Il problema greco ha tre livelli: uno geopolitico, uno europeo, uno
nazionale. Che i Molti prevalgano su i Pochi, qualunque cosa decideranno
Non ci occupiamo dell'affaire
greco da un po' di tempo. Ammiro chi ha tanta pazienza e intenzione nel
seguire le cose politiche nel loro altalenante svolgersi quotidiano
anche se, temo che, con lo sguardo così ravvicinato, si perda la visione
delle dinamiche essenziali. Avevamo detto (quasi
cinque mesi fa) che la Grecia si sarebbe trovata certo con molti
problemi ma anche con qualche opportunità (accordi con i russi e/o
cinesi) e così è stato.
Il problema greco ha tre livelli, uno geopolitico, uno europeo, uno nazionale.
Quello geopolitico riguarda
principalmente gli USA da una parte, Russia e Cina dall'altra, lasciar
la Grecia diventare una testa di ponte per l'asse orientale o tenerla
ben stretta all'interno della frontiera occidentale.
Quello europeo è
ben noto: paesi con la minaccia di una loro Syriza interna, paesi
orientali schierati con gli USA nel gioco geopolitico e diffidenti verso
un governo di "sinistra", burocrazie eurocratiche, buona parte dei
tedeschi, che non vogliono cedere alcunché nella "trattativa" per non
creare precedenti (i "precedenti" fanno norma) e che vogliono mettere in
difficoltà Tsipras nella speranza di poterlo sostituire con un governo
di allineati. Il Fondo Monetario Internazionale che prima si mostra
compiacente ad una soluzione, poi s'irrigidisce chissà se per ordini
superiori o per interessi tattici nella rielezione della Lagarde come
dicono alcuni giornali.
Ma questi due giochi sono livelli esterni intorno all'arena principale e questa arena è la Grecia, col suo popolo, i suoi interessi conflittuali, la sua dialettica interna. Sopratutto nell'area "alternativa" ho letto di tutto ed il suo contrario.
Tsipras fa bene, no fa male, dovrebbe trattare ma rimanere, dovrebbe
rovesciare il tavolo, dovrebbe stampare dracme, valute parallele, rubli,
figurine panini e chissà cos'altro. Il problema è che Tsipras e Syriza
non sono enti che vivono su facebook o nel mondo immaginario
dell'online, governano un paese di 11 milioni di anime con tutti i
relativi attriti, scontri, divergenze, un universo che non è liscio come
i pensieri dei picchiettatori di tastiera. Ora Tsipras fa quello che
personalmente ritengo la cosa più giusta, la cosa più onesta, coerente,
efficace: chiede al popolo cosa pensa.
Qualche giorno fa, un
conoscente greco mi raccontava (spero sia così) che il governo ha
imposto nelle scuole la lettura ripetuta del famoso discorso di Pericle, quale si trova nella Guerra del Pelopponeso di Tucidide, che in Italia è conosciuto nella versione manipolata da Paolo Rossi mentre consiglio vivamente l'originale (qui, I e II parte).
Non è solo una
preferenza ideologica, la democrazia (diretta) è l'unica forma di
trasmissione della volontà politica -immediata e non distorta-, tra
tutte le parti di una comunità. Cosa farà il popolo greco lo dirà il popolo greco.
Ridurre la complessità al più semplice possibile è questo: collegare,
tra loro, tutte le parti in modo che le parti prendano a muoversi in
maniera coordinata, senza passare per un centro, una élite, un capo, una
minoranza, un illuminato, un condottiero. I greci ci provarono già
quattro anni fa (ne parlammo qui)
ma l'intenzione non era così forte. Oggi forse si riuscirà a dare la
parola al popolo: che i Molti prevalgano su i Pochi, qualunque cosa
decideranno.
Fonte: https://pierluigifagan.wordpress.com/cronache-dellera-complessa/.
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