venerdì 19 giugno 2015

Il valore dei muri di Moni Ovadia


Il valore dei muri


Lo scan­dalo e l’esecrazione pro­vo­cati dal cele­ber­rimo muro di Ber­lino non hanno più avuto rea­zioni con­si­mili in quelle pro­vo­cate da altri muri che stanno sor­gendo da molte parti in Europa e nel mondo. Nes­sun Pre­si­dente degli Stati Uniti suscita la com­mo­zione dei sedi­centi demo­cra­tici con le sue frasi lapi­da­rie come fu quella pro­nun­ciata da John Fitz­ge­rald Ken­nedy in rife­ri­mento al quel muro della Guerra Fredda: «Ich bin ein Ber­li­ner». Repli­cherà Obama un exploit del genere pro­nun­ciando un vibrante: «I am an ille­gal immi­grant» o «I am a gipsy» davanti all’edi­fi­cando muro magiaro voluto dal fasci­stoide Orban? C’è da dubi­tarne visto che sul con­fine fra Mes­sico e Usa c’è una bar­riera il cui scopo è quello di arre­stare l’immigrazione illegale.
L’Europa Comu­ni­ta­ria, con ogni pro­ba­bi­lità, non farà nulla nei con­fronti dell’Ungheria dato che fino ad ora non ha fatto gran­ché per con­tra­stare i prov­ve­di­menti liber­ti­cidi e anti­de­mo­cra­tici del suo governo. Alla comu­nità Euro­pea non importa niente della libertà e men che meno della demo­cra­zia, quella vera si intende e non la mise­ra­bile scorza a cui quell’idea è stata ridotta. Quanto ai diritti, si tratta solo di chiac­chiere o di qual­che richiamo poco o per nulla impegnativo.
Que­sta cari­ca­tura buro­cra­tica di pseudo asso­cia­zione sovra­na­zio­nale mone­ta­ria ha get­tato alle orti­che la cul­tura e l’ideale anti­fa­sci­sta da cui è nata con grandi annunci e grandi spe­ranze e pre­fe­ri­sce pro­ster­narsi davanti alla pre­po­tenza dei poten­tati eco­no­mico finanziari.
La Ue tol­lera con non­cha­lance i revan­sci­smi fasci­sti, gli xeno­fobi e i raz­zi­sti, ma si acca­ni­sce con cinico piglio ideo­lo­gico con­tro l’unico governo di sini­stra del vec­chio con­ti­nente, quello della Gre­cia, per­ché si rifiuta di mas­sa­crare i ceti deboli.
Que­sta Europa non è molto dis­si­mile da quella che assi­stette alla nascita del Nazi­smo, non ha impa­rato niente dalla lezione a parte la reto­rica del Giorno della Memo­ria. I lea­der euro­pei sono sot­to­messi all’ossessione di esten­dere la Nato per ricreare la Guerra Fredda con­na­tu­rata al volere ege­mo­nico degli Usa, il cui mal­ce­lato sogno è sem­pre stato quello di dis­se­mi­nare la fron­tiera con la Rus­sia di instal­la­zioni mili­tari per pun­tare i mis­sili fra le nati­che di Putin, il quale  sarà anche un ese­cra­bile auto­crate, ma ha le sue ragioni, come non smet­tono di ricor­dare anche i “migliori” ana­li­sti sta­tu­ni­tensi quali Henry Kissinger.
Ma l’Europa — e nella fat­ti­spe­cie la Mit­te­leu­ropa a stelle e stri­sce — pre­fe­ri­sce di gran lunga con­vi­vere con le ragioni di fasci­sti xeno­fobi e revan­sci­sti che pre­ci­pi­tano l’odio verso immi­grati e rom per fomen­tare l’infame guerra fra poveri, instru­men­tum regni il cui scopo è quello di per­pe­tuare poli­ti­che regres­sive nei con­fronti dell’uguaglianza e della pari dignità sociale di tutti gli uomini.
Per quanto ci riguarda, la lezione più urgente da trarre dalla dis­se­mi­na­zione di que­sti nuovi muri, è che l’antifascismo non è un vec­chio arnese da sof­fitta della Sto­ria, ma un ideale vivo e pul­sante sino­nimo di civiltà della democrazia.
E’ ora di ripren­dere il cam­mino della Resi­stenza per com­pierne il lascito.

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