Le elezioni regionali 2015 pur
risultando del tutto parziali sia dal punto di vista delle entità territoriali
interessate (7 Regioni) sia legate ad istanze parziali nei contenuti, non
interessanti la complessità della prospettiva politica, hanno fornito
indicazioni molto importanti di carattere generale.
Prima fra queste quella della
crescita del “non voto” complessivamente intesto (non presenza ai seggi, scheda
bianca, scheda nulla) che ha presentato, però, un aspetto molto particolare da
porre subito in rilievo.
Tradizionalmente il tipo di voto
era identificato in tre modi : “voto di appartenenza”, “voto di opinione”, “voto
di scambio”.
La crisi verticale di ruolo e di
funzioni che ha investito i partiti, verso i quali era rivolto il “voto di
appartenenza” ha lasciato il campo , ormai da diverso tempo, alle altre due
modalità con la prevalenza del cosiddetto “voto di opinione”: si spiega così
la fortissima volatilità elettorale da elezione a elezione (fenomeno molto
recente nel “caso italiano”) e, di conseguenza, la crescita di peso del “voto di
scambio” (una denominazione che nasconde comunque un fenomeno molto complesso,
non riducibile al mero mercimonio, ma che lo comprende
sicuramente).
Dal punto di vista dell’analisi
del fenomeno del “voto di scambio” in Italia si è sempre determinata una
differenza fra le diverse aree del Paese, con una prevalenza del
Sud.
Ebbene, in questo caso delle
elezioni regionali 2015, abbiamo sicuramente segnali importanti che confermano
questa indicazione.
Ci troviamo di fronte ad una
crescita molto forte dell’astensionismo, con un calo nell’espressione di voti
validi, già più volte segnalata, di oltre 6 punti percentuali, con quasi un
milione di voti in meno da conteggiare tra quelli
validi.
Il fenomeno riguarda 5 regioni
su 7 escluse, appunto, le due meridionali, Campania e Puglia, che hanno invece
visto crescere il numero di voti validi espressi.
Percentuali molto ridotte ma
comunque in crescita: in Campania, rispetto alle Europee 2014 si è passati dal
47,81% al 49,73% e in Puglia dal 47,94% al 49,16%.
Pressochè omologo, invece, in
tutte le situazioni territoriali il calo di PD, Forza Italia e Movimento 5
Stelle (naturalmente in una dimensione diversa caso, per caso) e in crescita, in
una dimensione altrettanto diffusa sul territorio la Lega
Nord.
Abbiamo così verificato i dati
di ogni singola Regione, usando come raffronto i risultati delle Europee 2014:
il complessivo riallineamento che dal 2013 in avanti ha interessato l’intero
sistema politico rende necessario, quasi obbligato, questo tipo di
confronto.
LIGURIA: Il PD ha
ceduto sul campo -185.471 voti, oltre il 20% in percentuale, riducendosi dal
41,67% al 21,01%. Sul totale degli iscritti nelle liste il PD passa dal 24,22%
al 10,18%.
Il Movimento 5 Stelle ha perso
80.698 voti, oltre il 6% in percentuale passando dal 25,95% al 18,27% sul totale
dei voti validi e dal 15,08% all’ 8,85% su quello degli
iscritti.
Forza Italia ha perso 39.622
voti, dal 13,89% al 10,38% sui voti validi e dall’8,07% al 5,03 sugli
iscritti.
La Lega Nord ha guadagnato oltre
60.000 voti, crescendo da 43.211 a 109.209 ( 5,56%, 3,23% nel 2014, 16,60% 8,04%
nel 2015).
VENETO: E’ necessario, per
valutare l’exploit della Lega Nord aggiungere i voti della Lista Zaia: in questo
caso la crescita del partito nordista è di quasi 400.000 voti da 364.477 al
756.918; in percentuale dal 15,20% al 34,29 sul totale dei voti validi e dal
9,29% al 18,83% sul totale degli iscritti.
Il PD ha subito una flessione di
quasi 600.000 voti passando da 899.723 a 308.309 (percentuali 2014: 37,52%,
22,94% a 13,96%, 7,67%).
Netto anche il calo del M5S
passato da 476.305 voti a 192.523 (percentuali, 2014: 19,86%, 12,14%, 2915:
8,72%, 4,79%)
240.000 voti circa l’ammanco
fatto registrare da Forza Italia nel Veneto: da 352.788 voti a 110.527
(percentuali: 2014, 14,71%, 8,99%, 2015, 5,00%,
2,75%)
TOSCANA: Il PD ha perso oltre
350.000 voti, dal 1.069.179 del 2014 ai 614.406 del 2015 (percentuali: 2014
56,35%, 36,16%; 2015 42,62%, 20,78%)
Oltre 150.000 voti, invece, la
crescita della Lega Nord che passa da 48.639 suffragi ottenuti nel 2014 a
214.238 nel 2015 (percentuali: 2014, 2,56%, 1,63%; 2015, 14,86%,
7,24%).
Il Movimento 5 Stelle cede in
Toscana oltre 100.000 voti calando dai 316.492 del 2014 ai 200.583 del 2015 (
percentuali 16,68%, 10,30%; 2015 13,91%, 6,78%)
Anche Forza Italia paga un dazio
di circa 100.000 preferenze calando da 222.588 a 112.394 (percentuali: 2014,
11,73%, 7,52%; 2015 7,79%, 3,80%).
MARCHE: Il PD passa da 361.463
voti a 186.357 ( percentuali: 2014, 45,45%, 28,30%; 2015: 30,48%,
14,59%).
Oltre 90.000 voti di scarto in
negativo per il Movimento 5 Stelle nel raffronto tra i 194.927 voti del 2014 ed
i 100.202 del 2015 (percentuali: nel 2014 24,51%, 15,26%; 2015 16,39%,
7,84%).
Aver candidato il presidente
uscente del centrosinistra non ha giovato a Forza Italia calata da
104.654 voti a 49.884 (più che un dimezzamento. Percentuali: 2014: 13,16%,
8,20%; 2015 8,15%, 3,90%).
Netta ascesa per la Lega Nord
passata da 21.471 (2014) a 69.065 (2015). Percentuali: 2014, 2,70%, 1,68%; 2015,
11,29%, 5,40%
UMBRIA: Il PD è sceso da 228.329
a 125,777 (percentuali, 2014: 49,15%, 32,89%; 2015 (33,65%,
17,82%).
Sale di quasi 50.000 voti la
Lega Nord che nel 2014 aveva ottenuto 11.673 suffragi diventati 49.203 nel 2015
(percentuali: 2014, 2,51%, 1,68%; 2015, 13,16%, 6,97%).
Anche in Umbria Forza Italia si
colloca oltre il dimezzamento: 2014 66.017 voti, 2015 30.0017 (percentuali:
2014, 14,21%, 9,51%; 2015, 8,03%, 4,25%).
Perde quasi 40.000 voti il
Movimento 5 Stelle: da 90.492 a 51.203 (percentuali: 2014, 19,48, 13,03%; 2015
13,70%, 7,35%).
CAMPANIA: Assente la Lega Nord,
i 3 maggiori partiti confermano il loro calo nonostante la crescita
nell’espressione dei voti validi.
Questo fenomeno deriva dalla
presenza di numerosissime liste locali di sostegno. Un fenomeno che, considerata
la particolare situazione della Regione, finisce con il confermare quella
crescita del cosiddetto “voto di scambio” già segnalata in apertura di questo
lavoro.
Comunque il PD ha perso in 12
mesi quasi 400.000 voti calando da 832.183 a 444.722 (percentuali 36,12%,
17,27%; 2015 18,55%, 8,97%).
Forza Italia ha lasciato sul
campo circa 150.000 voti, da 551.729 a 405.550 (percentuali 23,95%, 11,45% nel
2014, 16,16% e 7,81% nel 2015)
Flessione anche per il Movimento
5 Stelle da 528,371 voti a 387.327 (percentuali, 2014, 22,93% e 10,96%, 2015:
16,16% e 7,81%).
PUGLIA: Il PD scende da 550.086
a 316.876 (percentuali, 2014 33,58%, 16,10%; 2015 18,86%,
8,88%).
Flette anche il Movimento 5
Stelle passando da 403.180 a 275.114 (percentuali, 2014, 23,53%, 11,28%, 2015,
16,37%, 7,70%).
Forza Italia risente della
rottura di Fitto – Schittulli e perde oltre 200.000 voti: da 385.382 a 181.896
(percentuali 2015, 23,53%, 11,28%, 2014: 10,82, 5,09%).
Infine una comparazione non
arbitraria tra la Lega Nord 2014 con 9.095 voti e la lista Noi con Salvini 2015
arrivata a 38.661 preferenze (percentuali 2014 0,56%, 0,26%, 2015: 2,30%,
1,08%).
Infine un paragone storico
rispondendo ad una domanda, quanto valevano sul piano del rapporto con il totale
degli elettori i grandi partiti di massa all’apogeo della loro
potenza?
Una domanda e una risposta tanto
per dare un’idea della profonda diversità delle situazioni
storiche.
Nelle elezioni del 20 Giugno
1976 le elettrici e gli elettori iscritti nelle liste erano 40.426.658 ed
espressero 36.707.578 voti validi , pari al 90,80%.
La DC ottenne 14.209.519 voti
pari al 38,71% dei voti validi e al 35,14% del totale degli
iscritti.
Il PCI ebbe 12.614.650 voti pari
al 34,37% sul totale dei voti validi e al 31,20% del totale degli
iscritti.
Il PSI ottenne 3.540.309 voti
pari al 9,64% sul totale dei voti validi e all’8,75% del totale degli
iscritti.
Complessivamente i 3 partiti di
massa rappresentavano l’82,72% dei voti validi e il 75,09% del totale degli
iscritti
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