Chi voleva il cambiamento e non è andato a votare Boccali, o ha votato Romizi è accontentato. Soprattutto chi ha optato al primo turno per liste civiche "antisistema". Mi riferisco in particolar modo alla composizione della giunta così detta civica, vero e primo atto politico del sindaco, che invece, a mio avviso, rappresenta la massima autoreferenzialità possibile, individuando al suo interno soggetti espressione di quel sistema che si vorrebbe scardinare. Siamo davanti alla giunta con più conflitti di interesse che si possa ricordare: al marketing il rappresentante di una agenzia di marketing, al sociale una donna di una cooperativa che ha già appalti con l'ente (chissà quante belle e nuove esternalizzazioni si faranno e a favore di chi), al commercio una di Confcommercio.
Dietro alla scelta ruffiana (forse anche alla consapevolezza di non avere nelle proprie fila uomini adatti a governare) del nuovo sindaco, così in linea col sentimento populista - più che popolare - che per governare occorrano le competenze dei tecnici (ricordate Monti?), si affossa la politica, che dovrebbe guidare i processi, tanto più di cambiamento, con degli obiettivi chiari di breve, medio e lungo termine per trasformare la città in base a un idea (ad avercela!) generale di Perugia. Sembrerebbe che Romizi abbia delle grandi lacune in merito e che per questo si voglia affidare a chi in fondo un ruolo nel governo della città lo ha sempre avuto. Bel cambiamento.
Di converso, occorrerà una opposizione il più larga possibile e che non si può esaurire con le forze politiche oggi in Consiglio. Se è vero che oggi la sinistra è troppo frastagliata e schiacciata da un PD solo concentrato a governare l'esistente, senza spirito critico e spesso arrogante e imbrigliato dai suoi giochi di potere è pur vero che una base sociale, seppur frastagliata anch'essa, da cui ripartire esiste ancora e deve essere potenziata per invertire le politiche di austerità nella nostra città così come in Italia e in Europa.
La lezione che questa sconfitta ci lascia parla proprio della frammentazione generale della sinistra e della sua incapacità di essere un punto di riferimento credibile per le forze ancora vive che in città, come in Italia, operano nel sociale, nella cultura, nel lavoro e per l'ambiente. Credo che si debba ripartire da qui. Cosciente che occorra un processo di ricostruzione sociale e valoriale prima ancora che di proposta politica intesa come elettorale.
Faccio dunque un appello a tutte le associazioni, comitati, forze politiche e sociali e in generale a tutti i cittadini perché a Perugia si provi ad avviare questo percorso, organizzando una grande assemblea cittadina per gettare le basi della ricostruzione, prima di tutto di una comunità, e poi di una proposta politica da fare insieme, mettendo ognuno a disposizione di tutti le proprie forze, esperienze e idee, per potere incidere nelle scelte che in questi anni Comune e Regione dovranno prendere.
Penso che servano gli Stati Generali della Sinistra, ripartendo dal basso, dove ogni testa sia un voto. Occorre sicuramente un rinnovamento anche nei volti, perché chi ha passato gli ultimi venti anni a fare scissioni certo non può essere interprete dell'unita. I partiti di sinistra possono ancora avere un ruolo fondamentale, se si metteranno a disposizione di questo percorso con umiltà e senza tentazioni poltronare.
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