alle lar­ghe intese, con­sa­pe­vole che il cen­tro­si­ni­stra è morto da tempo, o almeno da Renzi in poi.
E saranno la col­lo­ca­zione e le bat­ta­glie poli­ti­che e sociali sulle quali impe­gnarsi in que­sti mesi che carat­te­riz­ze­ranno il pro­filo della sini­stra ita­liana e la sua attrattività.…che per­met­te­ranno o meno di allar­gare la par­te­ci­pa­zione ai comi­tati, oltre gli attivi attuali, ai tanti che finora si sono limi­tati al con­senso elet­to­rale. Quindi l’oggetto del dibat­tito nei comi­tati dovrebbe essere di più il pro­filo poli­tico e l’efficacia del fare che il metodo.
Come si decide tutto que­sto in un movi­mento nascente è dun­que un pro­blema impor­tante ma non può essere risolto in modo astratto, ma sem­pre col­le­gato all’oggetto della deci­sione. Un movi­mento che pone tra le sue bat­ta­glie quelle per la difesa della demo­cra­zia e con­tro la pas­si­viz­za­zione di massa pro­dotta dalla “rivo­lu­zione restau­ra­trice” non può che ispi­rarsi a forme demo­cra­ti­che e par­te­ci­pa­tive. Una testa, un voto è la regola giusta.
Dire ciò in que­sto con­te­sto signi­fica soprat­tutto che le forze poli­ti­che che hanno dato un con­tri­buto a que­sta avven­tura cedono un pezzo della loro sovra­nità al nuovo movi­mento poli­tico, rifug­gono da ogni logica pat­ti­zia di accordi di ver­tice e riten­gono che i loro mili­tanti sono costrut­tori di que­sta sini­stra come singoli.Si parte tutti alla pari.
Que­sto approc­cio non è un’utopia, ma è una prassi già con­so­li­data nella costru­zione della Izquierda Unida spa­gnola. E’ que­sto, spe­cial­mente per quanto riguarda le forme orga­niz­za­tive, un obiet­tivo cui ten­dere, non poten­dosi imma­gi­nare oggi la costru­zione di un sog­getto poli­tico sot­to­po­nen­dolo di con­ti­nuo al con­fronto maggioranza-minoranza che può pro­durre divi­sioni e abban­doni. Per un lungo periodo e per una serie di que­stioni biso­gnerà avva­lersi del metodo del con­senso, ricer­care deci­sioni che ten­gano in con­si­de­ra­zione anche le argo­men­ta­zioni di chi non è d’accordo.
Per evi­tare, però di cadere nel ver­ti­ci­smo o nell’immobilismo sarà neces­sa­ria una grande dut­ti­lità da parte di tutti e occor­rerà che, spe­cie sulle scelte poli­ti­che, si riponga fidu­cia nel pro­nun­cia­mento degli attivi, come si è fatto sul nome della lista, assu­men­done il parere come vin­co­lante. Sarà neces­sa­rio ride­fi­nire le moda­lità per sta­bi­lire la pla­tea degli ade­renti al pro­getto: forme leg­gere per un pro­getto in cammino.
 
di Giovanna Cappelli, Ese­cu­tivo sini­stra euro­pea,
Antonello Patta, *Segre­ta­rio regio­nale Lombardia

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