Sulla legge elettorale M5S allo sbando. Quale sarà il marchio della nuova legge-truffa? Renzi-Grillo, Renzi-Berlusconi, o...?
In ginocchio da Renzi. Gli hanno fatto 10 domande e loro gli hanno detto 10 SI'. Certo, lo hanno fatto ribadendo diverse obiezioni. Ma lo hanno fatto, mettendolo perfino per scritto. Sulla sostanza della proposta di legge del M5S - un finto proporzionale alla "spagnola", di fatto un maggioritario antidemocratico - abbiamo già argomentato in un altro articolo. Ora, con i 10 SI' di ieri, la sbandata di M5S si è fatta ancora più grave.
Nelle dieci risposte al Pd, i primi due SI' sono quelli decisivi. Con il primo si accetta il doppio turno, in base alla premessa renziana che "un vincitore ci vuole sempre". Con il secondo si accetta addirittura il premio di maggioranza, purché preventivamente vagliato dalla Corte Costituzionale. Ipotesi sulla quale anche Renzi sembrerebbe d'accordo.
Il principio secondo cui "un vincitore ci vuole sempre" era proprio quello alla base del Porcellum, realizzato in quel caso attraverso un premio di maggioranza senza soglia minima. Il doppio turno garantisce quello stesso risultato, senza bisogno di un premio di maggioranza esplicito, dato che il premio - lo scarto cioè, potenzialmente anche altissimo, tra la percentuale dei voti e quella dei seggi - è garantito implicitamente dal meccanismo stesso.
A Renzi il doppio turno basta ed avanza. Ma siccome al tavolo della trattativa è sempre meglio non farsi mancare niente, ecco che il PD ha pensato bene di farsi dire di SI' anche al premio di maggioranza del 15%. Ed il SI' pentastellato è arrivato. Ora, se le cose hanno un senso, si tratta nella sostanza di un SI' ai principi che hanno ispirato l'Italicum, ed in particolare al primo dogma assoluto da cui tutto discende, quello della "governabilità".
Avevamo già segnalato come questo dell'accettazione del principio della "governabilità" fosse il vero punto di svolta nell'orientamento del M5S. Tuttavia, nella proposta di legge pentastellata si affermava di voler miscelare questo principio con quello della rappresentatività. Per cui si ammetteva l'esistenza di un premio di maggioranza implicito, purché non fosse automatico. Ora anche l'automaticità del premio truffaldino viene invece accettata.
Eravamo stati facili profeti nel dire cosa avrebbe prodotto quel mix improbabile ed assurdo. Così scrivevamo infatti 20 giorni fa:
«Se accettare il principio della "governabilità" è grave, pensare di poterlo facilmente miscelare con quello della rappresentanza è assurdo. Non è che con l'applicazione del principio di rappresentanza non si abbiano più governi, come la storia italiana (e non solo) dimostra in abbondanza. E' che con il principio della "governabilità", quello della rappresentanza viene sempre ferito a morte».
Del resto, non era difficile prevedere che una volta accettato il dogma della "governabilità", questo avrebbe divorato quello della rappresentanza. In fondo è esattamente quanto avvenuto in Italia (prima con il Mattarellum e poi con il Porcellum) a partire dal nefasto referendum del 1993.
Il fatto è che ora, a dispetto della stessa sentenza della Corte Costituzionale del dicembre scorso che ha abolito il premio di maggioranza, si vuole andare ben oltre quelle leggi truffaldine dell'ultimo ventennio. Questo l'abbiamo sempre saputo. E l'Italicum ne era la prova più evidente. La novità sta nella svolta del M5S, nel suo aggregarsi al carro maggioritarista.
Per favore non parliamo di "tattica"
Adesso non ci si venga a dire che si tratta di una semplice mossa tattica per portare allo scoperto Renzi, dimostrando cioè l'esistenza di un patto segreto tra il primo ministro e il più noto truffatore fiscale del Paese. Schierarsi per il premio di maggioranza, dopo averlo sempre avversato, non ha giustificazione alcuna. Si possono avere tattiche spregiudicate, ma esse non devono mai mettere in discussione i principi fondamentali. Ed in questo caso si tratta di principi democratici e costituzionali non negoziabili.
Comunque, ammesso e non concesso che di sola tattica si tratti, siamo davvero convinti che una simile mossa possa dare dei risultati? Certo, trattandosi di dilettanti allo sbaraglio, non escludo affatto che qualche parlamentare M5S essendosi convinto di essere un fine stratega, sia già davanti allo specchio con in testa il cappello di Napoleone.
In questo caso, vedrete, che se lo dovrà togliere piuttosto alla svelta. Per una forza politica che ha fatto della democrazia la sua stella polare, dire di SI' ad una legge antidemocratica significa negare la propria ragion d'essere, con tutte le conseguenze del caso.
Ma è poi così difficile capire come questa mossa abbia innanzitutto l'effetto di rafforzare Renzi? La politica andreottiana dei "due forni" rivive oggi in questa vicenda. E l'odierno Andreotti è proprio il segretario del PD, che ha così ottenuto due buoni risultati. In primo luogo può scegliere a quale forno acquistare il pane che gli interessa. In secondo luogo, cosa ancora più importante, vede azzerarsi l'opposizione ai principi base della sua controriforma elettorale. Vi pare poco?
Quel che bisogna capire è che qui non è in gioco il rapporto Renzi-Berlusconi, qui è in gioco un aspetto decisivo della democrazia.
E allora: se la legge truffa la fanno Renzi e Berlusconi è uno scandalo, se invece Renzi decidesse di farla con M5S ciò che è pessimo diventerebbe in un attimo buono se non addirittura ottimo?
Scusate, ma con questa logica, gli antifascisti nel 1922 avrebbero dovuto proporre a Mussolini una marcia su Roma unitaria. In fondo sarebbe stato un modo per portarlo allo scoperto, per verificarne le intenzioni politiche nonché le qualità democratiche dell'uomo...
La terza ipotesi
Se dalla svolta pentastellata sarà certamente Renzi a guadagnare, resta ancora da capire come finirà la partita della legge elettorale.
In tutta evidenza ci sono due ipotesi: o il premier si tiene stretto il "Patto del Nazareno" con Berlusconi, oppure lo fa saltare per accordarsi con M5S che è pur sempre il secondo partito italiano. Chi scrive ritiene però che di ipotesi potrebbe essercene alla fine una terza. Quella più pericolosa di tutte.
Nella prima ipotesi il patto PD-Forza Italia regge, Renzi risponde in qualche modo picche al M5S, i pentastellati denunciano il patto segreto con Berlusconi (in realtà un vero e proprio segreto di Pulcinella). L'Italicum viene qua e là rivisto. Le soglie di sbarramento vengono modificate per non incorrere nella bocciatura della Consulta. Il premio di maggioranza viene innalzato se non addirittura eliminato, dato che oggi sarebbe irraggiungibile per la destra, mentre a Renzi è sufficiente il doppio turno. Sulle preferenze verrebbe probabilmente adottato il "lodo Boschi", che le reintroduce ma facendo salvi i capilista.
Nella seconda ipotesi la trattativa PD-M5S diventa una cosa seria, mentre Forza Italia, già profondamente divisa al proprio interno, ne approfitta per riguadagnare una più conveniente opposizione. Viene tolto un premio di maggioranza reso inutile dal doppio turno, vengono introdotte le preferenze, anche se non nella stravagante versione della legge grillina. La disproporzionalità (vero "valore" di ogni cultore della "governabilità") verrebbe garantita o dalle soglie di sbarramento, o più probabilmente dal modello spagnolo proposto da M5S che ha il "vantaggio" di occultare gli sbarramenti trasformandoli da espliciti ad impliciti.
Arriveremmo in questo caso ad uno dei tre modelli proposti da Renzi all'inizio di gennaio: lo spagnolo peggiorato ulteriormente in senso maggioritario.
Ma esistono solo queste due ipotesi, o non ce n'è forse una terza?
Renzi è un uomo pratico, che bada alla sostanza. Ed è anche un gran furbacchione. Dunque, c'è senza dubbio una terza possibilità. Perché fare un matrimonio con il solo Berlusconi o con il solo Grillo, quando forse è possibile una grande ammucchiata con lui al centro ad incassare il risultato e a dominare la scena?
Scusate, ma se esiste un patto segreto Renzi-Berlusconi, è evidente che il buffone d'Arcore ha già mollato sulla legge elettorale per salvare i suoi particolari e nient'affatto misteriosi interessi personali. Dunque, sulla legge elettorale, ed ancor più alla luce dell'esito delle europee, egli ha già mollato il grosso. Ed altro è disposto a mollare in cambio di quel che gli interessa. Ma siccome quel che gli interessa non sarà oggetto delle discussioni al tavolo delle "riforme" dov'è il problema ad allargare a M5S?
Anzi, in quel modo il patto a due resterebbe un po' più nascosto, messo in ombra dal patto a tre sulla legge elettorale. Certo, a quel punto il problema sarebbe tutto di M5S, che avrebbe qualche difficoltà ad interfacciarsi con il noto condannato. Ma chi l'ha detto che al tavolo sarebbe lui a presentarsi? In fondo in quel caso i tavoli diventerebbero due: uno pubblico, l'altro segreto. Ed a Berlusconi interesserebbe esclusivamente il secondo.
A quel punto M5S starebbe ancora al gioco? Oppure una legge giudicata come fattibile con Renzi, diventerebbe improvvisamente indigeribile per il sostegno dei farzaitalioti?
Adesso non lo possiamo sapere, anche perché (e per fortuna) il movimento non è monolitico. Ma se si rinuncia al principio democratico della rappresentanza, non è che sarebbe poi una gran cosa fare dietrofront solo per non votare insieme agli uomini del Berluska. In fondo, se si accetta il dogma della "governabilità", cosa c'è di meglio che votarlo assieme a tutte le forze che ne fanno una bandiera?
La verità è che se Renzi deciderà di giocare la carta M5S, sarà molto difficile per i pentastellati sfuggire dalla trappola che si sono genialmente costruiti con le loro stesse mani.
A quel punto al danno di una legge antidemocratica, alla vergogna di averla condivisa, si aggiungerebbe la beffa di un Renzi trionfante. Non solo vincitore, ma trionfante. La vittoria consisterebbe infatti nel portare a casa una legge fatta su misura per il PD. Il trionfo nell'essere riuscito a farlo con il massimo del consenso, con l'azzeramento dell'opposizione. Quell'opposizione al regime che è la ragion d'essere del M5S, senza la quale il movimento finirà inevitabilmente per sgonfiarsi.
Vogliamo augurarci, anche nell'interesse del M5S, che non sia troppo tardi per impedire un simile disastro. Ma i fatti di queste ultime ore inducono al pessimismo. Che almeno chi, dentro il movimento, è contrario a questa svolta (e sappiamo che non sono in pochi) faccia sentire immediatamente la sua voce.
Il principio secondo cui "un vincitore ci vuole sempre" era proprio quello alla base del Porcellum, realizzato in quel caso attraverso un premio di maggioranza senza soglia minima. Il doppio turno garantisce quello stesso risultato, senza bisogno di un premio di maggioranza esplicito, dato che il premio - lo scarto cioè, potenzialmente anche altissimo, tra la percentuale dei voti e quella dei seggi - è garantito implicitamente dal meccanismo stesso.
A Renzi il doppio turno basta ed avanza. Ma siccome al tavolo della trattativa è sempre meglio non farsi mancare niente, ecco che il PD ha pensato bene di farsi dire di SI' anche al premio di maggioranza del 15%. Ed il SI' pentastellato è arrivato. Ora, se le cose hanno un senso, si tratta nella sostanza di un SI' ai principi che hanno ispirato l'Italicum, ed in particolare al primo dogma assoluto da cui tutto discende, quello della "governabilità".
Avevamo già segnalato come questo dell'accettazione del principio della "governabilità" fosse il vero punto di svolta nell'orientamento del M5S. Tuttavia, nella proposta di legge pentastellata si affermava di voler miscelare questo principio con quello della rappresentatività. Per cui si ammetteva l'esistenza di un premio di maggioranza implicito, purché non fosse automatico. Ora anche l'automaticità del premio truffaldino viene invece accettata.
Eravamo stati facili profeti nel dire cosa avrebbe prodotto quel mix improbabile ed assurdo. Così scrivevamo infatti 20 giorni fa:
«Se accettare il principio della "governabilità" è grave, pensare di poterlo facilmente miscelare con quello della rappresentanza è assurdo. Non è che con l'applicazione del principio di rappresentanza non si abbiano più governi, come la storia italiana (e non solo) dimostra in abbondanza. E' che con il principio della "governabilità", quello della rappresentanza viene sempre ferito a morte».
Del resto, non era difficile prevedere che una volta accettato il dogma della "governabilità", questo avrebbe divorato quello della rappresentanza. In fondo è esattamente quanto avvenuto in Italia (prima con il Mattarellum e poi con il Porcellum) a partire dal nefasto referendum del 1993.
Il fatto è che ora, a dispetto della stessa sentenza della Corte Costituzionale del dicembre scorso che ha abolito il premio di maggioranza, si vuole andare ben oltre quelle leggi truffaldine dell'ultimo ventennio. Questo l'abbiamo sempre saputo. E l'Italicum ne era la prova più evidente. La novità sta nella svolta del M5S, nel suo aggregarsi al carro maggioritarista.
Per favore non parliamo di "tattica"
Adesso non ci si venga a dire che si tratta di una semplice mossa tattica per portare allo scoperto Renzi, dimostrando cioè l'esistenza di un patto segreto tra il primo ministro e il più noto truffatore fiscale del Paese. Schierarsi per il premio di maggioranza, dopo averlo sempre avversato, non ha giustificazione alcuna. Si possono avere tattiche spregiudicate, ma esse non devono mai mettere in discussione i principi fondamentali. Ed in questo caso si tratta di principi democratici e costituzionali non negoziabili.
Comunque, ammesso e non concesso che di sola tattica si tratti, siamo davvero convinti che una simile mossa possa dare dei risultati? Certo, trattandosi di dilettanti allo sbaraglio, non escludo affatto che qualche parlamentare M5S essendosi convinto di essere un fine stratega, sia già davanti allo specchio con in testa il cappello di Napoleone.
In questo caso, vedrete, che se lo dovrà togliere piuttosto alla svelta. Per una forza politica che ha fatto della democrazia la sua stella polare, dire di SI' ad una legge antidemocratica significa negare la propria ragion d'essere, con tutte le conseguenze del caso.
Ma è poi così difficile capire come questa mossa abbia innanzitutto l'effetto di rafforzare Renzi? La politica andreottiana dei "due forni" rivive oggi in questa vicenda. E l'odierno Andreotti è proprio il segretario del PD, che ha così ottenuto due buoni risultati. In primo luogo può scegliere a quale forno acquistare il pane che gli interessa. In secondo luogo, cosa ancora più importante, vede azzerarsi l'opposizione ai principi base della sua controriforma elettorale. Vi pare poco?
Quel che bisogna capire è che qui non è in gioco il rapporto Renzi-Berlusconi, qui è in gioco un aspetto decisivo della democrazia.
E allora: se la legge truffa la fanno Renzi e Berlusconi è uno scandalo, se invece Renzi decidesse di farla con M5S ciò che è pessimo diventerebbe in un attimo buono se non addirittura ottimo?
Scusate, ma con questa logica, gli antifascisti nel 1922 avrebbero dovuto proporre a Mussolini una marcia su Roma unitaria. In fondo sarebbe stato un modo per portarlo allo scoperto, per verificarne le intenzioni politiche nonché le qualità democratiche dell'uomo...
La terza ipotesi
Se dalla svolta pentastellata sarà certamente Renzi a guadagnare, resta ancora da capire come finirà la partita della legge elettorale.
In tutta evidenza ci sono due ipotesi: o il premier si tiene stretto il "Patto del Nazareno" con Berlusconi, oppure lo fa saltare per accordarsi con M5S che è pur sempre il secondo partito italiano. Chi scrive ritiene però che di ipotesi potrebbe essercene alla fine una terza. Quella più pericolosa di tutte.
Nella prima ipotesi il patto PD-Forza Italia regge, Renzi risponde in qualche modo picche al M5S, i pentastellati denunciano il patto segreto con Berlusconi (in realtà un vero e proprio segreto di Pulcinella). L'Italicum viene qua e là rivisto. Le soglie di sbarramento vengono modificate per non incorrere nella bocciatura della Consulta. Il premio di maggioranza viene innalzato se non addirittura eliminato, dato che oggi sarebbe irraggiungibile per la destra, mentre a Renzi è sufficiente il doppio turno. Sulle preferenze verrebbe probabilmente adottato il "lodo Boschi", che le reintroduce ma facendo salvi i capilista.
Nella seconda ipotesi la trattativa PD-M5S diventa una cosa seria, mentre Forza Italia, già profondamente divisa al proprio interno, ne approfitta per riguadagnare una più conveniente opposizione. Viene tolto un premio di maggioranza reso inutile dal doppio turno, vengono introdotte le preferenze, anche se non nella stravagante versione della legge grillina. La disproporzionalità (vero "valore" di ogni cultore della "governabilità") verrebbe garantita o dalle soglie di sbarramento, o più probabilmente dal modello spagnolo proposto da M5S che ha il "vantaggio" di occultare gli sbarramenti trasformandoli da espliciti ad impliciti.
Arriveremmo in questo caso ad uno dei tre modelli proposti da Renzi all'inizio di gennaio: lo spagnolo peggiorato ulteriormente in senso maggioritario.
Ma esistono solo queste due ipotesi, o non ce n'è forse una terza?
Renzi è un uomo pratico, che bada alla sostanza. Ed è anche un gran furbacchione. Dunque, c'è senza dubbio una terza possibilità. Perché fare un matrimonio con il solo Berlusconi o con il solo Grillo, quando forse è possibile una grande ammucchiata con lui al centro ad incassare il risultato e a dominare la scena?
Scusate, ma se esiste un patto segreto Renzi-Berlusconi, è evidente che il buffone d'Arcore ha già mollato sulla legge elettorale per salvare i suoi particolari e nient'affatto misteriosi interessi personali. Dunque, sulla legge elettorale, ed ancor più alla luce dell'esito delle europee, egli ha già mollato il grosso. Ed altro è disposto a mollare in cambio di quel che gli interessa. Ma siccome quel che gli interessa non sarà oggetto delle discussioni al tavolo delle "riforme" dov'è il problema ad allargare a M5S?
Anzi, in quel modo il patto a due resterebbe un po' più nascosto, messo in ombra dal patto a tre sulla legge elettorale. Certo, a quel punto il problema sarebbe tutto di M5S, che avrebbe qualche difficoltà ad interfacciarsi con il noto condannato. Ma chi l'ha detto che al tavolo sarebbe lui a presentarsi? In fondo in quel caso i tavoli diventerebbero due: uno pubblico, l'altro segreto. Ed a Berlusconi interesserebbe esclusivamente il secondo.
A quel punto M5S starebbe ancora al gioco? Oppure una legge giudicata come fattibile con Renzi, diventerebbe improvvisamente indigeribile per il sostegno dei farzaitalioti?
Adesso non lo possiamo sapere, anche perché (e per fortuna) il movimento non è monolitico. Ma se si rinuncia al principio democratico della rappresentanza, non è che sarebbe poi una gran cosa fare dietrofront solo per non votare insieme agli uomini del Berluska. In fondo, se si accetta il dogma della "governabilità", cosa c'è di meglio che votarlo assieme a tutte le forze che ne fanno una bandiera?
La verità è che se Renzi deciderà di giocare la carta M5S, sarà molto difficile per i pentastellati sfuggire dalla trappola che si sono genialmente costruiti con le loro stesse mani.
A quel punto al danno di una legge antidemocratica, alla vergogna di averla condivisa, si aggiungerebbe la beffa di un Renzi trionfante. Non solo vincitore, ma trionfante. La vittoria consisterebbe infatti nel portare a casa una legge fatta su misura per il PD. Il trionfo nell'essere riuscito a farlo con il massimo del consenso, con l'azzeramento dell'opposizione. Quell'opposizione al regime che è la ragion d'essere del M5S, senza la quale il movimento finirà inevitabilmente per sgonfiarsi.
Vogliamo augurarci, anche nell'interesse del M5S, che non sia troppo tardi per impedire un simile disastro. Ma i fatti di queste ultime ore inducono al pessimismo. Che almeno chi, dentro il movimento, è contrario a questa svolta (e sappiamo che non sono in pochi) faccia sentire immediatamente la sua voce.
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