sabato 5 luglio 2014

La Roma dei «cuori neri» tra mafia, politica e tante pistole — Valerio Renzi

Estrema destra. Tanti gli esponenti neofascisti vicini alla criminalità. A Roma i confini tra malavita e movimenti politici sono labili: dal 2003 a oggi tanti gli omicidi, le rapine, i regolamenti di conti
Il coin­vol­gi­mento di un ex atti­vi­sta di Casa Pound Ita­lia nella morte del fac­cen­diere Sil­vio Fanella a seguito, o almeno que­sta sem­bra l’ipotesi più pro­ba­bile, di un ten­ta­tivo di rapi­mento a scopo di estor­sione, ha nuo­va­mente acceso i riflet­tori sui rap­porti tra mala­vita ed estrema destra.
La prima cosa da regi­strare, met­tendo in fila alcuni fatti, è la dispo­ni­bi­lità di armi nelle mani dei neo­fa­sci­sti della Capi­tale. Il secondo ele­mento è l’acclarata con­ti­guità con la cri­mi­na­lità orga­niz­zata e la faci­lità con cui molte figure pas­sano da un ambiente all’altro.

Era il 2006 quando un’indagine dei Cara­bi­nieri su una fal­lita rapina alla banca di Civi­ta­vec­chia Cara­vit porta ad una per­qui­si­zione a Casa Pound. Secondo i mili­tari le cin­que per­sone fer­mate per la rapina fre­quen­ta­vano assi­dua­mente la sede di via Napo­leone III e uno di loro ci avrebbe pro­prio vis­suto. Saranno i Cara­bi­nieri a par­lare di un colpo ben orga­niz­zato e di una banda non di sprov­ve­duti ma di professionisti.
Alcuni anni prima, è il 7 luglio del 2003, una «santa bar­bara» viene ritro­vata in una can­tina al numero 859 di via Nomen­tana: 9 pistole di grosso cali­bro, ovvia­mente con matri­cola abrasa, un’arma da guerra, due bombe a mano, muni­zioni, divise delle forze dell’ordine, giub­botti anti­pro­iet­tile. Pre­su­mi­bil­mente l’arsenale e il resto erano a dispo­si­zione di chi avesse voluto com­piere delle rapine. Furono arre­stati per deten­zione ille­gale di armi Andrea Rufino e Gio­vanni Marion. Il secondo vicino alla banda di Kap­ple­rino, nome «d’arte» di Elio Di Scala, rapi­na­tore di estrema destra che negli anni ’90 aveva messo su una banda com­po­sta da un mix di estre­mi­sti neo­fa­sci­sti e cri­mi­nali comuni di varie età e pro­ve­nienza. I due poi risul­ta­vano tra i fon­da­tori di Easy Lon­don, la società messa su dai due padri di Forza Nuova Mas­simo Mor­sello e Roberto Fiore.
È il 2012 invece quando a Tivoli viene gam­biz­zato Fran­ce­sco Bianco, l’ex Nar pas­sato all’onore delle cro­na­che per la sua assun­zione diretta all’Atac nella fasci­sto­poli di Ale­manno. A spa­rare è Carlo Gian­notta, reg­gente dell’ex sezione dell’Msi di Acca Laren­tia. Il motivo dell’aggressione? Diver­genze sulla gestione della sede e della com­me­mo­ra­zione dei tre mili­tanti dell’Msi uccisi a colpi di pistola all’esterno di Acca Laren­tia nel 1978. Durante le inda­gini per il feri­mento viene per­qui­sita anche Casa Pound. I due figli di Carlo, Mirco e Fabio Gian­notta, van­tano il loro bel cur­ri­cu­lum a cavallo tra estrema destra e criminalità.
Mirco prima di essere messo da Ale­manno a diri­gere l’ufficio per il decoro urbano ha pat­teg­giato la con­danna per diverse rapine, rapi­na­tore anche Fabio, tra gli autori del colpo a Bul­gari di via dei Con­dotti. A Fabio Gian­notta è stato poi ricon­dotto l’arsenale ritro­vato il 18 dicem­bre del 2011 nel quar­tiere Ales­san­drino: tre pistole semiau­to­ma­ti­che Beretta, dieci altre pistole semiau­to­ma­ti­che, quat­tro fucili da guerra, una mitra­glietta, migliaia di muni­zioni, giub­botti anti­pro­iet­tile, pas­sa­mon­ta­gna, uni­formi di poli­zia e cara­bi­nieri. Una delle armi sarebbe ser­vita all’omicidio di Emi­liano Zuin, assas­si­nato in un rego­la­mento di conti nella mala romana nel 2008. Vicini in pas­sato ai Gian­notta altri due fra­telli, Cor­rado e Manuel Ovidi, in pas­sato molto legati a Mau­ri­zio Boc­cacci, attual­mente lea­der di Militia.
Sono poi diversi gli ex Nar pas­sati alla cri­mi­na­lità comune, come Mas­si­mi­liano Tad­deini e Clau­dio Ragno, arre­stati nel 2012 per aver par­te­ci­pato a delle rapine a mano armata con due distinte bat­te­rie criminali.
Inquie­tanti sono infine alcuni epi­sodi che hanno visto coin­volti espo­nenti di spicco di Casa Pound Ita­lia. Il 14 aprile del 2011 Andrea Anto­nini, vice­pre­si­dente dell’associazione neo­fa­sci­sta viene gam­biz­zato con un’arma da pic­colo cali­bro su via Fla­mi­nia. Riman­gono ignoti i motivi ma gli inqui­renti esclu­dono l’attentato poli­tico. Sem­pre Anto­nini con un altro espo­nente di Casa Pound Pie­tro Casa­santa, è stato accu­sato nell’estate 2012 di aver aiu­tato un camor­ri­sta lati­tante, Mario San­ta­fede, ad otte­nere dei docu­menti dichia­rando il falso a un fun­zio­na­rio dell’anagrafe.
Lo stesso Daniele De San­tis, accu­sato dell’omicidio di Ciro Espo­sito, oltre ad un ultrà era un mili­tante neo­fa­sci­sta attivo nel Movi­mento Sociale Euro­peo, nella sto­rica sede di via Otta­viano in Prati. Entrare in pos­sesso di un’arma non dovrebbe essere stato difficile.

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