La rottura della trattativa sulla
Grecia ci mostra come l’Ue sia oggi un
aggregato liberista, cementato dagli interessi tedeschi attorno
alle politiche di austerità. Il nostro auspicio è ovviamente che il
governo greco possa vincere il referendum e strappare un accordo
più avanzato, ma in ogni caso il tema della costruzione di
un’alternativa complessiva a questa Europa è posto. Quest’Europa,
così com’è, non può durare ed è destinata ad implodere a causa degli
squilibri economici che le élite dominanti non sono disponibili
a correggere. Inoltre la trattativa con la Grecia ha confermato
la sostanziale incompatibilità tra l’assetto politico-istituzionale
europeo e la democrazia.
Da ultimo registriamo una volta di più
come socialisti, liberali e popolari siano solo diverse espressioni
dello stesso blocco dominante e delle stesse politiche
neoliberiste. Renzi, lungi dall’essere un corpo estraneo,
interpreta fino in fondo quello che è il socialismo europeo: Martin
Schulz e Gabriel Sigmar docet.
La vicenda greca è quindi un potente
acceleratore della crisi europea e chiarisce fino in fondo la
posta in gioco tra la barbarie neoliberista che porterà
all’implosione dell’Europa e la possibilità di scrivere
un’alternativa antiliberista e democratica.
Serve quindi un rapido salto di qualità
nella costruzione di un movimento di massa contro l’austerità e il
rafforzamento e l’allargamento della Sinistra europea e della
sinistra in ogni singolo paese. In Italia serve una sinistra, serve
una proposta politica di alternativa. Non possiamo più aspettare:
la battaglia sul nostro futuro e su quello dei nostri figli si svolge
ora.
Occorre una sinistra italiana che sia
connessa alle altre sinistre europee nella comune battaglia per
costruire un’Europa dei popoli al posto dell’Europa del capitale. Una
sinistra che abbia una proposta politica, culturale e sociale
antiliberista, alternativa agli altri poli politici oggi in
campo.
Una sinistra che ponga la lotta allo sfruttamento di classe
e il diritto al lavoro e al reddito come fondamenti di un nuovo
vivere civile.
Una sinistra che proponga un’antropologia solidale al
posto della competizione esasperata del tutti contro tutti. Una
sinistra che non si limiti a parlare al suo popolo — a cosa resta del
suo popolo — ma che ascolti e interagisca con il popolo, così come
è stato attraversato e sfregiato dalla crisi e dalle politiche di
austerità.
Una sinistra che sia di governo, cioè che sappia proporre
una alternativa antiliberista concreta — qui ed ora — alle
politiche di austerità. Una sinistra di governo, come quella di
Syriza.
Di una sinistra di tal fatta vi
è necessità e desiderio da tempo. Credo che oggi vi siano anche le
condizioni soggettive di una sua costruzione. Si tratta di capire
come fare. A me pare che la via maestra sia il dare vita ad un
processo costituente basato sul più largo coinvolgimento
e partecipazione di tutte e tutti coloro che — individualmente
o collettivamente — vogliono costruire un’alternativa a queste
politiche.
Se la crisi non è solo economica e sociale ma
è svuotamento della politica in quanto strumento di
partecipazione democratica, la costituente della sinistra deve
essere innanzitutto un percorso di rifondazione della politica. Un
processo democratico — una testa un voto, referendum, ecc. — di
allargamento della sfera della partecipazione. Occorre
connettere saperi sociali e conflitti, valori e interessi
materiali, speranza e impegno diretto in prima persona. La risorsa
principale su cui far leva — come mostra il movimento sulla scuola —
è la presenza di una soggettività sociale non pacificata. Questa
“eccedenza” sociale deve trovare uno spazio politico in cui potersi
riconoscere e costruirsi come forza di trasformazione. Per questo
serve uno spazio unitario, non dieci o venti. Uno.
A tal fine serve a mio parere l’unità
della sinistra. Chi oggi a sinistra auspica la costruzione di un
soggetto unitario — a partire da l’Altra Europa, Rifondazione
Comunista, Sel, Possibile, Cofferati, Fassina — dovrebbe
riconoscersi, nominarsi e farsi promotore di quello spazio comune
in cui far partire un processo costituente rivolto in primo luogo
a chi non fa parte di alcuna forza organizzata. L’unità della
sinistra, nella valorizzazione del suo pluralismo,
è necessaria: non è un fine in se ma il mezzo per dar vita al
percorso costituente del soggetto unitario. Confido che questo
sia possibile: non è mai troppo presto.
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