Si
dice che continui la luna di miele tra il governo e il paese. Renzi
se ne vanta, con quella vanità gonfia di vuoto che Musil definiva
biblica. Fosse vero, si riproporrebbe un classico problema. Sa
questo popolo giudicare? O forse ama essere irriso, deriso,
abbindolato? Era meglio persino Monti (ci si passi l’iperbole), il
nostro cancellier Morte (parola del Financial Times, che ebbe modo di
assimilarlo al rigorista che spianò la strada a Hitler). In pochi
mesi Monti rase al suolo la parte più indifesa del paese, ma almeno non
vestiva panni altrui. Renzi non fa praticamente altro che
infinocchiare il prossimo, con quella sua faccia di bronzo da
bambino viziato e prepotente.
Le balle più odiose riguardano ovviamente la riduzione delle tasse
(gli 80 euro per i quali si ribloccano i salari del pubblico
impiego). Nonché la difesa di ceti medi e lavoro dipendente. In realtà
il governo colpisce duro entrambi.
Nei diritti (è vero, l’art. 18 è un simbolo: poi c’è la sostanza,
come dimostra questa novità del manager scolastico che arbitrerà
le carriere dei colleghi a propria discrezione). Nelle tutele
(persino l’Ocse segnala che la «riforma» Poletti esagera con la
precarietà). Nei già esangui redditi. Tornano i tagli lineari,
vergognosi in sé, e tanto più perché valgono a sostenere
l’indifferenza tra bisogni essenziali (la salute, la formazione, la
vita stessa) e sprechi veri, a cominciare dalla scandalosa spesa
militare. E torna – per la quinta volta – il blocco degli scatti nelle
retribuzioni dei dipendenti pubblici. Non una porcheria: un vero e
proprio furto.
Hanno lor signori idea di che significhi di questi tempi in
Italia per milioni di famiglie, specie al Sud, perdere mille euro
l’anno? Certo, per chi ne guadagna quindicimila al mese o più, è
una bazzecola. Per molti invece è un dramma, come dimostra quel 5% di
famiglie (l’anno scorso era appena l’1%) costrette a indebitarsi con
banche e finanziarie per comprare libri e corredo scolastico.
Anche di quella che continua a chiamarsi scuola dell’obbligo.
Il peggio è la motivazione fornita cinicamente dalla ministra
Madia. «Non ci sono risorse». Il che può tradursi in un solo modo: «Per
questo governo sono intangibili rendite e patrimoni, pur in larga
misura accumulati con l’illegalità» (leggi: elusione ed evasione
fiscale).
Ora finalmente chiediamoci: che razza di governo è mai questo?
Chiediamocelo senza guardare alle etichette, badando alle cose che
fa e progetta, dalla politica economica alle scelte
internazionali, dalla controriforma del lavoro a quella della
Costituzione.
Chiediamocelo noi. Ma se lo chiedano prima di tutti seriamente
sindacati e politici. La Cgil minaccia mobilitazioni in difesa
del pubblico impiego. Vedremo. Parte del Pd mugugna e medita di dar
battaglia sull’art. 81 della Costituzione. Vedremo. Ma all’una e
all’altra suggeriamo di guardarsi finalmente dall’errore che ci ha
portati a questo stato.
Non c’è più tempo per traccheggiare. Ne va della loro residua
credibilità, ma soprattutto della vita di milioni di persone.
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