Intervento della compagna Giovanna Capelli della segreteria
nazionale del Partito della Rifondazione Comunista a Helsinki nel corso
di PEACE ALERT
La lotta contro il neoliberismo e l’austerità imposte dalla Troika
non può raggiungere risultati significativi e duraturi se lo spazio
Europeo non si svincola dalla Nato che funge da cane da guardia
dell’ordine neoliberista. E’ in declino il dominio unipolare Usa .
Carissime compagne e carissimi compagni ,
vi ringrazio della occasione che mi date di poter intervenire
di persona ad una manifestazione pacifista e antimilitarista così
significativa e molto opportuna in un momento così cruciale per la
storia d’Europa,
in Europa, in questo spazio politico così carico di storia,
culla di grandi rivoluzioni e di idee giuste che si sono piantate nella
testa e nei cuori delle persone come bandiere e sono corse per il mondo
cambiandolo, ma anche luogo carico di enormi responsabilità e causa di
inciviltà a partire dalla ignominia del colonialismo e nel 900′ dalla
barbarie del nazifascismo.
E’ veramente decisivo quanto è in gioco oggi: la vittoria di
Syriza in Grecia, il paese simbolo di ciò che significa per i popoli la
medicina amara della austerità, per la prima volta da decenni apre nel
concreto la sfida contro l’Europa di Maastricht
Si è aperta una breccia nella fortezza del neoliberismo e
dell’austerità, della supremazia del capitale, della finanza e delle
banche.
Diventa più chiara la strada che i popoli possono seguire per
uscire dalla morsa della disoccupazione e della recessione. E’possibile
allargare in ogni territorio la forza e la tenuta di un movimento di
massa contro l’austerità e il neoliberismo e porre il tema
dell’alternativa politica e sociale a questa Europa.
Non è questa infatti la nostra Europa, costruita da una
alleanza di ferro fra partiti popolari e partiti socialdemocratici,
subalterni ai diktat della Troika, alla egemonia di un capitalismo che
ha divorziato per sempre dalla democrazia e da ogni forma di giustizia
sociale.
Noi siamo alternativi a questa Europa: noi lavoriamo
politicamente e socialmente perché si allarghi sempre più impetuoso e
impaziente un composito movimento antiliberista e cresca anche la
coscienza politica della necessità e della possibilità dell’alternativa
di società.
Ma non è abbastanza chiaro, almeno in Italia, nel senso comune e
anche nella coscienza di chi lotta in difesa delle proprie condizioni
di vita che in Europa e nel mondo agisce silenziosa e tenace una forza
sovraordinatrice ostile a questo cambiamento, una alleanza politica e
militare in espansione che ostacola e lavora contro questo possibile
esito, con ogni mezzo, in disprezzo di ogni regola, di ogni trattato,
di ogni principio.
Parlo della Nato, della relazione che la Nato ha con gli
interessi e il potere anche se in declino degli Stati Uniti e del
ruolo che essa svolge nella difesa militare dell’ordine neoliberista .
Spero dunque che questo incontro sia un nuovo inizio, un punto
di partenza da far conoscere e replicare in altri luoghi d’Europa, per
coinvolgere ed aggregare movimenti pacifisti, antimilitaristi e
ambientalisti nazionali e locali e perché in tutta Europa si sviluppi un
grande movimento per la pace di massa animato dalla giusta indignazione
contro le guerre, le loro conseguenze umane, ambientali e sociali,ma
soprattutto perché in questo movimento risulti a finalmente evidente il
nesso preciso che esiste fra politiche di austerità, quelle che che
l’Europa delle banche e della finanza impone a tutti i paesi europei
costringendo i governi pavidi e ossequienti a condurre politiche di
tagli allo stato sociale, alle pensioni, alla sanità in nome degli
equilibri di bilancio e della centralità del debito pubblico e il
ruolo di cane da guardia di queste politiche della Nato in Europa e
nel mondo .
La dimostrazione che questo non è un ragionamento ideologico
ma è pura realtà nuda e cruda è che Bruxelles, la UE nega liquidità
alla Grecia in piena crisi umanitaria tentando di far rinnegare al
governo di Syriza il programma di Salonicco e poi elargisce fondi al
Governo di Kiev, ben 1 miliardo e ottocento milioni, salvando l’Ucraina
dalla bancarotta e imponendo la solita austerità, la macelleria
sociale. Boicottano un governo eletto da una ampia maggioranza di popolo
e aiutano i putschisti di Maidan, il governo di Kiev che mette fuori
legge il Partito Comunista ucraino, esalta il passato nazista
dell’Ucraina e definisce eroi per l’indipendenza i nazisti ucraini che
massacrarono decine di migliaia di ebrei. Le forze armate di Kiev sono
sempre più interne e integrate nella alleanza Nato e dal 24 aprile in
poi un accordo specifico le inquadra nella rete di controllo e comando
Nato.
La crisi della globalizzazione neoliberista sta naturalmente
ridisegnando le gerarchie mondiali; i paesi imperialisti tentano di
usare lo strumento rinnovato della Alleanza Atlantica per mantenere
inalterata sia la propria posizione privilegiata nella divisione
internazionale del lavoro e il proprio dominio politico.
La crisi della globalizzazione neoliberista si coniuga anche con la crisi del dominio unipolare degli Usa. Il
ciclo iniziato con la caduta del muro di Berlino si è chiuso con
l’impossibilità statunitense di gestire in modo unilaterale la crisi
siriana. Siamo oramai di fronte ad un mondo multipolare che si ristruttura per aree d’influenza geopolitica.
In questo contesto si può meglio comprendere sia la logica che
spinge gli Usa a stipulare un nuovo trattato di liberalizzazione del
commercio bilaterale fra Usa ed Ue (il Transatlantic Trade and
Investment Partnership), che invalida tutte le costituzioni post
resistenziali e le legislazioni degli stati nazionali europei, sia tutta
la politica militare occidentale dopo la caduta del muro di Berlino.
La Nato viene rilanciata ed allargata come gendarme mondiale a scapito della funzione storicamente prevista per l’Onu;
le ripetute guerre fino alla teorizzazione della “guerra permanente”,
la rinnovata e rilanciata presenza militare Usa in Asia e America
Latina, non sono altro che scelte politico militari, strategiche,
egemoniche dei paesi più ricchi.
Ormai dunque la Nato non ha più confini ed è in grande
attività: è ancora molto presente in Afghanistan, strategicamente
importante per la collocazione fra Russia e Cina, dove continua la
guerra con forze speciali, droni e cacciabombardieri (che solo nel mese
di marzo hanno compiuto 52 attacchi); sempre in Asia occidentale
prosegue l’azione indiretta contro la Siria e l’allerta contro l’Iran.
Non a caso tutte le truppe terrestri dell’Alleanza si sono spostate a
Izmir in Turchia. La Nato rafforza intanto la collaborazione con le
monarchie del Golfo e la patnership militare con la Arabia Saudita, che
utilizza nello Yemen le bombe a grappolo comprate dagli Usa. Ricordiamo
che la Convenzione di Oslo del 2008 mette al bando impiego produzione e
stoccaggio di queste armi. In Asia orientale la Nato ha concluso un
accordo con il Giappone e con l’Australia in funzione anticinese e
antirussa.
In Africa, non contenta di aver contribuito a dividere o a
rendere ingovernabile la Libia la Nato fornisce assistenza militare alla
Unione Sudafricana.
Perfino in America Latina la Nato ha aperto un nuovo fronte
di intervento con il cosiddetto “Accordo sulla sicurezza”, un accordo
bilaterale di cooperazione che la Colombia giustifica in funzione di
“una maggiore efficacia nella lotta contro la criminalità
transnazionale“. Ma i paesi della Regione Venezuela, Nicaragua e
Bolivia, hanno duramente criticato l’accordo affermando che si tratta
del primo passo che la Colombia compie per diventare membro della Nato e
ciò minaccia la stabilità regionale e in particolare le esperienze di
governi progressisti e socialisti che tentano di uscire dalla gabbia del
neoliberismo e di ridare forma, parola e peso alla sovranità
popolare.
Ma la Nato ha una rinnovata aggressività nel cuore
dell’Europa. Il putsch di Piazza Maidan, che è stato preceduto da un
lungo addestramento anche di forze neonaziste ucraine, ha riportato
l’Europa in una situazione di guerra fredda l’Alto rappresentante agli
Esteri dell UE, Federica Mogherini, che prometteva la riapertura del
dialogo con Mosca, porta al contrario l’apertura a Riga di un Centro di
eccellenza per le comunicazioni strategiche Nato, destinato a condurre
le operazioni di questa nuova guerra fredda con la massima capacità
innovativa. A questo centro contribuiscono direttamente Estonia,Lettonia
e Lituania, Polonia, Germania, Gran Bretagna e Italia. Del resto
L’Italia è paese fondatore dell’Alleanza Atlantica ed ha sempre avuto un
ruolo da prima della classe per quel che riguarda le spese e la
partecipazione alle missioni; per decenni è stata la punta minacciosa
della presenza Usa nel mediterraneo e dopo la caduta del muro di Berlino
,invece di lavorare per disfare una alleanza che non aveva più ragione
di esistere neppure per le stesse finalità per cui era stata fondata
(la difesa contro il Patto di Varsavia ) l’Italia ha contribuito alla
trasformazione delle sua struttura e delle sue finalità strategiche,
diventare l’ombrello militare della difesa dell’ordine neoliberista.
Dalle basi Nato italiane sono partiti il 24 marzo del 1999 gli aerei
della guerra contro la Repubblica iugoslava, un momento tragico per
l’Europa perché per la prima volta dalla fine del Secondo Conflitto
Mondiale la guerra si riaffacciava nel cuore dell’Europa, questa volta
mascherata da “guerra umanitaria ”. Un regresso anche per l’Italia che
vide violato per mano di un ex dirigente comunista l’art 11 della sua
Costituzione “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla
libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli
altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento
che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce
le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. “
Vengo insomma da un paese a sovranità limitata, che ha visto
condizionare pesantemente da questa appartenenza alla Nato la sua
storia, il suo modello di sviluppo. La presenza Nato ha ostacolato il
movimento popolare e operaio e le sue conquiste. E ciò è avvenuto anche
attraverso trame segrete illegali e anticostituzionali, ormai passate
alla evidenza della storia Ma in Italia si sono sviluppate anche
grandi esperienze di lotte di massa pacifiste contro la Nato; le
ricordo perché sono la storia di tutti noi, pezzi delle nostre vite
dalla raccolta di 6 milioni e 300000 firme contro la ratifica del
Patto atlantico nel 1949, raggiunte nel contesto di durissime
repressioni in solo 3 mesi con l’ostilità del padronato e
del Vaticano che invocava l’Alleanza Atlantica contro il “nemico
infernale”: il socialismo, alle mobilitazioni contro il riarmo atomico
negli anni 60, alle lotte del 68′ contro la guerra nel Vietnam, a quelle
degli anni 80′ contro le testate nucleari dei missili Cruise, al grande
movimento altermondialista che andò a Genova nel 2001 per contestare il
G8 dopo aver smascherato gli obiettivi geopolitici della guerra contro
l’Irak.
Dobbiamo dunque lavorare per costruire, a partire dai
movimenti antimilitaristi e pacifisti già esistenti in Europa momenti di
allargamento e di mobilitazione di massa, di controinformazione.
Finisco dunque il mio intervento con le strofe di una
bella canzone pacifista degli anni 70, ancora oggi attualissima in
Italia e in Europa perché la storia può cambiare se ci sintonizziamo con
le grandi questioni che toccano le vite degli uomini e delle donne in
tutto il mondo, se smilitarizziamo i nostri cervelli, se facciamo capire
a tutti e a tutte che non ci sarà mai lavoro e reddito libertà
uguaglianza in Europa finché la Nato non uscirà dai territori europei.
Che se ne vadano dunque “gettiamo a mare le basi americane, cessiamo
di fare da spalla agli assassini, giriamo una pagina lunga di tanti
anni, andiamo a conquistare la nostra libertà.”
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