Ogni giorno ha la sua pena e il sindaco di Roma non sembra potersi
sottrarre a questa condanna. Ieri alla Festa dell’Unità cittadina è
stato Renzi, secondo un retroscena del Corriere della Sera, ad esprimere
un lapidario “Marino non è in grado di proseguire” ed ancora “Su Roma
ci saranno delle sorprese imminenti”. Nello stesso giorno l’assessore
alla mobilità, Improta, si è dimesso dalla giunta. Improta è un renziano
e la sua defezione lascia intravedere quel classico movimento dei topi
quando la nave sta affondando.
Marino domenica sera aveva confermato la sua fama di “marziano”
annunciando che sarebbe stato sindaco fino al 2023, cioè annunciando la
sua decisione di presentarsi anche per un secondo mandato al governo
della Capitale. Ma, sempre secondo il retroscena del Corriere della
Sera: “Peccato che non sarà Marino a fare questa esperienza. All’attuale
sindaco il premier lascia solo due strade: o si commissaria il Comune,
non per mafia, ma per corruzione o si dimette”. Insomma si conferma un
orizzonte piuttosto cupo per l'attuale sindaco, che forse farebbe bene a
smettere di impuntarsi ed a farsi arrostire sulla graticola dentro e
fuori il PD.
Infine sulla giunta Marino, al momento stampellata solo da Sel,
incombono altri due macigni: la voluminosa relazione degli ispettori
prefettizi consegnata al Prefetto Gabrielli sulla corruzione e le
infiltrazioni del sistema Mafia Capitale dentro il Comune di Roma. Poi
c’è l’ingannevole relazione degli ispettori del Mef secondo cui il
Comune dovrebbe risarcire l’erario di 350 milioni di euro per le
concessioni sul salario accessorio ai dipendenti comunali varata a sua
tempo dalla Giunta Alemanno.
Sulla prima relazione il Prefetto Gabrielli si è preso tutto il tempo
consentito per esprimere una valutazione. Difficile sottrarsi
all’impressione che un personaggio navigato come Gabrielli (ex capo del
Sisde e della Digos, ex capo della Protezione Civile) possa esprimere
una valutazione difforme dagli orientamenti del governo. Dunque se il
governo Renzi vuole la testa di Marino….
Sulla seconda relazione, quella degli ispettori del Mef, si è invece
aperto un giallo. Lo denuncia il sindacato Usb dei lavoratori comunali,
il quale scrive in una nota che “a poche ore dal polverone sollevato,
dal MEF parte questa dichiarazione: «nella comunicazione al Comune,
la RGS (Ragioneria Generale dell Stato n.d.r.) non fa alcun riferimento
ad operazioni di recupero delle cifre erogate». Vi ricordate cosa
dicevano il sindaco e il suo vice all’indomani del via libera all’atto
unilaterale nell’agosto del 2014? "Le buste paga dei dipendenti
capitolini non subiranno nessun taglio, anzi nel tempo potranno
contenere anche qualche soldo in più". Cosa dicono ora dopo tutta questa
bella sparata? "Nessun salario dei dipendenti sarà toccato e nessun
euro dovrà essere restituito né adesso né in futuro". Questa la
posizione del sindaco Marino. Ora sappiamo tutti come è andata. Buste
paga e diritti martoriati, con perdite medie da inizio anno che superano
i 600 euro! Viene da chiedersi cosa accadrà il prossimo 24 giugno e
cosa conterrà il nuovo contratto decentrato”. Insomma la relazione
degli ispettori del Mef sarebbe stata solo una drammatizzazione
amplificata ad arte per facilitare la strada all’imposizione di un
contratto che i lavoratori hanno già bocciato con un referendum che ha
fatto saltare molti giochi.
Infine c’è da segnalare il lavoro sporco che stanno facendo i
giornali dei poteri forti (quelli veri, non i faccendieri
all’amatriciana della holding Buzzi-Carminati & c). In testa
Corriere della Sera e Il Messaggero (proprietà di Caltagirone), che
stanno sponsorizzando il loro candidato a sindaco dopo Marino: il
giovane imprenditore Alfio Marchini. E’ bello, è ricco ed appartiene al
Mondo di Sopra.
A scombinare questo schema - dimissioni di Marino, commissariamento,
nuove elezioni, Marchini Sindaco - al momento ci sono due fattori. Uno è
il M5S che si candida a governare la città e potrebbe trovare i numeri
per farlo, sparigliando giochetti e alleanze spurie, impedendo alla
destra di rifarsi una verginità rispetto alla voracità della giunta
Alemanno e magari capitalizzare il pasticciaccio abbattutosi sul
Campidoglio. Ma i discorsi su onestà e legalità del M5S potrebbero non
bastare a fare il risultato. Il cumulo di doglianze sociali accumulatesi
su Roma, soprattutto nelle sue periferie, chiedono molto di più. Nè
l'onestà pare un antidoto sufficiente a far cambiare di marcia e di
segno i parametri antipopolari del Patto di Stabilità che stringe come
un cappio anche le amministrazioni locali imponendo privatizzazioni e
tagli ai servizi.
Il secondo sono i movimenti sociali che la scorsa settimana hanno
messo in campo iniziative di rottura forti anche sul piano politico:
assemblea popolare in Campidoglio con richiesta di dimissioni del
consiglio e della giunta comunale, cortei, occupazioni volanti per
affermare priorità sociali antagoniste a quelle del Mondo di Mezzo
(Mafia Capitale) e del Mondo di Sopra (Capitale Mafia). Circola un
appello per una manifestazione dei movimenti sociali contro la giunta
Marino e il sistema Mafia capitale. La Carovana delle Periferie ha
intanto già annunciato che manifesterà sotto la Prefettura, chiedendo
che la relazione consegnata nelle mani del prefetto Gabrielli venga resa
pubblica e riaffermando la richiesta di dimissioni della giunta e del
consiglio comunale.
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