Lo scandalo e l’esecrazione provocati
dal celeberrimo muro di Berlino non hanno più avuto reazioni
consimili in quelle provocate da altri muri che stanno sorgendo da
molte parti in Europa e nel mondo. Nessun Presidente degli Stati
Uniti suscita la commozione dei sedicenti democratici con le sue
frasi lapidarie come fu quella pronunciata da John Fitzgerald
Kennedy in riferimento al quel muro della Guerra Fredda: «Ich bin ein Berliner». Replicherà Obama un exploit del genere pronunciando un vibrante: «I am an illegal immigrant» o «I am a gipsy» davanti all’edificando muro magiaro voluto dal fascistoide Orban?
C’è da dubitarne visto che sul confine fra Messico e Usa c’è una
barriera il cui scopo è quello di arrestare l’immigrazione illegale.
L’Europa Comunitaria, con ogni
probabilità, non farà nulla nei confronti dell’Ungheria dato che
fino ad ora non ha fatto granché per contrastare i provvedimenti
liberticidi e antidemocratici del suo governo. Alla comunità
Europea non importa niente della libertà e men che meno della
democrazia, quella vera si intende e non la miserabile scorza a cui
quell’idea è stata ridotta. Quanto ai diritti, si tratta solo di
chiacchiere o di qualche richiamo poco o per nulla impegnativo.
Questa caricatura burocratica di
pseudo associazione sovranazionale monetaria ha gettato alle
ortiche la cultura e l’ideale antifascista da cui è nata con grandi
annunci e grandi speranze e preferisce prosternarsi davanti alla
prepotenza dei potentati economico finanziari.
La Ue tollera con nonchalance i revansci smi
fascisti, gli xenofobi e i razzisti, ma si accanisce con cinico
piglio ideologico contro l’unico governo di sinistra del vecchio
continente, quello della Grecia, perché si rifiuta di massacrare
i ceti deboli.
Questa Europa non è molto dissimile
da quella che assistette alla nascita del Nazismo, non ha imparato
niente dalla lezione a parte la retorica del Giorno della Memoria.
I leader europei sono sottomessi all’ossessione di estendere la
Nato per ricreare la Guerra Fredda connaturata al volere egemonico
degli Usa, il cui malcelato sogno è sempre stato quello di
disseminare la frontiera con la Russia di installazioni militari
per puntare i missili fra le natiche di Putin, il quale sarà anche
un esecrabile autocrate, ma ha le sue ragioni, come non smettono di
ricordare anche i “migliori” analisti statunitensi quali Henry
Kissinger.
Ma l’Europa — e nella fattispecie la Mitteleuropa a stelle
e strisce — preferisce di gran lunga convivere con le ragioni di
fascisti xenofobi e revanscisti che precipitano l’odio verso
immigrati e rom per fomentare l’infame guerra fra poveri,
instrumentum regni il cui scopo è quello di perpetuare politiche
regressive nei confronti dell’uguaglianza e della pari dignità sociale
di tutti gli uomini.
Per quanto ci riguarda, la lezione più
urgente da trarre dalla disseminazione di questi nuovi muri, è che
l’antifascismo non è un vecchio arnese da soffitta della Storia, ma
un ideale vivo e pulsante sinonimo di civiltà della democrazia.
E’ ora di riprendere il cammino della Resistenza per compierne il lascito.
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